L'intervista

Notte della Taranta, Enrico Melozzi protagonista: quel sogno di un grande festival in Abruzzo

C'è il maestro d'orchestra abruzzese Enrico Melozzi tra i protagonisti della Notte della Taranta, l'evento che chiama a raccolta l'intero Salento. "Esportiamo l'idea in Abruzzo, siamo ricchi di canti tradizionali ma li abbiamo nascosti sotto il tappeto"

È in Puglia, “in Salento, specifichiamo” ormai dall’inizio di agosto, Enrico Melozzi, per preparare nei minimi dettagli il grande evento della Notte della Taranta, con il concerto del 28 agosto a Melpignano. “Sarà una serata magica. Il mio sogno è esportare un format di questo tipo anche in Abruzzo: ma questi progetti identitari richiedono impegno, risorse e tanto tempo”.

Lo contattiamo in una delle poche pause dal lavoro. Il maestro Enrico Melozzi ci racconta la sua prima Notte della Taranta da maestro concertatore. “Avevo già preso parte a questo grande evento come musicista, violoncellista per la precisione. Sono stato introdotto a questo mondo da Giovanni Sollima, mio amico fraterno. Quindi, ho anche diretto alcuni artisti nell’ambito di questo evento. Questa volta invece avrò un ruolo di primo piano. Sono state intense settimane di lavoro, anche in collaborazione con Madame: vogliamo regalare al pubblico uno spettacolo corale: i dettagli principali saranno svelati nella conferenza stampa di questa mattina”.

Qualche informazione, in realtà, è già nota. Come l’attesissima performance de Il Volo, il trio sarà diretto proprio da Melozzi. Protagonista anche Madame, che si esibirà in tre brani. Voce narrante dell’intera serata Albano, pugliese doc. Ovviamente, allo spettacolo potranno assistere un massimo di mille spettatori, per via delle disposizioni Covid.

“Sarà un bellissimo spettacolo, non vediamo l’ora di iniziare”.

Dalla Puglia il discorso si sposta, naturalmente, all’Abruzzo. E al sogno di un Festival che ricalchi l’identità della regione, da realizzare proprio sul territorio abruzzese. “Osservare cosa sono stati in grado di inventare qui in Salento, il Festival della Taranta, mi spinge a chiedermi se possa essere possibile esportare questa formula anche da noi, in Abruzzo. La vera attrattiva di un evento come questo che si svolge in Puglia, è la natura identitaria che nutre la manifestazione. Un qualcosa che in Abruzzo manca”. 

Non solo. Perché “negli anni la musica abruzzese, tradizionalmente poetica, si è trasformata in canzoni quasi da osteria. La poeticità è stata nascosta sotto al tappeto. Una direzione che stava prendendo la musica anche qui, poi c’è stato il lavoro di intellettuali, scrittori, registi, i quali, nel tempo, hanno creato un contesto culturale fondamentale che ha portato a questo evento di grande valore artistico e culturale, qual è, appunto, la Notte della Taranta”. 

In Abruzzo, “ci sarebbe un lungo lavoro da fare. Per mettere a punto eventi che richiamino attenzione, ospiti importanti e il pubblico delle grandi occasioni – anche da ogni parte d’Italia – occorrono risorse, organizzazioni meticolose e, soprattutto, serve che tutti, dalle istituzioni alle associazioni, passando per enti e cittadini, remino nella stessa direzione”.

La tradizione storica della Perdonanza Celestiniana, che proprio in questi giorni si sta svolgendo a L’Aquila, “è l’esempio di come il senso identitario e un rito. ormai scalfito nella memoria aquilana, possano arrivare lontano e rinnovarsi ogni anno, in maniera sempre nuova e sempre attrattiva. “È, tuttavia, quasi un unicum nel territorio abruzzese, un progetto che funziona, organizzato da professionisti e che ha da parte sua la forza della tradizione storica. L’Abruzzo, invece, segue spesso la logica del grande evento, trascurando le idee progettuali che portano le manifestazioni a radicarsi nel territorio e all’affetto della gente. Ci vuole collaborazione e ci vogliono convergenze politiche, organizzative, artistiche. Senza fazioni e senza spaccature generazionali. Dai bambini agli anziani, tutti dovrebbero camminare sulla stessa strada e avere un unico obiettivo, per creare, nel tempo, un evento di ampio respiro, che non venga semplicemente dimenticato il giorno dopo”.

Siamo una regione – conclude Melozzi – ricca di canti antichi, tradizionali. Iniziamo ad andare in giro, a registrarli, a tirare fuori dal tappeto impolverato quella musica poetica abruzzese ormai quasi dimenticata. Coinvolgiamo scuole, case di riposo: riarrangiamo questi canti e avviciniamoli alle nuove generazioni. Si può fare tanto e in tanto tempo, ma iniziare a seminare oggi ci permetterà di raccogliere il frutto del lavoro fatto un domani”.

leggi anche
enrico melozzi grande apertura
Il personaggio
Enrico Melozzi, dalle occupazioni a Teramo a Sanremo: l’arte per vivere e non per sopravvivere
enrico melozzi Sanremo
Attualita'
Sanremo, l’Abruzzo vince con i Maneskin: diretti dal teramano Enrico Melozzi
Anastasio
Cultura e spettacolo
Anastasio accende L’Aquila, ospite a I Cantieri dell’Immaginario con il maestro Enrico Melozzi
Enrico Melozzi
L'intervista
Teatro comunale di Teramo, nuovo ricorso, Enrico Melozzi: “Che vinca la giustizia, non gli interessi privati”