L'intervista

Biografia di un desiderio, Gabriele Lucci racconta l’incontro tra L’Aquila e il cinema: vietato arrendersi

Sei capitoli, poco meno di 400 pagine e tantissime foto, Gabriele Lucci racconta così, in "Biografia di un desiderio", il cammino che ha portato a L'Aquila il Cinema, fino al 2009. "Ora tocca alle nuove generazioni".

Un desiderio dai contorni di un sogno, nel tempo diventato realtà. Sei capitoli, poco meno di 400 pagine e tantissime foto: Gabriele Lucci racconta così – nel suo ultimo libro “Biografia di un desiderio” – il cammino che ha portato a L’Aquila il Cinema, di progetto in progetto, fino al 2009. “Ora l’importante sarà non farsi trovare impreparati alle nuove sfide: alla base devono esserci sempre una programmazione puntuale e tanto entusiasmo”.

Il Capoluogo ha intervistato Gabriele Lucci, in libreria con l’ultima fatica letteraria “Biografia di un desiderio” edito da l’Atalante. Recentemente l’opera è stata presentata a Casa Onna, luogo frutto e simbolo dell’evento che ha, inevitabilmente, frenato il cammino, legato a doppio filo al cinema, del capoluogo d’Abruzzo. Il terremoto di 12 anni fa. Il nuovo libro dello scrittore e creatore aquilano, Gabriele Lucci, illustra, racconta e documenta anni in cui L’Aquila è stata cornice di realtà vivaci, indissolubilmente legate alla settima arte. Gli anni di uno dei primi cineclub italiani, sorto a L’Aquila nel 1976, gli inizi dell’associazione La Lanterna Magica, i primi passi e la crescita dell’Accademia dell’Immagine..fino alla ristrutturazione del Cinema Massimo dell’Aquila.

Ogni capitolo ha un titolo tratto da film famosi ed è contestualizzato al periodo storico di riferimento, nel percorso che ricostruisce, passo dopo passo, la nascita del Sistema Cinema a L’Aquila: non mancano poi riflessioni sul momento attuale e sul futuro post pandemia.

biografia di un desiderio presentazione libro lucci

Un desiderio, quindi, che rivive nella pagine avvincenti del libro di Gabriele Lucci: l’impresa di portare il Cinema a L’Aquila

“Desideravo trasferire qui in città quel mondo edulcorato, pieno di glamour, di storie e protagonisti, attori e registi qual è il cinema, con tutto ciò che lo circonda…dal momento che per me era praticamente impossibile andare da loro. Ho cercato, quindi, di portare tutto questo a L’Aquila. Racconto un cammino che – seppure iniziato come percorso solitario – è stato ben presto condiviso da altre persone. Il percorso, quindi, è diventato collettivo e in molti abbiamo cullato e coltivato questo comune desiderio”.

Quanto è stato difficile avvicinare un mondo così ricco, vivace e dinamico ad un contesto come quello aquilano, con le sue aree interne e la ‘distanza’ – che a volte sembra quasi incolmabile – con il fervore culturale e le possibilità proprie dei grandi centri?

“Ovvio che un territorio come quello aquilano abbia delle peculiarità importanti, logicamente anche favorevoli. Si pone come una realtà intrigante, perché emerge subito il Dna di chi lo abita, inoltre c’è più voglia di compartecipazione e, in considerazione dell’area circoscritta, si può riuscire più facilmente a raggiungere tutte la fasce giovanili che vivono sul territorio. Tuttavia, c’è anche il risvolto negativo della medaglia. Per i territori di provincia questo spesso consiste nel non guardare oltre l’orizzonte, nel porsi limiti riguardo alle capacità propositive, anche e soprattutto in fatto di proposte culturali. Per questo è fondamentale che tutti facciano dei passi in avanti: dal cittadino, alla classe dirigente. Il discorso, ovviamente, può riguardare tutti i settori, non soltanto quello culturale: dove abbiamo visto, appunto, L’Aquila investire e costruire tanto nel tempo. Ad oggi possiamo dire che molto è stato fatto, ma che c’è ancora molto da fare. Per questo, la politica deve accettare un ruolo primario nel saper dare delle risposte alle prerogative dei giovani“. 

La storia narrata nel libro “Biografia di un desiderio” passa in rassegna quanto è nato a L’Aquila sotto il profilo del settore culturale –  nello specifico cinematografico – e termina, purtroppo, con il drammatico 2009. L’opera, oltre a ripercorre un lungo iter che ha portato L’Aquila a incontrare il cinema, vuole offrire anche una tangibile testimonianza di tutto questo alle generazioni future?

“Assolutamente sì. Ho cercato di restituire alla città, ai miei concittadini e a tutti gli abruzzesi, una storia che rischiava, complice anche il sisma, di andare persa. Quindi è sicuramente un omaggio -non a caso il libro non ha un prezzo – e una testimonianza che spero che possa servire anche come piano d’appoggio per altri che vogliano intraprendere strade culturali. Spero che, in futuro, saranno soprattutto i giovani a farsi portavoce di nuove istanze culturali”. 

Oggi l’arte è chiamata a ripartire, dopo il duro colpo infero dall’emergenza Covid. Che cosa servirà adesso per rimettersi in marcia, non solo a L’Aquila?

Sicuramente servirà una visione d’insieme. Bisogna impostare un discorso generale che coinvolga associazioni, regioni, tutti coloro che vogliono proporsi e proporre iniziative culturali. Ritengo, comunque, importantissimo che le amministrazioni costruiscano una risposta a questo momento. Dall’altra parte i giovani, soprattutto i figli del nuovo millennio, devono farsi avanti: il punto nevralgico del discorso è la progettualità. Bisogna cominciare dalle basi, quindi, per interpretare al meglio questo momento. Ci vogliono risorse, ma anche progetti importanti che rientrino in una visione generale. Va da sé, che la buona politica debba farsi avanti. I giovani non devono scoraggiarsi.

Biografia di un desiderio, chi è Gabriele Lucci

Lo scrittore Gabriele Lucci ha creato a L’Aquila, tra il 1976 e il sisma del 2009, un vero e proprio Sistema-Cinema costituito dall’Accademia dell’Immagine, l’Istituto cinematografico la “Lanterna magica”, L’Aquila Film Commission, l’Archivio dei Mestieri del cinema, la Cineteca e la Mediateca regionale. Direttore scientifico per diversi anni della sezione Cinema di Mondadori-Electa ha curato monografie dedicate a premi Oscar italiani, l’ultima su Ennio Morricone (Efebo d’oro miglior libro di cinema 2008), e per la collana “Dizionari del cinema” ha scritto volumi sui generi cinematografici tradotti in vari Paesi. I suoi lavori sono stati recensiti dalle più importanti testate nazionali e internazionali e per l’attività svolta a favore del cinema ha ricevuto a Hollywood il tributo dell’American Society of Cinematographers. Dopo il sisma ha intensificato la sua attività di scrittore, nella narrativa con “La diabolica ossessione” e “Il tataurso imperiale”, nel teatro con la pièce “Stazione di transito”, presentata a New York in occasione del mese italiano della Cultura.

 

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