Sicurezza stradale e ciclisti

Sicurezza stradale e biciclette, il ciclista non è un intruso

"Guerra ad ogni autovelox, ciclisti visti come intrusi e pedoni che ringraziano quando un automobilista si ferma davanti alle strisce pedonali. Così non va". Sicurezza, ciclisti e utenza debole: un problema di educazione stradale

Settimane nere sul fronte degli incidenti stradali in Abruzzo. Inevitabile, allora, tornare a parlare di sicurezza. “Su alcune strade pedoni e ciclisti non hanno cittadinanza. Mancano cultura ed educazione stradale: ciclisti e pedoni non sono intrusi”.

Solo due giorni fa, L’Aquila ha dato il suo commosso ultimo saluto al giovane alpino Mauro Mannucci, nella chiesa dove avrebbe dovuto sposarsi. Mauro è morto, in sella alla sua bici, in un tragico scontro con un’automobile, al Cermone. Un tratto di strada, purtroppo, troppo spesso protagonista della cronaca nera cittadina.

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Una scomparsa tragica, quella di Mauro Mannucci, che ha toccato da vicino chi, come lui, coltiva la passione per la bicicletta.

Si tende a vedere la sicurezza del ciclista in maniera passiva. La gente pensa: ‘Basta che i ciclisti indossino il casco e transitino al margine della carreggiata’. Ma non ci si può limitare a pensare questo. Perché non è sufficiente un casco a salvare una vita e tutti devono essere responsabili e rispettare il Codice della strada.

A parlare alla nostra redazione è Filippo Catania, presidente Fiab Pescarabici, l’organizzazione ambientalista che è attiva per promuovere l’uso della bicicletta, quale mezzo di trasporto ecologico, in un quadro di riqualificazione dell’ambiente.

Catania parte dai dati di due settimane piene di sangue e dolore.

Sono stati sette, in 13 giorni – dal 22 agosto al 3 settembre – gli incidenti stradali avvenuti in Abruzzo. Cinque le vittime.

incidenti stradali abruzzo fiab

Questione di tempo, poco, e il bilancio si è ulteriormente aggravato, con 4 nuove morti sulla strada, questa volta di Bucchianico: dove lo scorso 4 settembre hanno perso la vita Alessandro, Massimiliano, Mattia Lorenzo e Domenico. Dati che non possono passare inosservati.

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“Il ciclista, come il pedone, costituisce l’utenza debole ed è quindi soggetto maggiormente ad essere vittima degli incidenti stradali, per questo bisogna proteggerlo. L’impatto tra un’automobile e una bicicletta, se avviene con la vettura che viaggia a 30 km/h, equivale per il ciclista a una caduta da un edificio di un piano. Se l’automobile viaggia, invece, a 50 km/h l’impatto per il ciclista equivale ad una caduta dal terzo piano. Basta questo a rendere l’idea di come non sia sufficiente un casco a proteggerlo e di come sia fondamentale sottolineare l’importanza del rispetto del Codice della Strada, da parte, ovviamente, di tutti gli utenti”, aggiunge Filippo Catania.

“Alla base dell’alta incidentalità c’è un grande problema, cioè la presenza sulle strade di un numero particolarmente elevato di automobili”, sottolinea il presidente Fiab PescaraBici. “In secondo luogo, ovviamente, c’è il mancato rispetto delle norme del Codice della Strada, che invochiamo da parte di tutti: da chi guida l’automobile, al pedone, dai ciclisti ai motociclisti, o da chi circola a bordo del nuovo mezzo che sta spopolando tra i giovani, il monopattino”.

Cosa cambia con le modifiche apportate dal nuovo Codice della Strada?

“Le modifiche hanno l’obiettivo di proteggere maggiormente l’utenza debole, quindi anche il ciclista. Ciò è fondamentale: perché viene incontro alle esigenze della mobilità sostenibile. La strada da imboccare – universalmente e non sono in Italia – è quella di una circolazione basata su norme e regole che mettano la prevenzione al primo posto, garantendo, appunto, la sicurezza dell’utenza debole”.

Parlando proprio di mobilità sostenibile, poi, Filippo Catania fa l’esempio dell’Aquila. 

“Molti cambiamenti sono accompagnati da critiche e polemiche. A L’Aquila, però, al di là delle polemiche che, ad esempio, hanno interessato le corsie ciclabili, si sta portando avanti un grande lavoro per una mobilità sempre più sostenibile. Tanti, soprattutto quando i lavori sono partiti qualche mese fa, si sono chiesti cosa fossero quelle strisce gialle apparse ai bordi di alcune strade cittadine. Strisce che non sono altro che le corsie temporanee per le bici, adottate dal Codice della Strada in virtù del Decreto Semplificazioni di luglio 2020. Ciò testimonia come, in ambito urbano soprattutto, l’attenzione nei confronti di ciclisti e pedoni stia progressivamente aumentando“. 

È anche, però, una questione di cultura e di informazione.

È necessario – conclude Filippo Catania – cambiare i termini della discussione, anche da parte degli organi di stampa. I pedoni non devono essere visti come intrusi e la strada non può essere occupata in maniera esclusiva dalle automobili: lo spazio delle strade è un bene comune. Eppure, quando qualche amministrazione comunale installa degli autovelox per tentare di controllare meglio il traffico veicolare, si scatenano vere guerre e si accusano gli enti di voler fare cassa. Tutto questo quando ci sono strade dove, purtroppo, pedoni e ciclisti non hanno cittadinanza e gli automobilisti non rispettano regola alcuna. È un problema di civiltà, cultura ed educazione stradale”.

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