La crisi

Ristoratori, ma quale riapertura: tra freddo, spazio e linee guida fantasma

"Impossibile riaprire all'aperto", ristoratori in difficoltà, alla ricerca di linee guida per una riapertura sicura e, questa volta, definitiva.

Ristoratori, riaperture all’aperto? Più no che sì ad Avezzano. Maniche rimboccate e riorganizzazione in vista: ma non tutti hanno lo spazio per i posti all’aperto e le temperature tipiche del periodo, sicuramente, non aiutano.

Piegati da una chiusura dopo l’altra, si trovano di nuovo nell’incertezza di linee guida ancora assenti. Aiuti? “Poco e niente, mesi di sofferenza, settimane grigie spezzate solo dal lavoro nei fine settimana. In quanto ristorante-pizzeria, infatti, siamo riusciti a lavorare d’asporto. Di certo, però, le entrate non sono state sufficienti a recuperare i lunghi periodi di chiusura e un’attività limitata e condizionata dall’emergenza”. Chi parla è il giovane Davide Cozzolino, titolare del Ristorante Cozzolino di Avezzano.

Un locale a gestione familiare, fattore che ha indubbiamente aiutato nell’affrontare una situazione economica poco serena. Niente feste nel 2020 e appuntamenti saltati anche nel 2021 per la categoria dei ristoratori. “Non c’è stata la Pasqua un anno fa, poi, dopo la ripresa estiva – comunque contenuta a causa della paura di contagio – la chiusura autunnale è stata una nuova mazzata, che ha rischiato di dare il colpo di grazia a molti. Noi mandiamo avanti l’attività di famiglia e, quando serve, chiamiamo personale esterno nei fine settimana. Non dover pagare stipendi a molti dipendenti ci ha aiutato, ma abbiamo comunque dovuto sostenere tutte le spese per mantenere aperto il locale, lavorando con il solo asporto”.

Il coro da parte dei ristoratori è unanime. Non ci sono stati miracoli: le uscite hanno sempre superato le entrate. Bilanci in rosso, come le zone geografiche entro le quali sono stati costretti, per molti mesi. Qualcuno, però, ha scelto di reinventarsi e lanciare nuovi progetti, senza sapere ancora con certezza se a partire dall’atteso 26 aprile riaprirà all’aperto o meno.

Si potrà riaprire, è vero, anche se solo in zona gialla. Noi ancora, purtroppo, ad Avezzano siamo in zona rossa (lunedì 26 la città entrerà in fascia gialla ndr) – ci spiega Davide Cozzolino – Abbiamo un’area all’aperto ma, in considerazione delle nostre temperature, in genere la utilizziamo a partire da giugno inoltrato. Bisognerebbe investire di nuovo in attrezzature riscaldanti…Intanto personalmente ho deciso di scommettere sulla genuinità che caratterizza la nostra cucina. Ho aperto una pagina Instagram, chiamata Ju Pane è cotto, in cui propongo pane fatto in casa e prodotti in linea con le tradizioni della nostra zona”.

“Noi abbiamo spazio all’aperto, ma non si tratta di un’area con una qualche copertura termica, quindi dubito fortemente che per noi sarà possibile riaprire. Anzi, credo che, stando così le cose, quasi nessuno riaprirà da noi”. parole di Emilio Di Loreto, titolare de Il Ristorantino, a Cappelle dei Marsi, poco fuori Avezzano.

Quell’area che, questa estate, ha ospitato tanti clienti, nei pochi mesi di ossigeno per l’intera categoria dei ristoratori. “Noi, fortunatamente, potendo contare su uno spazio esterno ampio, nella stagione estiva siamo riusciti a lavorare, senza risentire in modo particolare di problemi legati alla riduzione di posti per il distanziamento. Questo stesso spazio, però, non potrà essere sfruttato ora, con la possibilità di riaprire all’aperto. Credo che in molte zone del Paese sarà impossibile riaprire, in questo preciso periodo dell’anno, con i tavoli allestiti all’esterno”.

“Siamo stati un po’ demonizzati dall’opinione pubblica: è stato veicolato, in parte, lo spiacevole concetto che fossero i bar e i ristoranti i luoghi di maggior contagio. Noi abbiamo sempre rispettato le regole. Ciò che vorremmo, adesso, sono regole chiare per una riapertura sicura e definitiva. Accompagnate, però da controlli a tappeto, perché è difficile fare tutto da soli. Noi facciamo il nostro lavoro e lo facciamo sempre al massimo delle nostre possibilità. Ad oggi sono incerto: perché ciò che più ci manca, ormai da più di un anno, sono le certezze su come poter svolgere il nostro lavoro”.

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