Crisi ristorazione

Ristoratori e Pasqua: la crisi “sparecchia” i locali ancora chiusi

Ristoratori in crisi nella seconda Pasqua di chiusure: aiuti arrivati “alla leggera” e che non bastano. Solo la passione come molla per andare avanti.

Per i ristoratori aquilani, come per tutti i colleghi in Italia, questa sarà la seconda Pasqua caratterizzata da chiusure, con l’unico palliativo dell’asporto e del domicilio che non basta a tamponare mesi di uscite senza incassi.

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La crisi conseguente al Covid non ha guardato in faccia nessuno, penalizzando se possibile, ancora di più, i tanti ristoratori i cui locali disseminati nell’hinterland aquilano, hanno sempre lavorato moltissimo in questo periodo, soprattutto tra Pasqua e Pasquetta quando comincia di solito il rito della gita fuori porta, in campagna.

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Il Capoluogo ha raccolto i sentimenti di alcuni ristoratori aquilani, imprenditori del food, sia in centro che fuori città. La lamentela che li accomuna è la critica verso la gestione della crisi, insieme ai mancati incassi nell’ennesimo periodo di festa caratterizzato da chiusure e divieti.

C’è anche chi cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno e non vede l’ora di ricominciare.

É il caso di una donna ad esempio, un’imprenditrice aquilana “tosta e gentile”, Ilse de Matteis, titolare dell’agriturismo La Villa, con camere e fattoria didattica, a Stiffe, vicino le grotte.

ristoratori ilse de matteis

Chiuso il locale, chiuse le camere, chiusa anche la fattoria didattica a causa della pandemia, quest’anno per Ilde sarà una Pasqua esclusivamente in famiglia, dal momento che ha deciso di non fare nemmeno l’asporto.

“A Pasqua abbiamo sempre lavorato tantissimo – spiega Ilde De Matteis al Capoluogo – anche con le camere. Abbiamo un bel giro di clienti affezionati e turisti che cominciavano a farsi vedere con costanza proprio in questo periodo”.

“La situazione è difficile per tutti i ristoratori, tutti gli imprenditori del settore che, in un territorio come il nostro, hanno sempre faticato per lavorare con continuità. Anche la fattoria didattica adesso è chiusa e chissà quando potremo ricominciare a lavorare, sperando che non siano più altre chiusure”.

Sempre in questo periodo, dopo Pasqua, nel locale di Ilde c’era un piacevole trambusto, fatto di preparativi per i tanti eventi che si potevano organizzare come cresime e comunioni.

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Adesso c’è tanto silenzio. Fatta eccezione per il breve periodo estivo, in cui abbiamo lavorato 2 mesi, continuiamo a spendere soldi per la manutenzione e tutte le altre spese, a fronte di incassi nulli. Il mio locale non ha la vocazione dell’asporto, vivo lontano dalla città, sarebbe stato inutile e dispendioso”.

Dopo l’estate 2020 infatti sono ricominciate le chiusure. Una situazione che ha fiaccato anche psicologicamente i ristoratori, trattati, da parte dell’opinione pubblica, come se fossero degli untori.

“Siamo stati quasi ‘rimproverati’ per aver lavorato, in pochi capiscono che sono stati mesi caratterizzati da spese costanti: ci sono i canoni di locazione, i pagamenti fissi per le attività, le utenze. È un dramma vero che stiamo vivendo: tutti, senza nessuno escluso. Ci è stato detto che avevamo guadagnato abbastanza tra luglio e agosto, senza immaginare che quel poco di incasso sia potuto servire per tappare i buchi delle chiusure di marzo”.

La cosa che fa arrabbiare adesso i tanti ristoratori come Ilde, è quasi una forma di “disinteresse” per il settore, anche a livello di aiuti.

I ristori ad oggi sono stati davvero poca cosa, la gestione degli aiuti è carente a fronte di un problema enorme, una voragine che sta strozzando un comparto intero. Abbiamo visto gli effetti negativi di una situazione straordinaria per tutto il Paese. Non sono un’economista, ma non hanno tenuto conto di tanti fattori e situazioni. Pochi giorni fa ho pagato 1500 euro di utenze varie, adesso dobbiamo fare alcuni lavoretti, come faccio se non incasso?”

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“Abbiamo deciso che anche quest’anno per Pasqua non faremo asporto, è un rischio troppo grande da affrontare con leggerezza: mettere a sistema una cucina per poi non avere richieste. Sono sposata, ho una bambina piccola, staremo in famiglia ricordando le feste passate, quando nel nostro locale c’erano risate e profumi di pietanze, in attesa di quella che sarà la resurrezione per tutto il settore”.

“Mi sto occupando della fattoria, questo è il periodo dell’anno dedicato alla rinascita, per la natura così per il bestiame: sono nati i maialini, a breve arriveranno i pulcini. Io vi aspetto con le braccia aperte e con un sorriso, anche se ancora nascosto dalla mascherina”.

Drammatica la situazione non solo per i ristoratori dell’Abruzzo interno aquilano, ma anche per chi ha investito in questi anni nel centro storico, come nel caso dei ragazzi dell’Antica Trattoria dei Gemelli.

“Praticamente le nostre giornate sono scandite dalle chiusure, questa è la seconda pasqua, dopo un ingente investimento fatto per tornare in centro storico”, dicono al Capoluogo i ragazzi “dei Gemelli”, che solo 2 anni fa hanno riaperto i battenti della storica trattoria in piazza Duomo.

ristoratori trattoria gemelli

Come a Natale, anche per Pasqua faranno il menù d’asporto o a domicilio. “Giusto per restare vicini ai nostri clienti, per non perdere quella linfa vitale, quella passione che ci consente di andare avanti nonostante intorno a tutto il settore si stia creando una voragine”.

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“Ogni giorno o quasi ci sono scadenze e spese da sostenere con affitti e pagamenti che non sono stati cancellati. Abbiamo puntato sul centro storico della nostra città, nell’ottica della rinascita post sisma, e ci ritroviamo ad avere mesi di inattività alle spalle e i sussidi della pandemia che hanno il volto e il sapore dell’elemosina”.

Per adesso, una tantum, sono arrivati 2000 euro, dal momento che il locale ha una partiva Iva nuova del 2019. “I ristoratori lo sanno, quello che ci stanno facendo è ridicolo, tenendo conto che abbiamo circa un migliaio di euro di spese al mese praticamente fisse”.

Ci dicono che possiamo fare l’asporto, come se una trattoria avesse mai avuto questo tipo di vocazione. Questa tipologia di lavoro va bene per altri settori della ristorazione, come pizzerie o paninoteche. Non è nemmeno corretto mettersi a fare panini e pizze, levando indotto ad altri colleghi, senza contare che, ad esempio, per fare la pizza devi avere determinate attrezzature e questo non è il momento di fare investimenti”.

Ci fanno riaprire dopo Pasqua? Chissà… Anche se fosse ci vorranno anni per rimettersi in piedi, sempre se non ci saranno altre ondate e altre chiusure”.

Chi non vede l’ora di riaprire, perchè vive di ristorazione e della presenza affettuosa dei suoi clienti, è Maria Leonardis, un’istituzione a Fonte Cerreto, alla guida dell’omonimo ristorante, che dirige con il piglio di un gendarme dal 1983.

ristoratori maria

Maria, come tutti i colleghi ristoratori, aspetta e non vede l’ora di riaprire, per ricominciare a fare la sua mitica pasta ammassata o la carne.

“Quanto mi mancate – dice quasi con commozione – non so se a pesare sia tutta la situazione o soprattutto questo silenzio che fa male. Chi è stato oculato qualche cosa l’aveva messa da parte negli anni, ma se attingi e non metti a un certo le risorse finiscono. Le spese corrono e stando in montagna, specie in inverno, se non fai manutenzione, se ne va tutto in malora”.

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“Le perdite che abbiamo avuto in un anno di chiusure sono state incalcolabili, non abbiamo mai fatto asporto, anche perchè stiamo lontani, e il locale comunque non ha questo tipo di vocazione. Qui non si viene solo per mangiare, ma per staccare dalla routine, per stare in pace, fare due passi, trascorrere una giornata in allegria, dimenticando il tempo”.

Non c’è mai stata Pasqua o Natale senza lavorare: che dobbiamo fare? Aspettiamo e quando sarà possibile io sarò qui, con il cuore aperto pronta a forvio stare bene!

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