#l'intervista

L’Afghanistan e gli equilibri scomposti, parla Mimmo Srour

L'Afghanistan, terra contesa da secoli. Oggi l'America lascia. Il punto di vista e le riflessioni di una partita che - non sembra - ma si gioca anche a casa nostra.

L’Afghanistan che cambia, l’America che lascia, la Cina e la Russia che si giocano il futuro, l’Europa che subisce. Mimmo Srour spiega il suo punto di vista.

La lotta in Afghanistan, il gioco dei ruoli, la battaglia navale che si gioca fino all’ultima goccia di sangue è qualcosa che va oltre la cronaca. Guardare ai fatti con un occhio strettamente occidentale non è sufficiente, ci sono altri attori protagonisti e altri motivi, dietro quelli apparenti. Oggi, dopo l’approfondimento dei giorni scorsi Afghanistan, Quagliariello: Da Obama a Biden nulla è cambiato, Il Capoluogo propone il punto di vista di Mimmo Srour, siriano di nascita, aquilano d’adozione, ex amministratore ed esperto di politiche del Mediterraneo.

C’è l’America di Biden innanzitutto, da guardare con attenzione perché dietro la faccia dell’attuale presidente si cela l’America profonda, quella del potere economico quella che muove i fili della partita. Biden oggi ha la responsabilità di aver gestito nel peggiore dei modi l’uscita degli Usa dall’Afghanistan con delle conseguenze disastrose da tutti i punti di vista. Ma bisogna andare a ritroso di anni per capire che il disegno parte con Obama e passa per Trump. Tutto era scritto: l’America va via, lascia spazio ai talebani dietro uno stretto accordo e sposta l’attenzione altrove. Dopo decenni va via dal Mediterraneo e guarda il Pacifico. Tutto lì si gioca il futuro.

Ne è convinto Mimmo Srour:

“Le decisioni importanti arrivano sempre dall’America profonda, dall’America del potere economico. E’ una sorta di baratto tra tra l’islam moderato e gli Stati Uniti che hanno deciso di spostare altrove la loro attenzione. Le forze talebane riempiono il vuoto lasciato da Biden in Afghanistan mentre l’America sposta l’attenzione sul Pacifico”.

afghanistan

Per Srour non è altro che un prosieguo delle Primavere Arabe. “Bisogna tenere a mente che l’Afghanistan non è lontano da noi, fa parte del Mediterraneo di quel grande medio oriente che va dal Pakistan al Marocco”. Una scacchiera fatta di paesi-pedine e di potenze vecchie e nuove. Gli Stati uniti da un lato, potenza non più infinitamente forte, nè economicamente che militarmente, e la Cina dall’altro, che ridisegna gli equilibri del mondo insieme alla Russia scomponendo ciò che è stato da decenni.

E intanto l’Europa? “Subisce le scelte dell’alleato senza interferenze e paga un prezzo alto. Anzi lo stiamo pagando già da tempo in termini di migrazioni ed economia”.

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