Le nuove stanze della poesia

Le nuove stanze della poesia, Marco Tornar

Il ritratto del compianto poeta pescarese Marco Tornar, per l'appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

Marco Tornar (pseudonimo di Enrico Ciancetta) è nato nel 1960 a Pescara, dove è scomparso nel 2015.

Tornar Ha pubblicato le raccolte di poesia: Segni naturali (Bastogi, 1983), La scelta (Jaca Book, 1996), Sonetti d’amor sacro (Tabula fati, 2014); i romanzi: Rituali marginali (Bastogi, 1985), Niente più che l’amore (Sperling&Kupfer, 2004), Claire Clairmont (Solfanelli, 2010), Nello specchio di Mabel (Tracce, 2011), Lo splendore dell’aquila nell’oro (Tabula fati, 2013); il monologo teatrale: Allegra per sempre (Tabula fati, 2011) e altri scritti, tra cui Errando di notte in luoghi solitari (Quaderni del Battello Ebbro, 2000). Ha curato l’antologia La furia di Pegaso. Poesia italiana d’oggi (Archinto, 1996) e tradotto opere di Henry James, Jane Alexander, Kate Field, Vernon Lee, Sigrid Undset, Constance Fenimore Woolson. Nel 2017 l’edizione ragionata delle sue Opere, curata da Sandro Naglia per Tabula fati, è iniziata con la pubblicazione delle Poesie edite 1980-1992 e Poesie inedite 1985-2000, conclusa con il volume La scelta e le altre poesie 1986-2014 (Tabula Fati, 2019).

Andrea Temporelli scrive della sua poesia : “Con significativo scarto di circa un decennio, la poesia di Tornar (scomparso nel 2015) si colloca al crocevia di diverse tendenze maturate nella generazione immediatamente antecedente la sua. Può essere, questo, un tratto caratteristico dei poeti nati intorno ai primi anni Sessanta, spinti dall’emergere della generazione precedente o a comprimersi sulla loro o a guardare più indietro nella tradizione o a forzare un movimento innaturale di rottura. (Raboni ipotizzava una dinamica simile nella generazione del ’45: Erba, Pasolini, Zanzotto). L’orientamento di Tornar risulterebbe il primo e la stessa laboriosa formazione della sua opera può dipendere da questa tendenza.In quest’ottica, d’altronde, l’antologia di poesia contemporanea, dalla fisionomia partigiana dichiarata fin dal tenore del titolo, che egli ha curato per Archinto (La furia di Pegaso), appare una esplicita scelta di campo. (…)Seguendo una scansione metrica libera, prosastica, anche i testi di Tornar si aprono su vicende non esplicite, dall’afflato drammatico, soprattutto quando il confronto chiama in causa la figura femminile e il senso della perdita. Brevi frammenti di dialogo o frasi, per lo più franti o sospesi in una tipica reticenza, rimarcano anzi l’ascendenza dal primissimo De Angelis, l’autore di Somiglianze, del quale tuttavia si evitano l’eccesso di densità logica e i lasciti di marca avanguardistica (soluzioni tipografiche e usi non convenzionali della punteggiatura ecc.). Persino la ripetizione di un identico sintagma (la «notte che detta i versi») ricalca una consuetudine di Somiglianze”.

da SEGNI NATURALI

AMIGOS
Un giorno ti domandi: a che serve
Ripararsi dietro un vetro, parlare
Dei calcoli sbagliati prima del previsto:
Non fa storia o notizia
Il tuo sguardo che cade sopra il mondo, l’angoscia
Che scompagina i messaggi — tracce di preghiera,
Cenni di prigione, ora che puoi aspettare l’alba o Godot,
Trincerarti in un sogno senza capo né coda, non rimane
Che misurarci l’ampiezza delle mani, guardarci
Profondamente negli occhi, fa lo stesso…
(fuori la nebbia si confonde con il porto
e i passanti azzerati dall’impegno
civile, consumano sigarette tra raffiche di memoria
o di morale…)
da LA SCELTA
DEDICA
Dei nostri incontri non parlerò a nessuno.
Né alle streghe né al vento
né a questi anni pieni di luce e di pazzia.
Nessun colore imbratterà quel bianco
dove ci siamo conosciuti, con gli occhi lieti
e la semplice magia di tutti i sogni. «Ma qui vicino
c’era la sorgente dell’acqua…». Ogni lanterna
sarà la nostra casa, la nostalgia che assiste
come fiocchi di neve
il silenzioso ferirsi della goccia sul viso. E nella casa
ho visto nello specchio una candela
la melodia che sale, il vino, quei profili di porpora
che guardano lontano
verso vangeli sconosciuti, un’amicizia.
Poi, le mille strade di un mattino.
Come quando, colmi di affetto e di tristezza,
stringendo in mano un segno della vita
camminiamo sotto altari di pioggia
mentre appare, dal niente, una parola.

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