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Commercio aquilano, è crisi nera: non si muore di solo Covid, ma anche di fame

Crisi commercio: lo sfogo dell'imprenditore aquilano Christian Ceddia: "Non ce la facciamo più".

Il commercio a causa della pandemia sta vivendo una crisi senza precedenti: un enorme buco dal quale sarà difficile uscire e ci vorranno probabilmente anni.

E il commercio aquilano forse soffre ancora di più: dopo tutte le difficoltà legate al post sisma, alle spese sostenute per la delocalizzazione prima e tornare in centro poi, combattendo, ogni giorno, tra mille difficoltà.

Il Capoluogo ha raccolto lo sfogo, amaro, di un pioniere del commercio aquilano, Christian Ceddia, titolare del negozio di calzature Mazzitti che attualmente si trova su corso Federico II , aperto negli anni ’50 dal nonno Gianni.

Dopo un anno di “schiaffi” presi da un Governo maldestro e poco competente (che questi errori li annunciava e sosteneva in modo diretto e senza giri di parole), si è deciso di chiamare un grande esperto del mondo delle istituzioni che ‘sa come parlare alla gente’, così da farla stare tranquilla”.

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Viviamo una situazione assolutamente straordinaria, anche per noi del commercio aquilano che siamo veramente abituati e tarati alla difficoltà. Siamo protagonisti del periodo forse più buio per la nostra nazione”.

“Adesso, non sarà solo il virus ad uccidere, ma la disastrosa crisi economica conseguente: non si muore di solo covid, anche di fame! Non abbiamo più le speranze e le prospettive per guardare al futuro con serenità”.

Un’amarezza, quella di Ceddia, scaturita anche dalle decisioni del governo in merito ai ristori anche per il commercio.

“Erano mesi che il mondo delle imprese chiedeva a gran voce degli aiuti calcolati su base annua, perché dare 2.000€ ad un’azienda equivale a buttare soldi che potrebbero essere utilizzati in modo più sensato ed utile alla Nazione e Draghi cosa fa? Basa il calcolo dei ristori sul fatturato dell’anno 2019 a cui va sottratto quello del 2020 (e fin qui tutto bene), per poi dividere il valore della perdita annua per 12 (mesi)! La percentuale di ristoro va individuata (di nuovo) sulla perdita MENSILE una tantum!”.

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“Cosa è cambiato da Conte a Draghi?” L’unica differenza è che Conte lo diceva in modo diretto (forse per inesperienza a livello di dialettica istituzionale) mentre ‘il Drago’ ha provato ad occultare la cosa facendo partire il calcolo dal fatturato annuo! Questo ha fatto sì che il Popolo si sentisse anche preso in giro (si suol dire ‘cornuto e mazzìato’) e questo non poteva portare ad altro che ad un sollevamento di scudi sotto i palazzi del potere”.

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“Nessuno se lo aspettava dagli italiani, si pensava che, come al solito, si sarebbero solo lamentati e che con un paio di interventi mirati in tv il primo Ministro avrebbe placato gli animi”.

Siamo molto vicini al fondo, si è tolta anche la sicurezza del ‘piatto di pasta in tavola tutti i giorni’, che fin ora era bastato a tenere buoni gli Italiani! È il tempo adesso di ascoltare il grido di dolore dei lavoratori che con enormi sacrifici mantengono vivo il Paese, altrimenti si rischia quella rivoluzione che fino ad oggi non ci è mai stata”.

“Gli imprenditori italiani operavano già in condizioni di estrema difficoltà dovuta ad un’imposizione fiscale insostenibile, adesso si sta dimostrando che quel pensiero etichettato in modo dispregiativo ‘populista’, secondo cui le tasse venissero usate per gli interessi di pochi (maxi pensioni, maxi rimborsi…), è reale e giusto! Questo può diventare molto pericoloso”.

Oltre al danno anche la beffa: stiamo tutti aspettando contributi per poter sopravvivere senza essere costretti a chiudere e a febbraio l’INPS li ha chiesti a noi. Ci si aspettava un sostegno senza se e senza ma, senza neanche doverlo chiedere (così come è stato per i principali paesi europei e non) visto il peso fiscale che si è costretti a sopportare, ma così non è stato, anzi!”.

Questi miei pensieri non sono il frutto di uno ‘stream of consciousness’, è un anno e più che vivo come tanti altri colleghi una situazione pesantissima. Chi ci governa dovrebbe capire che non ce la facciamo più: ne va della vita e del benessere della nostra amata ITALIA”.

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