Tranquilli!

Commissione Grandi Rischi, Marco Billi: lo Stato deve essere in grado di processare sé stesso

Presentato "Tranquilli", il libro di Alberto Orsini sul processo alla Commissione Grandi Rischi. Nel dibattito è intervenuto anche il Giudice di primo grado Marco Billi: "Lo Stato che non riflette su se stesso e non analizza il proprio comportamento, non fa passi avanti

Un bicchiere di vino rosso, “un Montepulciano di quelli D.o.c.”. L’immagine scelta per “Tranquilli”, il libro sul processo alla Commissione Grandi Rischi di Alberto Orsini, edito da Edizioni Nuovo Mondo, è quanto mai evocativa.

Quella dichiarazione di Bernardo De Bernardinis, l’unico poi ad essere stato condannato in tutti e tre i gradi di giudizio, è passata alla storia, come tutto il processo. Seppure, è bene dirlo, quella frase per intero De Bernardinis non l’ha detta mai, ma arrivò in risposta ad un input del compianto giornalista Gianfranco Colacito.

tranquilli libro alberto orsini

Siamo partiti da questa immagine, ieri, nel cortile della libreria Polarville insieme a molte persone sedute tra il pubblico, per ripercorrere i dieci anni del processo – compresi tutti i diversi filoni di indagine, fino all’ultimo su Bertolaso che è terminato nel 2019 – più importante che la città dell’Aquila abbia visto protagonista. Al tavolo dei relatori, insieme all’autore e alla sottoscritta in veste di moderatrice, il Giudice di primo grado Marco Billi e il Pubblico Ministero Fabio Picuti. E sono stati proprio gli interventi dei due magistrati a portare stimoli e spunti alla discussione, che si è rivelata decisamente interessante.

presentazione libro tranquilli

Cosa è cambiato da allora? Come è cambiata la comunicazione del rischio dopo la condanna in primo grado dei sette esponenti della Commissione Grandi Rischi? E come si può inquadrare, in questa ottica, il ribaltamento della sentenza nei successivi gradi di giudizio?

Il libro – una raccolta rivista e approfondita degli articoli che il collega Alberto Orsini ha scritto negli anni in cui era ad Abruzzoweb – è il racconto, udienza per udienza, settimana per settimana, del processo che ha visto coinvolta la Commissione Grandi Rischi, a partire dall’analisi di quella riunione del 31 marzo 2009. Un libro intenso, “pesante” a tratti, come dice lo stesso autore: le testimonianze dei parenti delle vittime, raccolte nel volume, sono una sorta di testamento di chi ha perso la vita il 6 aprile 2009 nel terremoto dell’Aquila. E raccontare i fatti nudi e crudi, quando si ascoltano testimonianze del genere, comporta anche “una crescita dolorosa” sottolinea Orsini.

presentazione libro tranquilli

L’autore con il vice sindaco, Raffaele Daniele

“Io penso che sia stata l’esperienza non professionale ma umana più bella che mi potesse consegnare questa professione” ammette il Giudice Billi. “Col senno di poi, mi spiego anche la tecnica di stesura della sentenza, riportando le parole tra virgolette dei testimoni più importanti, che facevano dire una storia intima, umana. Farlo per tante persone, entrare nelle case, nelle coscienze delle persone in un momento così drammatico, di notte, è una esperienza molto forte. Mi ricordo tuttora le espressioni dei testimoni. Non è brutto dirlo: è una esperienza bellissima, la bellezza è nella profondità delle emozioni”.

presentazione libro tranquilli

“E’ una sentenza che viene studiata nei concorsi alla Magistratura, perché è una delle sentenze più importanti di elaborazione giurisprudenziale del nesso causale” esordisce il Pubblico Ministero Fabio Picuti che, con la collega Roberta D’Avolio, ha portato avanti le tesi della Procura durante tutto il processo di primo grado: alle loro spalle, almeno all’inizio di questo lavoro preciso e dettagliato anche il Procuratore Capo Rossini, scomparso pochi mesi dopo.

“La sentenza ha permesso di fare luce su un periodo della storia dell’Aquila che altrimenti sarebbe rimasto oscuro, un po’ opaco. Grazie alla sentenza e oggi, grazie alle cronache di Alberto Orsini, rimane comunque uno spaccato di luce all’interno di una vicenda che è complessa ma non complicata: ci ha visto in qualche modo tutti vittime e protagonisti in quell’epoca”

presentazione libro tranquilli

“Quando  viene pubblicata, la sentenza del giudice Billi rischia di ‘infettare’ il sistema, come una sorta di virus benigno, e lo Stato reagisce con un antivirus: la cura, sostanzialmente” sottolinea l’autore. “Quando è uscito il dispositivo – ha ricordato il cronista – nel giorno stesso le agenzie di stampa hanno battuto reazioni violente dei presidenti del Senato e della Camera, seconda e terza carica dello Stato. Lo Stato cura se stesso e alla fine ne esce ‘tranquillo’, per tornare al titolo del libro”.
Comunque, sempre secondo l’autore, “non importa quanto la sentenza di primo grado sia stata ritoccata al ribasso sia in termini di pene che di responsabilità. Sembra una debacle, eppure è rimasto un filo, che sottile non è, visto che 13 persone sono decedute in base a una responsabilità accertata non della persona De Bernardinis, ma del ruolo che ricopre, quello di funzionario di vertice dello Stato. Il bilancio finale è che lo Stato non ha funzionato in quella fase – ha concluso – E questa è una sentenza definitiva in nome del popolo italiano, ossia di tutta la collettività di questo Paese”.

presentazione libro tranquilli

Commissione Grandi Rischi, Marco Billi: lo Stato che non riflette su se stesso e non analizza il proprio comportamento, non fa passi avanti

È l’intervento di Marco Billi, estensore della sentenza e delle oltre 900 pagine di motivazioni, a centrare ancora di più il punto.

“Per me, è importante questa sentenza perchè per la prima volta ha concentrato l’attenzione e l’esame giuridico sulla possibilità di valutare profili di colpa nell’analisi del rischio. E un tema che, anche indipendentemente dal rischio sismico, a mio avviso è di estrema importanza. Poi, che in Cassazione si sia non voluto non riconoscere la valenza di quella determinata riunione della Commissione Grandi Rischi e focalizzare l’attenzione solo su un’improvvida dichiarazione a latere, è un altro conto. Che sia stata incisiva questa sentenza, lo ha dimostrato il comportamento della CGR nei mesi e negli anni successivi, forse memori dell’esperienza vissuta”

“Il secondo aspetto che andrebbe colto è proprio sulla comunicazione del rischio: viviamo in una società dove c’è fame di una informazione immediata, quale che sia. Chi comunica dovrebbe essere consapevole del fatto che le persone vanno alla ricerca delle notizie che vogliono sentirsi dire e chi comunica deve essere consapevole di questa propensione all’essere rassicurati, a cercare conforto più che informazioni dai mezzi di comunicazione”

“Il terzo aspetto: lo Stato deve essere in grado di processare sè stesso, mettere sotto giudizio anche dei funzionari per una analisi non corretta del rischio e accettarlo questo risultato. Se è sbagliata l’analisi processuale, può essere corretta anche nei successivi gradi di giudizio: ma non stigmatizzata come processo alla scienza. Non va preso quasi come se fosse una lesa maestà. Lo Stato che non riflette su se stesso e non analizza il proprio comportamento, non fa passi avanti”

Non si possono dire parole a caso nella comunicazione del rischio, questo credo che l’abbiano imparato tutti” aggiunge Picuti. Se nel cambio della comunicazione ci sia o no una nota polemica, non lo so dire. So che dopo il processo, ogni volta che le istituzioni pubbliche hanno informato la collettività circa rischi di qualunque genere, la comunicazione è stata molto più attenta, molto più ponderata. Una esperienza che stiamo vivendo tuttora, nel mezzo della pandemia di Covid19. Ad ogni parola si sentiva lo sforzo di prevedere e immaginare l’effetto che quelle parole avrebbero prodotto sulle persone che stavano ad ascoltare.

presentazione libro tranquilli

Don Attilio Cecchini, Antonietta Centofanti, il procuratore Capo Alfredo Rossini.

Tanti i personaggi, che non ci sono più e che vengono raccontati, attraverso i loro interventi, dentro e fuori il processo. “Mi fa piacere ricordarle perchè tutte queste persone erano chi parte civile, chi difendeva gli imputati, chi li accusava” ricorda in chiusura Fabio Picuti. “Ognuna di queste persone è stata importante per la celebrazione di questo processo. Un processo così complesso, con tante parti processuali, poteva essere svolto solo se a presiederlo c’era un Giudice bravo ed equilibrato, come il dottor Billi. Non è mai stato protagonista. Ma accanto al dottor Billi ci sono stati gli imputati, le parti civili e tutti gli avvocati che sono stati di una correttezza esemplare”

 

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