Personalita'

Umberto Petricca, il magnate venezuelano torna a L’Aquila: testimonial della rinascita delle aree interne

Il magnate venezuelano Umberto Petricca ritorna a L'Aquila da protagonista. Storia di un emigrante abruzzese di successo, partito tanti anni fa da Paganica

Il magnate venezuelano Umberto Petricca ritorna nella sua L’Aquila da protagonista.

Il Dottor Umberto Petricca Zugaro, 87 anni, è certamente un emigrante abruzzese di successo, ma con caratteristiche pressoché uniche. Un imprenditore che ha costruito le sue grandi fortune in un Paese lontano e difficile come il Venezuela, (dove emigrò giovanissimo dalla sua Paganica), come tanti corregionali nel dopoguerra, in cerca di una vita migliore.

Dopo decenni di duro lavoro, il Nostro è tornato di nuovo nella sua terra, non solo per rivedere i luoghi della sua infanzia, ma per annunciare un formidabile piano d’investimenti in Italia, attraverso la holding di famiglia, con sede nel capoluogo. Un portafoglio ricchissimo costruito a partire dalle opere infrastrutturali (strade, porti ed aeroporti, ecc.), prima in Venezuela e poi in tutto il continente americano, ma non solo, controllando altresì una catena di stazioni radiotelevisive e un’importante Università privata come la Santa Maria (U.S.M.) a Caracas, avendo poi ricevuto ben 7 lauree “honoris causa” per i suoi successi imprenditoriali.

Nella sua città natìa (dove era nato anche il grande storico Gioacchino Volpe) recentemente Petricca ha fatto un ulteriore annuncio eclatante, con parole condivise con il Dr. Francesco Maiolini (A.D. della Banca del Fucino) di entrare nello storico istituto con una quota azionaria rilevante, apprezzandone la strategia di crescita del suo nuovo corso, dinamica ed innovativa, ma sottolineando con rara umanità di voler così restituire parte di quello costruito nella sua straordinaria vita professionale: “Desidero offrire il mio contributo allo sviluppo del territorio che mi ha dato i natali”.

Umberto Petricca, un eccellente “Testimonial” della possibile rinascita delle aree interne della nostra Regione, che in vari decenni ha patito la miseria, con lo spopolamento e l’emigrazione di interi borghi, nemmeno risparmiati dai terribili sismi del 2009 e 2016.

Una grande lezione da un capitano d’industria, che ha saputo gestire con abilità, anche politica, diversificando al massimo gli investimenti ad alta redditività, non solo nei diversi settori produttivi, ma altresì in un contesto globale, come le moderne multinazionali, valutando ora lo stesso “rischio” di un classico Paese sudamericano come il Venezuela, politicamente instabile e condizionato da sempre dalle forze armate. Quest’ultimo, cresciuto nel dopoguerra, specie grazie alla laboriosa comunità italiana ed abruzzese in primis (arrivata ad oltre 200mila unità), vero e proprio perno produttivo del Paese.

Negli ultimi anni, però, con il perdurare della sua crisi istituzionale, economica, sociale ed umanitaria, si è assistito ad un grande flusso di rientro dei nostri emigranti, anche abruzzesi, stimati in diverse migliaia. Ad essi sono stati destinati anche aiuti diretti (come i moduli abitativi da parte del Comune di L’Aquila), oltre alla raccolta ed invio di farmaci in quel Paese, dove sono fuggiti milioni di cittadini. Una comunità italiana, forte e unita, che più ha sofferto la disgregazione e la crisi endemica del Paese bolivariano, pur ricchissimo di materie prime e che nel 2006 aveva eletto altresì una sua deputata al Parlamento Italiano, l’onorevole Mariza Antonietta Bafile, anch’essa aquilana, giornalista, figlia di Gaetano, fondatore a Caracas de “La Voce d’Italia”, ora diretto dal fratello Mauro, che costituisce sempre un riferimento della nostra comunità, rappresentata nello stesso CRAM.

Per questo la figura del Presidente Petricca costituisce un esempio da seguire, con il ritorno operoso nella propria Terra, con nuovi progetti di sviluppo, senza lasciar spazio alla nostalgia e alla rassegnazione, che purtroppo hanno segnato tante vite vissute e spezzate di nostri emigranti, che non hanno avuto fortuna in Paesi stranieri. Il poeta nativo di Sulmona, Ovidio, allontanato da Roma, scriveva nella sua Epistola Ex Ponto: “Solo la mente non può essere mandata in esilio“. Nel secolo scorso, un altro poeta nato ad Introdacqua (AQ), Pascal D’Angelo nel suo “Son of Italy”, invece, sognava di diventare americano, come ha ricordato lo scrittore Sebastiano Vassalli: “Un poeta e idealista, con la fuga verso la letteratura, per battere emarginazione e povertà”. L’ identità delle proprie radici e quella del “Melting Pot” vissute, spesso in antitesi, ma talvolta riunite in un disegno armonico, con il ritorno alle origini.

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