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Alzheimer, la Giornata mondiale: la forza è non essere soli

Sono 36 milioni nel mondo le persone affette da Alzheimer. Oggi, 21 settembre, la Giornata Mondiale.

Sono 36 milioni nel mondo le persone affette da Alzheimer. Oggi, 21 settembre, la Giornata Mondiale a 27 anni dalla prima, datata 1994.

Una giornata per sensibilizzare la popolazione di tutto il mondo. L’obiettivo è creare una coscienza pubblica sui gravi problemi che provoca la malattia, sia nella persona che ne è affetta, sia nel contesto familiare che si ritrova a fare i conti con la pesante diagnosi prima e con le conseguenze graduali che l’Alzheimer comporta, poi. Il 21 settembre, ormai da anni, riunisce i malati di Alzheimer, i loro familiari e le associazioni impegnate a promuovere l’inclusione per chi ha ricevuto la diagnosi e a sostenere i familiari, perché anche loro si trovano a combattere con l’Alzheimer ogni giorno.

In tutto il Paese, in questa giornata, si terranno incontri ed eventi di sensibilizzazione, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer. L’Aquila ha già ospitato un incontro sulla tematica – il Convegno Regionale SINdem dal titolo: “Con-vivere con l’Alzheimer”, tenutosi lo scorso 14 settembre. Nell’annunciare il Convegno all’Univaq, il Professor Carmine Marini ha anche spiegato che la Clinica Neurologica dell’Aquila ha in programma di raddoppiare le prestazioni del Centro Alzheimer – per fare fronte all’enorme crescita di richiesta assistenziale – e di realizzare il collegamento ospedale-territorio in collaborazione con la Geriatria e gli Specialisti territoriali, già nel corso del prossimo anno.

In Italia, ad oggi, si stima circa un milione di persone malate di Alzheimer: numeri, purtroppo, destinati ad aumentare negli anni a venire.

L’Alzheimer è la forma più comune di demenza senile, caratterizzata da un progressivo declino della memoria e di altre funzioni cognitive: uno stato provocato da un’alterazione delle funzioni cerebrali che implica una serie di difficoltà per il paziente nel condurre la sua vita normalmente, incluse le semplici attività quotidiane.

Il declino della mente comincia già intorno ai 50-60 anni, come conferma uno studio della popolazione condotto per ben 10 anni dallo University College di Londra.

Difficilissimo scoprirne i segni clinici premonitori, dall’alterazione del carattere e dell’umore, ai disturbi dell’attenzione, dalle difficoltà minime nell’organizzazione alla pianificazione delle attività quotidiane. È importante sapere, però, salvaguardare la ‘riserva cognitiva’ del paziente attraverso relazioni sociali, esercizio fisico, studio, lettura e un corretto stile di vita, ritarda la malattia fino a 5 anni

Il Capoluogo, quasi due anni fa, aveva proposto alcuni approfondimenti speciali sulla tematica, che di seguito riproponiamo.

Il contributo relativo ai sintomi precisi e alle fasi della malattia.

 

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