Il nodo delle riaperture

Scuola, si torna in presenza: tutti i problemi legati alle riaperture

Scuola in presenza: i problemi nell'Abruzzo interno aquilano tra zone rosse e connessioni ballerine. L'intervista al dirigente scolastico Antonio Lattanzi.

Tanti i nodi da sciogliere ancora legati alla riapertura della scuola, di ogni ordine e grado.

Il Capoluogo ha ascoltato la voce di un dirigente scolastico aquilano, il professore Antonio Lattanzi, un preside esperto di scuola e delle sue difficoltà, anche a prescindere dal Covid.

Già assessore della prima giunta Cialente, Lattanzi è preside dell’istituto comprensorio San Demetrio/Rocca di Mezzo. Viene da una lunga esperienza nel settore della scuola: dopo più di 20 anni di docenza presso la scuola secondaria Dante Alighieri dell’Aquila, dove insegnava educazione musicale, è passato a dirigere il plesso di San Demetrio, con tutte le difficoltà legate alla situazione dell’Abruzzo interno.

scuola san Demetrio

“La scuola sta vivendo un momento molto difficile – dice Lattanzi al Capoluogo – soprattutto in un territorio come il nostro, diversificato e in questo momento caratterizzato da zone rosse localizzate”.

L’Istituto Comprensivo San Demetrio-Rocca di Mezzo è formato da quattordici plessi, sei di scuola dell’infanzia, sei di scuola primaria e due di scuola secondaria di I grado accoglie l’utenza di un territorio che è composto da dodici comuni, otto fra la media Valle dell’Aterno e la Valle Subequana (San Demetrio ne’ Vestini, Villa S. Angelo, S. Eusanio Forconese, Fontecchio, Tione degli Abruzzi, Fagnano, Acciano e Fossa) e quattro nell’Altopiano delle Rocche: Ocre, Rocca Di Mezzo, Rocca di Cambio e Ovindoli.

Il territorio su cui insiste l’Istituto Comprensivo, quindi, è molto vasto e diversificato che comprende parte del comprensorio aquilano, la valle dell’Aterno, l’inizio della Subequana e l’Altopiano delle Rocche, situato in alta montagna e comprendente una porzione di territorio afferente alla Marsica.

scuola san Demetrio

“Attualmente, con questa disposizione, abbiamo dei ragazzi della seconda e terza media a casa perchè san Demetrio è zona rossa, e ragazzi delle superiori che, pur vivendo in zona rossa, vanno tutti i giorni a scuola a L’Aquila”.

“Siamo al centro e vittime di una grossa incongruenza, dopo aver fatto dei sacrifici enormi per poter garantire una scuola sicura e in presenza per tutti”.

Lattanzi da tempo chiede la scuola in presenza: “Si chiudono scuole con 25 alunni per classe e scuole con 25 alunni in tutto il plesso, scuole di città con la fibra a 100 Mbps e piccole scuole di frontiera con ADSL a 0,70 Mbps”.

DAD, Lattanzi: “Riaprite le scuole prima che sia troppo tardi”

L’istituto diretto da Lattanzi ha classi piccole: “Abbiamo una media di 16/17 alunni, 20 in pochissimi casi. C’erano e ci sono tutte le condizioni per fare scuola senza chiudere o costringere i ragazzi alla dad”.

Una dad, che in un territorio come l’Abruzzo interno aquilano, è resa ancora più difficile dalla connessione “ballerina”.

“Abbiamo fatto il possibile affinché i nostri studenti avessero il materiale necessario per potersi collegare e non rimanere indietro. Ci sono i bambini della prima elementare che, quando sono state chiuse le scuole, avevano cominciato ad essere alfabetizzati, a leggere, a fare i primi dettati e c’era la necessità impellente di non farli restare indietro. Ci sono i ragazzi che a breve avranno l’esame di terza media e quelli di prima, nell’anno fondamentale e spartiacque tra la fanciullezza e la preadolescenza!”.

“Sono mesi che lavoriamo per garantire i distanziamenti in classe: la scuola ha fornito tutti i dispositivi di protezione possibili. Ho avuto bisogno di banchi tradizionali in più e sono stati acquistati”.

Certo, sicuramente questa situazione di emergenza ha scatenato un po’ gli appettiti di tutti. “Arrivano i soldi per il defibrillatore? La mail della scuola è piena di pubblicità e offerte proprio su quell’articolo per cui abbiamo ricevuto il fondo”.

“In ogni caso abbiamo potenziato e comprato il materiale informatico, potenziato dove possibile la connessione, pur sapendo che da qui a qualche mese non avremo nemmeno l’organico Covid, che avrebbe potuto aiutare a organizzare la mole di lavoro quotidiana“.

L’ultima notizia sul tema è legata all’organico Covid: sembra che per il prossimo anno scolastico non ci siano le risorse per avere a scuola il potenziamento dell’organico Covid.

“Cosa succederà? Chi quest’anno che ha sdoppiato una prima, a settembre si ritroverà con la classe intera, perchè senza organico in più bisognerà riportarle all’unità”.

Per il preside questa situazione produrrà due effetti negativi: “I ragazzi, già ‘sballottati’ tra dad e scuola in presenza hanno cominciato con un metodo e  si ritroveranno a dover seguire un percorso diverso. Poi, non dimentichiamo che ci è stato detto da mesi di assicurare i distanziamenti e così, invece, dovremo rimetterli tutti insieme”.

“La nostra scuola ha gli spazi giusti e problemi non ne abbiamo, i numeri sono dalla nostra parte, però penso ai tanti istituti  in città molto grandi e non possiamo di certo partire dal presupposto che a settembre sarà tutto finito”.

“Veniamo da mesi di riunioni su riunioni per trovare la quadra, hanno potenziato anche i trasporti. Da Capestrano ci sono autobus che portano anche solo 2 studenti. Una mole di soldi investita e adesso dicono anche non va bene!”.

Per quanto riguarda l’organico Covid, se non sarà garantito anche per il prossimo anno si crea un altro problema.

Se la classe è troppo numerosa, metà andrà a scuola e metà in didattica digitale integrata: questo sarebbe un vero disastro”. 

Per Lattanzi, “La dad ha funzionato, la didattica integrata molto meno. Ho visto docenti fare lezione con il telefonino in mano, perchè il computer serviva ai figli che a loro volta stavano seguendo le lezioni da casa. Non è questo il modo di fare ‘buona scuola’, è un dovere etico e morale che abbiamo nei confronti di questi ragazzi”.

scuola computer

Ragazzi, che per Lattanzi, vivono già tante difficoltà, legate al post sisma e alla conformazione del territorio.

“Non dobbiamo dimenticare che qui la connessione non arriva ovunque: ci sono paesi come Goriano o Fontecchio dove spesso non funziona e se non tutti hanno le stesse possibilità, la tecnologia lascia inevitabilmente qualcuno indietro”.

Scuola in presenza e Covid: il problema è ciò che accade fuori

Per Lattanzi la scuola continua a essere un posto sicuro. “Non tanto qui da noi, quanto in città, bisognerebbe piuttosto vigilare e controllare cosa fanno i ragazzi, soprattutto delle superiori, all’entrata e all’uscita. Fuori i bar, davanti le fermati degli autobus stanno tutti insieme, spesso senza mascherina”.

scuola

“Si abbracciano, si toccano in quello che è un normale rapporto tra giovani che sono stati già privati di tante cose, ma non dimentichiamo che la scuola è solo veicolo di trasmissione e non un luogo dove si prende il virus“.

Questo periodo di difficoltà ha avuto però anche i suoi lati positivi: la scuola, nel 2021, ha capito finalmente la necessità di digitalizzarsi.

“Oggi posso dire che il livello di preparazione sulle nuove tecnologie è molto elevato. Eravamo bassi anche secondo le statistiche europee al primo lockdown e adesso sono stati fatti notevoli passi avanti. Qui da noi abbiamo inserito la figura dell’assistente tecnico, che viene una volta a settimana“.

Esame e scuola a distanza, preside Lattanzi: “in emergenza si fa tutto”

“Adesso, siamo molto concentrati sulla preparazione dei ragazzi che dovranno affrontare l’esame di terza media. I primi di maggio verranno dati gli argomenti e l’elaborato va presentato entro il 7 giugno. A differenza dell’anno scorso la promozione non sarà garantita ‘urbi et orbi’, ma è giusto così: devono poi affrontare 5 anni di scuola superiore, con il giusto bagaglio di competenze”.

“La pandemia ha creato un grosso danno: abbiamo perso quasi due generazioni e noi che ‘facciamo scuola’ abbiamo il compito di salvare il Paese dall’ignoranza”.

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