Politica

Con Atreju parte la grande trattativa tra i partiti

Atreju cade alla vigilia di una delicata fase politica. Sarà la vetrina non solo per Fratelli d’Italia, ma anche per i principali leader italiani.

Forse è solo casuale, o forse no, ma il tradizionale appuntamento politico di Fratelli d’Italia, Atreju, questa volta cade in dicembre (dal 6 al 12) alla vigilia di una fase politica delicata. C’è una legge di bilancio che va approvata in tempi rapidi, entro il mese. Poi sarà la volta dell’elezione del Capo dello Stato. Una scelta che condizionerà anche il resto della legislatura. Sono tre gli scenari possibili.

Partiamo dal primo. Nessuno dei due schieramenti ha i numeri per far passare un proprio candidato. Eleggono il Capo dello Stato 1.009 grandi elettori, senatori, deputati e rappresentanti delle regioni.

Nelle prime tre votazioni servono 673 voti. Nessuno schieramento si avvicina a questa soglia, Dal quarto scrutinio invece servono 505 voti. Sulla carta il centrodestra ne ha 441, il centrosinistra poco di più, 467. Pur senza considerare la soglia fisiologica dei franchi tiratori (il voto è segreto) nessuno può farcela da solo.

Ci sono però un centinaio di parlamentari fuori dai due schieramenti. In teoria potrebbero essere l’ago della bilancia. In teoria, perché in pratica sono persone o gruppi molto diversi tra loro. Se, per ipotesi, una parte di loro dovesse sostenere il candidato di uno dei due schieramenti sarebbe inevitabile una rottura dell’attuale maggioranza con le elezioni anticipate.

Più facile che si arrivi a una candidatura condivisa. Una personalità che trovi il gradimento a destra e a sinistra. Qui un ruolo potrebbe averlo quel centro che tanti invocano.

atreju biondi marsilio meloni fdi

Secondo alcuni commentatori, l’idea della formazione di un centro politico, non sarebbe ostacolata da Letta e Salvini. Sarebbe un terzo polo indispensabile per formare una maggioranza e comunque un freno agli estremismi presenti nei due schieramenti. Una intesa su un candidato che non sia Draghi, consentirebbe di arrivare fino alla scadenza della legislatura.

La terza ipotesi è quella della candidatura di Draghi. La sua elezione al Quirinale, però avrebbe come conseguenza la necessità di trovare un suo successore a Palazzo Chigi. Ma c’è una personalità capace di coordinare una maggioranza così eterogenea? Forse no. Allora il voto in primavera sarebbe inevitabile.

Stavolta i partiti vogliono rientrare in gioco. Si riprendono quel ruolo che il governo Draghi aveva loro tolto. Così i leader sono tornati a parlarsi. E lo faranno sempre più, talvolta alla luce del sole in confronti pubblici, altre volte in modo riservato.

Così non stupisce se Atreju sarà la vetrina non solo per Fratelli d’Italia, che schiererà i suoi parlamentari i presidenti di regione come Marsilio per l’Abruzzo e Acquaroli per le Marche, ma anche per i principali leader italiani.

Ad Atreju ci saranno Letta, Renzi, Conte, Di Maio oltre agli alleati di Giorgia Meloni, Berlusconi e Salvini. La politica, torna in campo.

Ma non è che l’inizio di una fase. Dopo il 20 gennaio inizieranno le votazioni per l’elezione del Capo dello Stato. Il mandato di Mattarella, scadrà il 3 febbraio. Il nuovo presidente dovrà aver giurato entro quel giorno per consentire un normale passaggio di consegne. Saranno giorni di confronto per definire le regole del gioco per i prossimi mesi: elezione del Capo dello Stato, governo ed elezioni. Il primo punto sarà quello se escludere o meno l’ipotesi Draghi.

Subito dopo esaminare le alternative. C’è Berlusconi che si propone, ma la sua è una impresa difficile. Lo sanno bene tutti e tre i leader del centrodestra, soprattutto Salvini e Meloni ( che comunque dall’opposizione può godere di un più ampio margine di manovra) che pur sostenendo la candidatura del “Cavaliere” non escludono altre soluzioni se la strada dovesse essere sbarrata. Berlusconi ha provato a smussare tutti gli angoli a partire dal suo giudizio positivo sul reddito di cittadinanza. Non basterà a garantirgli i voti dei 5Stelle.

C’è il no del Pd, che cerca una strada comune con i grillini offrendo a Conte il seggio romano, storicamente appartenuti al Pd, che fu del neo sindaco Gualtieri.

L’attenzione, anche in vista delle future elezioni sono rivolte alle manovre di centro. Quel centro che potrebbe fare da collante per il Quirinale, rilanciandosi in vista delle elezioni Sono in programma incontri e colloqui per gettare le basi per un discorso comune. Ma un conto sono i giochi di palazzo, altro è cercare i voti degli elettori.

C’è però un elemento comune a tutto questo agitarsi. La politica è tornata per contare. Se sarà un bene lo dirà solo il tempo.

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