Politica

Governo Draghi, la maggioranza scricchiola

Voci di un disimpegno Lega fanno scricchiolare la maggioranza del Governo Draghi. Potrebbe essere Berlusconi a trattare con tutti i partiti.

Voci di un disimpegno Lega fanno scricchiolare la maggioranza del Governo Draghi. Berlusconi – che il suo partito vorrebbe candidare al Quirinale – ostacola la mediazione di Salvini. Potrebbe essere il Cavaliere alla fine, dopo un suo ritiro dalla corsa, a trattare con tutti i partiti.

C’è  chi giura che Draghi sarebbe stanco di mediare tra i partiti di una maggioranza sempre meno coesa.  Si tratta di indiscrezioni, anche se il professor Rasi, consulente del generale Figliuolo ammette che le ultime misure del governo contro il covid sono il frutto della mediazione tra i partiti, non dei dati del contagio. Del resto c’è voluta tutta la capacità del presidente del Consiglio per evitare una spaccatura tra i ministri, con Pd, Forza Italia, Italia Viva per l’obbligo vaccinale, mentre Lega e 5Stelle avevano una tesi opposta.  Stupisce, o è un preciso segnale, che a quella riunione era assente Giorgetti, il leghista della mediazione e molto legato a Draghi, tanto da aver ipotizzato un semipresidenzialismo con l’attuale premier. La situazione sembra mutata e adesso, sono in molti a prevedere che, dopo l’elezione del Capo dello Stato, Salvini potrebbe sfilarsi dalla maggioranza per avere le mani libere in campagna elettorale non lasciando a Giorgia Meloni il più comodo ruolo della sola opposizione. Ma c’è una domanda che aspetta una risposta. Salvini vuole andare a votare in questa primavera? Le voci di palazzo dicono di no. La situazione, però, potrebbe sfuggire di mano.

Una cosa appare certa: la corsa per il Quirinale  può mettere a dura prova l’anomala maggioranza e le coalizioni politiche fin qui delineate. Il segretario del Pd Letta  ha scommesso sull’alleanza con i 5Stelle. Fa affidamento su Conte. Ma l’ex premier non controlla il suo partito, così da quel versante arrivano segnali di grande confusione. Si avanzano candidature improbabili, c’è chi punta su un Mattarella bis, oppure si dichiara la disponibilità a votare una personalità indicata dal centrodestra, non Berlusconi. Così nel Pd, o tra i possibili alleati di sinistra, si critica la scelta di quell’alleanza: i 5Stelle senza una guida autorevole non sono affidabili, senza contare che, dall’esterno, Di Battista potrebbe dar vita a un nuovo movimento. Poi, quanto conta nel Paese quel partito?  E va aggiunto che nelle ultime riunioni di governo i ministri pentastellati si sono schierati con la Lega per non apparire subalterni al Pd. In questa situazione appare complicato arrivare a  una linea comune.

I problemi nel centrodestra non sono da meno. Salvini ha cercato di riaffermare il ruolo di leader della coalizione annunciando, già in autunno, che avrebbe incontrato i responsabili  di tutti i partiti per arrivare a una scelta largamente condivisa della personalità da candidare per il Quirinale.  Nella vicenda si è inserito con forza Berlusconi, prima riaffermando che Draghi deve continuare a guidare l’esecutivo. Un modo per togliere un candidato forte dalla scena, ma subito dopo ha fatto sapere di essere pronto per la presidenza della Repubblica. Naturalmente ha preteso una prova di lealtà da parte degli alleati. Salvini e Meloni non potevano che sostenere l’ipotesi. Immediatamente si è arenata la mediazione di Salvini. Letta è stato chiaro: via il nome di Berlusconi e poi si discute. I veti, ufficialmente giudicati inaccettabili, avrebbero dovuto  convincere Berlusconi a fare un passo indietro. Ma così non è stato, e ora l’iniziativa di Salvini è bloccata.  Chi è vicino al Cavaliere continua a mostrare ottimismo. Si fanno conti, si fa affidamento sul gruppo misto. Si lanciano segnali di ottimismo. Ma potrà convincere anche la sinistra? Salvini è sospettoso, quella sintonia tra i ministri di Forza Italia con quelli del Pd non gli piace. Che stiano preparando una maggioranza Ursula (quella che portò all’elezione del presidente della commissione Ue con l voto favorevole di Forza Italia, Pd e 5Stelle e il voto negativo di Lega e Fratelli d’Italia)? Fantapolitica.

Ma c’è una domanda che circola nel palazzo. Possibile che Berlusconi non si sia accorto che i voti per eleggerlo non ci sono? Senza contare le notizie sui processi che ancora lo attendono e che contribuiscono ad accentuare le ostilità.  Allora appare realistico lo scenario che veda Berlusconi, ad un certo punto, fare un passo indietro in modo ufficiale in nome di una scelta condivisa. In questo modo scalzerebbe Salvini diventando lui il regista dell’operazione Quirinale. Un ritorno in grande sulla scena politica che potrebbe avere delle conseguenze  nella coalizione. Ci potrebbe essere la nascita di un nuovo centro? Per moderare il centrodestra oppure per avere libertà di movimento tra i due poli?

La sola cosa sicura è che la situazione politica dopo mesi di stallo, con il Paese affidato a Draghi, è in movimento. Lo sarebbe molto di più senza i dati allarmanti del covid, senza la scure di quelle decine di piani da presentare nei prossimi mesi a Bruxelles per accedere ai fondi previsti. La via delle elezioni anticipate è vista con timore dalle centinaia di parlamentari, in gran parte dei 5Stelle, che non hanno alcuna  possibilità di essere rieletti. Basterà  per evitare che, dopo la scelta del nuovo Capo dello Stato, si vada a votare? La risposta non c’è.  In tanti possono ancora coltivare il sogno di salire al Quirinale.  I giochi, quelli veri, non sono ancora iniziati.

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