Cultura

Le nuove stanze della poesia, Igino Creati

La poesia e il ritratto di Igino Creati per l'appuntamento con la rubrica di Valter Marcone.

Igino Creati è nato ad Arsita (Teramo) nel 1946, ed è vissuto a Pescara per diversi anni, dove è morto il 28 maggio 2013.

Creati si è laureato in lettere classiche e ha insegnato italiano e storia nelle scuole superiori. Ha lavorato come giornalista per 15 anni nelle televisioni private. Ha collaborato a riviste e periodici con rubriche e interventi critici sulla letteratura contemporanea.

Ha ideato e organizzato numerose manifestazioni culturali tra cui il Premio Arsita e Premio Nazionale di Narrativa “Città di Penne”, esportato nel 1995 a Mosca su richiesta del Governo della Federazione Russa; nel 2007 anche in Germania, Grecia e Romania.

Le edizioni internazionali del Premio, che tanta fortuna ha avuto anche all’estero, prevedono concorsi gemelli con le stesse modalità di quello originale di Penne. Il Premio Penne è stato tra i primi a coinvolgere le scuole sia in qualità di giuria popolare che nell’accogliere, in un dibattito costruttivo, i finalisti, è tra i più importanti a livello nazionale e internazionali. Igino Creati è’ stato anche fondatore e Presidente dell’A.S.P.A. (Associazione dei Poeti Abruzzesi).

Le sue principali pubblicazioni sono: Gocce d’alba (1971), Dissidio (1973), La collina di luce (1975), L’onesta solitudine (1977), Via Donatello 23 (1986), Quarto piano (1995), Un tunnel lungo un cuore (2005), I cieli di San Pietroburgo (2007).

Vincitore di numerosi Premi di Poesia e di Critica Letteraria tra cui il “Città di Pisa” (due volte), “IL Ceppo-Nuove Proposte”, il “Chiaravalle” e il “Sant’Egidio”. Nel 1995 gli fu assegnato il “Vanvitelli” sia per la sua poesia che per la sua attività di promotore culturale.

Emerico Giachery scrive di lui nell’introduzione ad una delle sue opere: “Coerente, ben scandita e in progress l’esperienza espressiva di Igino Creati: cammino di conoscenza di sé e del mondo attraverso la parola e di crescente consapevolezza formale”.

Poco più che ventenne “tenta la via della poesia incominciando a parlare a se stesso, cogliendo le occasioni della cronaca per condensarle nell’orizzontalità del verso”, salutato con fiducia e speranza da una delle più alte voci poetiche d’Abruzzo, quella di Benito Sablone. Il quale nell’opera prima di Creati, Gocce d’alba, apprezza il recupero di “immagini dimenticate” restituite “a nuova vita”, in modo da consentirci “di riassaporarle come egli le sente e come noi le sentiamo la prima volta”. Non mancano, nel libro, momenti di fresco e musicale incanto: “Un raggio di luna apre il mare / il cielo dona tante stelle / in lontananza ai pescatori”. Oppure: “I rami degli alberi / graffiano l’ombre / mormora in aria / uno strano fraseggio / il silenzio”. Trascorsi appena due anni, ecco Dissidio: “piccolo cornpatto diario d’amore, dove la natura fa tutt’uno con la donna, il cui spirito e presente e vigile nell’acqua e negli alberi, nelle pietre e nel vento perché il senso panico permea tutte le espressioni del poeta il quale accetta l’esperienza d’ogni amore come se fosse sempre l’ultimo”. (È ancora l’autorevole Sablone ad avallare con partecipe simpatia questo “secondo tempo”).

Nella terza tappa dell’itinerario di questo “sincero e autentico poeta”, Gaetano Salveti constata che ormai “la composizione è matura, serrata in La collina di luce, una sintassi asciutta e come imbrigliata, sospesa tra i due poli del reale e dell’irreale, della veglia e del sonno, del naturale e del simbolico”. E “già si intravedono ipotesi di narrazioni e descrizioni meno avare, di un modo di intendere l’esistenza in termini di meditazione e di risoluzione dell’enigma”.

Patrizia Boi sul suo blog così lo ricorda: “Lo avevo conosciuto al Premio di Camaiore nel 2007, ci aveva presentato la poetessa Lucarini e ci eravamo scambiati i nostri libri, poi lui aveva vinto il Premio.

Igino Creati, il professore di Penne, aveva reso famosa la città di Penne portandola ad avere per un trentennio interessanti scambi culturali con i maggiori intellettuali italiani e con il mondo culturale russo, rumeno, greco. Lui è stato il Fondatore del “Premio Internazionale di Narrativa e Poesia Città di Penne” e il suo instancabile organizzatore fino al giorno della sua morte, avvenuta il 28 maggio a Pescara.

“(…)”Per me fondamentalmente Igino era un amico, mi ha fatto conoscere il mondo culturale russo dove aveva importanti contatti con il governo e con il suo Ministro della cultura e soprattutto sua moglie Tamara. Spesso lo andavo a trovare a Pescara, lui mi veniva a prendere e dopo mi accoglieva anche grazie all’ospitalità di sua moglie Tamara.”

CARO VENTESIMO SECOLO (da: Via Donatello 23) ed. Tracce

Confinato in città caotiche
di silenzi da non meditare,
caro ventesimo secolo,
pronto al disamore
ognuno è una parte di storia
una rivoluzione che spesso non accade.

UN PO’ DI SOGNI (da:Quarto piano)

E’ scandalo la vita parallela
il nostro essere sempre nei dintorni
così distratto eppure così teso.

L’amico s’allontana a piedi nudi
andando incontro al sole
ma già ritorna dietro la collina
il tenero coraggio dell’amore
a disegnare mete quotidiane
carezze intrighi e semplici colloqui.

Se poi chiama qualcuno da un balcone
(magari tu dal ciglio della strada)
ripenso l’ombra al centro della quiete
ti chiedo alzando il tono della voce
un po’ di sogni un prestito che manca
a questo ripiegare solitario
di ragione a questo sangue pigro
che muto assilla più d’una tempesta.

I CIELI DI SAN PIETROBURGO
Tu dalla tua lontananza
io dalla mia
difendiamo ognuno la propria verità.

Quando un nuovo giorno
è appena cominciato
chiamo per ogni stanza il tuo nome
e accendo a sera tutte le luci
sperando di vederti.

Ricordo ora la tua mano al ritorno
la stessa dell’andata
con diversa velocità
d’amore o di stanchezza – mi chiedo? –

Attendo un nuovo cenno
il profumo di te
che sai di terre russe.

Sento acuto il dolore
e osservo di profilo
te che guardi lo smalto sulle unghie
o allo specchio
il labbro tingi di rossetto.

Intanto rigenero il futuro
e mi chiedo – ti chiedo –
se avrai presto un altro sorriso
o solo tristezze
magari un’ombra
un salto che ti avvicini.

Ricorda, Tamara,
viverti è il solo grande gioco che mi piace
e non voglio perderti.

Pensami ancora
sotto i cieli di San Pietroburgo
di noi due solo tu sei
un punto certo di memoria
tra le strade affollate di turisti
tra i baci e gli abbracci dei ragazzi
pure dentro improvvisi silenzi.

Anche questo accade a fine giugno
nel percorso di una lacrima
che riassume l’esistenza.

E tu hai la mano tesa verso un fiore.

leggi anche
tina caramanico
Le nuove stanze della poesia
Le nuove stanze della poesia, Tina Caramanico
antonio alleva
Cultura e tradizioni
Le nuove stanze della poesia, Antonio Alleva
nicoletta fazio
Cultura
Le nuove stanze della poesia, Nicoletta Fazio