Cronaca

Delitto di Barisciano, tornano i RIS

I Carabinieri del RIS tornano a L'Aquila per il delitto di Barisciano. Nuovi rilievi.

I Carabinieri del RIS tornano a L’Aquila per il delitto di Barisciano. Nuovi rilievi.

È previsto per la giornata di oggi un nuovo sopralluogo dei RIS di Roma nell’ambito delle indagini del delitto di Barisciano. I Carabinieri di viale di Tor di Quinto dovranno effettuare nuovi rilievi alla ricerca di ulteriori tracce relative all’omicidio di Paolo D’Amico, di cui è accusato Gianmarco Paolucci, 25enne aquilano in carcere dallo scorso 2 febbraio. I Carabinieri del RIS effettueranno, in presenza della difesa rappresentata dall’avvocato Mauro Ceci, ulteriori rilievi all’interno dell’appartamento in uso saltuariamente al giovane e attualmente sotto sequestro e sulle due auto, sempre poste sotto sequestro.

ris barisciano

Delitto di Barisciano, l’analisi sul pc.

Nel frattempo si attende la relazione del perito nominato dalla Procura sui dati estratti dal pc dell’accusato. Lo scorso 16 febbraio il perito ha estratto i dati, secondo la procedura, e da quel momento ha 60 giorni di tempo per consegnare la relazione che sarà valutata dalla difesa che, da parte sua, ha nominato come perito Antony Richa, un giovane di origini libanesi residente ad Avezzano, è già salito alla ribalta delle cronache locali per aver ricevuto premi in denaro da Facebook, per aver scoperto dei bug informatici che avrebbero permesso eventuali attacchi hacker. Sarà lui, per la difesa, a scandagliare i dati che sono stati estratti dal perito della Procura, che ha il mandato di verificare la cronologia degli accessi nella settimana a cavallo dell’omicidio e le eventuali comunicazioni tra la vittima e il giovane accusato, oltre a ogni altro elemento utile alle indagini.

Delitto di Barisciano, le indagini.

Diversi gli elementi da approfondire sul fronte delle indagini, a partire da un’altra impronta sul luogo del delitto fatta rilevare dalla difesa e non ancora attenzionata, dagli investigatori. Si tratterebbe di un’impronta differente da quella che si ritiene essere dell’assassino e non appartenente alla vittima. L’impronta, infatti, appare impressa nel sangue ed è evidentemente diversa dall’altra suola rilevata sulla scena del crimine, il che indicherebbe la presenza di una terza persona sulla scena del crimine.

Da chiarire, inoltre, i dubbi relativi alla “mano” che ha colpito D’Amico: una delle contestazioni avanzate dalla difesa, infatti, si basa sul fatto che il medico legale abbia indicato la mano dell’assassino come quella di un destrorso, mentre il 25enne accusato dell’omicidio ha dichiarato di essere mancino. In fase di interrogatorio, il giovane ha infatti firmato con la sinistra, ma un appartenente alle forze dell’ordine ha invece testimoniato di averlo visto in un’altra occasione firmare con la sinistra. Da qui i dubbi a cui si è tentato di rispondere sentendo la fidanzata, gli amici e colleghi di lavoro. Fidanzata e amici avrebbero confermato che il 25enne sia mancino. Dal posto di lavoro sarebbero emerse testimonianze meno univoche, nel senso che sarebbe stato riferito che il giovane avrebbe svolto mansioni utilizzando entrambe le mani.

Tra tanti elementi ancora da chiarire, però, una priva evidenza scientifica relativa alle analisi tossicologiche effettuate sul capello del 25enne arrestato ha evidenziato come il giovane, almeno negli ultimi 6 mesi (nel periodo ancora precedente è impossibile andare), non abbia consumato stupefacenti. L’esame ha riguardato un ampio spettro che va dalla cocaina all’eroina, fino ad hashish, marijuana e droghe sintetiche.

A carico del giovane, però, ci sono tracce del DNA che non solo lo collocherebbero sulla scena del crimine, ma anche a contatto con la vittima, precisamente nella zona delle caviglie. Secondo gli investigatori il DNA del giovane in quella zona si spiega con un trascinamento della vittima avvenuto al termine dell’omicidio. Tra le altre contestazioni, il cellulare del 25enne agganciato da una cella compatibile con l’abitazione di Paolo D’Amico e alcune incongruenze durante l’interrogatorio. La difesa, comunque, si riserva di contestare i rilievi dell’accusa, anche attraverso nuovi accertamenti tecnici.

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