Giudiziaria

Celano, Daniela Di Censo reintegrata: le motivazioni della Cassazione sul ricorso

Pubblicate le motivazioni del ricorso, accolto dalla Cassazione, contro l'ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva annullato i domiciliari, sospendendo, comunque, la dirigente del Comune di Celano.

Inchiesta Celano, pubblicate le motivazioni che hanno portato la Corte di Cassazione ad accogliere il ricorso di Daniela Di Censo contro la misura del Tribunale del Riesame, scaturita nell’ambito dell’inchiesta Acqua Fresca, sul ‘Sistema Celano’.

Annullata senza rinvio l’ordinanza che Daniela Di Censo, dirigente dell’area di ragioneria del Comune di Celano, aveva impugnato, dopo la decisione del Tribunale del Riesame dell’Aquila.

La dirigente del Comune di Celano era stata, prima, posta agli arresti domiciliari, poi il Tribunale del Riesame aveva sostituito la misura con la sospensione dai pubblici uffici. Il dispositivo di sentenza è dello scorso luglio, ma le motivazioni sono state pubblicate ieri dalla Cassazione.

Il ricorso – limitato alla contestazione delle sole esigenze cautelari ritenute nella ordinanza impugnata – è stato giudicato fondato.

“Questa Corte – si legge nelle motivazioni – ha da tempo affermato il principio secondo cui la correlativa esigenza cautelare deve essere non solo concreta, ma deve altresì rivestire il connotato dell’attualità, nel senso deve potersi formulare una motivata prognosi in ordine alla continuità del periculum liberatis nella sua dimensione temporale. […] L’ordinanza impugnata non ha fatto corretta applicazione delle coordinate interpretative tracciate da questa Corte di legittimità. Anzitutto, occorre considerare che le plurime condotte di falsificazione e l’episodio di turbata libertà di scelta del contraente che, stando al tenore della provvisorie imputazioni, la Di Censo avrebbe posto in essere, risalgono, da ultimo, all’anno 2018. L’ordinanza impugnata àncora il pericolo di condotte reiterative alla reiterazione nel tempo delle condotte illecite delittuose, il cui momento genetico assume debba essere retrodatato per alcune vicende (tra queste, la formazione della delibera di cui al capo 21, che si ipotizza posta in essere al fine di recuperare fondi indebitamente erogati nel 2012, a seguito dell’indagine intrapresa dalla Procura presso la Corte dei conti); la gestione opaca dei fondi pubblici da parte dell’amministrazione comunale si sarebbe protratta oltre l’anno 2018, essendosi intercettate conversazioni dimostrative del perpetuarsi delle condotte collusive e, al tempo stesso, dell’assenza di resipiscenza da parte dell’indagata. Ciò, a riprova del fatto che il ‘sistema’ abbia operato ben oltre lo spettro temporale delle indagini, e che le condotte di falsificazione delle delibere comunali e le turbative d’asta siano il frutto di meccanismi consolidati di gestione della cosa pubblica nell’amministrazione comunale”.

“Al di là di tali generici enunciati – viene spiegato ancora – l’ordinanza impugnata non indica fatti e comportamenti concreti, recenti e specifici, indicativi di tale perpetuarsi del ‘sistema Celano’, né specifica quali conversazioni oggetto di attività captativa siano dimostrative di tale continuità di intenti, se non di azione, e quale ne sia, pur in sintesi, il contenuto, non offrendo dunque elementi dai quali sia dato desumere le ragioni dell’attualità del periculum libertatis. Vi è poi da osservare che la posizione della odierna ricorrente è stata considerata, unitamente a quella dei coindagati Aratari e Attili, strettamente correlata a quella di Filippo Piccone, consigliere comunale con delega ai lavori pubblici, ipotizzandosi nelle imputazioni provvisorie un sostanziale asservimento dei tre dipendenti comunali alla volontà di costui, di cui sarebbero stati meri esecutori, la Di Censo, per quel che qui interessa, con ruolo assolutamente subalterno. Tuttavia, a tal proposito, l’ordinanza impugnata non individua concreti comportamenti atti a suffragare l’assunto che la stessa abbia agito in tale contesto – come pure è detto – al fine di favorire i propri familiari, posto che a Ctrn addebito specifico, nell’ambito della pur ponderosa indagine sfociata nella ordinanza genetica, risulta essere stato elevato a tal proposito nei suoi confronti”.

“Non essendosi individuate tali significative circostanze fattuali a proposito del Piccone, che è il regista del ‘sistema Celano’, e rispetto al quale la posizione della Di Censo, mera esecutrice dei suoi dicta, è sempre stata connotata da dipendenza, non si ravvisano elementi per ritenere che ella sia in grado di dare continuità proprio a quel sistema; onde anche sotto tale profilo, non appare sussistere, se non in una prospettiva meramente ipotetica e congetturale, il pericolo di condotte reiterative della stessa tipologia di quelle che lo sono ascritte”.