I ristoratori sono al collasso: dopo le chiusure conseguenti al lockdown si è creato un buco nero dal quale sembra davvero difficile uscire.

Questo almeno è quanto riferiscono al Capoluogo diversi ristoratori aquilani che hanno scelto di restare anonimi. “Non vogliamo farci pubblicità – dicono – ma semplicemente lanciare un grido di allarme: siamo aperti, ma è come se fossimo chiusi. Ci sono pochissime prenotazioni, le spese sono quotidiane e ci sono stati degli aumenti folli”.

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Gli aumenti a cui i ristoratori fanno riferimento riguardano non solo le materie prime, ma anche le utenze, con i rincari annunciati da qualche mese.

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I ristoratori aquilani, esasperati dalla situazione, a ottobre scorso, Uniti, compatti e delusi si sono ritrovati in piazza Duomo per protestare contro le misure del Dpcm che aveva costretto molti a chiudere.

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“Attualmente sono chiuso causa Covid – spiega al Capoluogo un ristoratore – sono risultato positivo al Covid 19 e con me anche alcuni dipendenti. Stiamo bene perchè siamo vaccinati, ma non possiamo lavorare e non è previsto nessun tipo di ristoro nè per noi, nè per i dipendenti. Ci sono tanti che hanno deciso di ridurre il lavoro, scegliendo di stare aperti a cena piuttosto che a pranzo”.

(Una foto della protesta dei ristoratori a ottobre 2020 a Piazza Duomo)

Non solo quindi il problema dei ristori che non sono previsti, ma anche le spese che sono costanti e quotidiane e vanno dall’affitto alle utenze passando per fornitori.

“Si tratta di un problema enorme, sia micro che macro economico. Sui prodotti di base, le materie prime ci saranno aumenti già annunciati, anche questo è una conseguenza delle chiusure del 2020, portando quindi i generi alimentari a subire una fortissima inflazione”.

“L’inflazione – spiega uno dei ristoratori – è arrivata nel momento in cui è ricominciata la richiesta. Non c’erano  i prodotti perchè per mesi non hanno venduto nulla, quindi adesso subiremo l’ennesima contrazione e poi a maggio un nuovo aumento”.

Per quanto riguarda la questione utenze invece, sono aumentate le bollette business: “A ottobre abbiamo pagato circa 1400 euro di bollette quando ancora non avevamo i riscaldamenti a pieno regime. Significa che a gennaio arriverà circa il doppio avendo lavorato pochissimo anche durante le feste che doveva essere un periodo buono per la categoria, invece purtroppo, abbiamo avuto un sacco di disdette a causa dell’aumento dei contagi”.

Per il primo trimestre 2022 gli incrementi delle bollette si tradurranno per quella elettrica in una spesa nell’anno scorrevole (compreso tra l’1 aprile 2021 e il 31 marzo 2022) di circa 823 euro, con una variazione del +68% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente, corrispondente a un incremento di circa 334 euro/anno. (Lo precisa Arera nella nota in cui annuncia gli aumenti). Nello stesso periodo, la spesa per la bolletta gas sarà di circa 1.560 euro, con una variazione del +64% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente, (+610 euro/anno).

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“Cosa vuol dire? Che un locale, un bar o un ristorante di circa 60/70 mq avrà delle spese pari a quelle di una piccola azienda: ma noi siamo ristoratori, le vere vittime della crisi economica di questa pandemia, bersaglio di decreti assurdi che non hanno fatto altro che penalizzarci!”.

“Non ce la fai e dove si va tagliare? Sui dipendenti, che purtroppo devi mandare a casa – è lo sfogo di un ristoratore – ma cosi facendo ne risente anche il lavoro e la produzione. È un gatto che si morde la coda, siamo solo disperati!”.