Cultura

Cimitero monumentale dell’Aquila, un tour tra magia e storia

I segreti, la storia, il pregio del cimitero monumentale dell'Aquila. Il tour, suggestivo, e le parole di Andrea De Petris.

Il cimitero monumentale dell’Aquila ha tutta una storia da raccontare: di un mondo antico, di una città fatta di persone che anche se non ci sono più, vivono nella memoria di chi resta.

Una storia, quella del cimitero, che affonda le radici nella sua parte più antica, la più bella e ricca di tesori di pregio artistico e architettonico. Una storia che Andrea De Petris non si stanca mai di raccontare. Andrea è un musicista aquilano con una grande passione, sicuramente inusuale, per il cimitero monumentale dell’Aquila.

Questo luogo antico è per lui un vero e proprio richiamo. Ne conosce ogni angolo e con i suoi racconti riesce a far quasi innamorare, togliendo a un posto da sempre deputato alle lacrime, il velo di tristezza. Con le sue parole evoca immagini suggestive, anche romantiche, senza tratti grotteschi.

cimitero monumentale

A parlare per i defunti sono le foto, i ricordi che i parenti hanno voluto lasciare a testimonianza del’esistenza di chi non c’è più. Storie e ricordi che Andrea De Petris ha raccolto con impegno e dedizione quasi certosina.

Per lui il cimitero non ha segreti, fin da bambino non si è fatto intimorire dall’aspetto cupo e sinistro, anzi, lo ha frequentato con sempre più crescente passione. “Con gli anni, con ricerche meticolose tra le tombe e negli archivi, ho imparato a far parlare i morti, ad ascoltare le loro storie“, spiega.

cimitero monumentale

Tutti gli anni Andrea organizza una passeggiata all’interno del cimitero che quest’anno ha voluto condividere in anteprima con i lettori del Capoluogo, in una splendida mattinata di sole. Il tour si snoda principalmente nella parte più antica, di cui è innamorato: un luogo ameno, suggestivo, che assomiglia a un vero e proprio giardino, un silenzioso regno di pace, meditativo.

Durante il tour si scoprono tante cose che spesso, nella fretta del quotidiano, non vengono osservate: non solo le lapidi di personaggi illustri, tra cui quella del padre del movimento di liberazione omosessuale, Karl Heinrich Ulrichs, ma anche pittoresche curiosità come la foto sulla tomba di un uomo morto molto anziano a fine dell’800, che ha scelto per la sua lapide una foto che lo ritraeva con la pipa in bocca.

tomba ulrichs cimitero

Dai primi anni Duemila, con un unico stop dovuto al terremoto, Andrea organizza questo tour “meditativo” alla scoperta dei vari tesori architettonici nascosti: antiche lapidi quasi dimenticate, cappelle di pregio, ma anche bellezze naturali, come gli scorci paesaggistici che si possono ammirare dalla parte alta, quella più antica.

Il tour si svolge proprio nei giorni a ridosso della festività dei morti, in un momento in cui il cimitero dell’Aquila, come nel resto d’Italia, si colora e cambia veste e profuma con i tanti fiori e le piante che vengono portate ai nostri defunti.

Durante il giro anche una scoperta, che va a sfatare una convinzione diffusa in città: “La chiesa qui vicino viene di solito chiamata ‘chiesa del cimitero’, non tutti sanno che invece è preesistente al cimitero stesso. Fu infatti edificata negli anni ’70 del ‘400 mentre il cimitero risale alla fine degli anni ’60 dell ‘800”.

cimitero monumentale

“Il vero nome della chiesa è Santa Maria del Soccorso per via di una statua della Madonna che era collocata lì fin dal Medioevo e che ogni anno veniva onorata con una solenne processione. Nel 1440 le maggiori famiglie aquilane, i Notarfranchi, gli Agnifili, ed i Petricca, finanziarono la costruzione del santuario che fu affidato ai monaci olivetani. Ad essi fu affidata anche la coltivazione dei campi dove oggi troviamo il cimitero”.

Il primo cimitero della città quindi non è stato quello monumentale, ma venne allestito a sud dell’abitato, lungo l’attuale via Campo di Fossa che da questa circostanza prese il nome.

“Ulrichs – chiarisce Andrea – non scelse L’Aquila a caso per riposare dopo la morte. Siamo un popolo notoriamente definito molto chiuso, invece la città fu molto ospitale con Ulrichs che fu costretto a scappare dalla Germania perchè perseguitato per via della sua omosessualità dichiarata. Qui insegnò latino e greco fino alla morte e qui volle farsi seppellire perchè gli aquilani con lui erano stati molto accoglienti”.

Tra i personaggi illustri, c’è anche la tomba che ospita le spoglie di Francesca Chiodi, conosciuta come Paolina Giorgi, famosissima nell’Italia del primo ‘900 come cantante di cabaret. Francesca era una ragazza molto sfortunata, la cui bellezza fu anche la sua condanna. Ovviamente Andrea conosce la sua storia.

“Costretta per necessità a fare la domestica presso le ricche famiglie della città, ebbe una storia con un rampollo dell’aristocrazia locale e rimase incinta, ma il bambino nacque morto. Un imprenditore genovese, sentendola cantare mentre attendeva alle faccende domestiche, si accorse della sua bellissima voce e fece di lei la più famosa cantante di cabaret in Italia”.

A soli sedici anni, nel 1899, Francesca si trasferì quindi a Roma cominciando l’attività di sciantosa nei café-chantant della capitale, costruendosi in breve tempo, una discreta fama; tra i suoi ammiratori vi fu anche il Vate, il conterraneo Gabriele d’Annunzio. Il fasto e la mondanità durarono però poco: la sfortunata Francesca morì giovanissima, a soli 28 anni, uccisa da un suo pretendente.

Continuando a camminare, Andrea porta ancora alla scoperta di luoghi quasi dimenticati, come un piccolo angolo, che si trova sopra una collina, dove ci sono le croci con i nomi e i cognomi di bambini morti in tenera età a inizi del’900, la cui unica foto era stata scattata proprio prima della sepoltura.

Poi ancora ci sono i ricordi e le storie nascoste dietro una foto o un epitaffio, la cui genesi si è persa nella memoria. “Non dobbiamo avere paura di questo posto – spiega Andrea – dove invece si respira tanta pace, senza contare che in alcuni punti si può anche ammirare un paesaggio meraviglioso. Venivo qui fin da piccolo e ho imparato ad amarlo e a farlo mio, a carpirne i segreti, senza alcun gusto per il macabro”.

cimitero monumentale

Uno dei luoghi che più affascina De Petris e che rientra nel tour, è sicuramente l’ossario, una struttura risalente al Ventennio, in cui le ossa hanno formato nel tempo quasi un disegno geometrico, rendendo questo luogo molto simile alle catacombe di Parigi.

“Qui dentro – spiega – si resta in silenzio. Non parlo, non spiego nulla, lascio che ognuno possa tirare fuori le emozioni”.

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