Archeologia

Roio e dintorni: l’altopiano dei misteri

Roio, terra di archeologia e di misteri: una passeggiata con Fulgenzio Ciccozzi alla scoperta di quanto emerge dal terreno, tra ipotesi e suggestioni.

Roio, terra di archeologia e di misteri: una passeggiata con Fulgenzio Ciccozzi alla scoperta di quanto emerge dal terreno, tra ipotesi e suggestioni.

Roio. Camminando sul monte Serra, poco distante dalla chiesetta di San Lorenzo, e dai resti di un centro fortificato preromano, ci si imbatte in muri di pietra a secco che formano più cerchi concentrici di difficile identificazione nella sua interezza se non visti dall’alto o tramite una foto satellitare come ha fatto Carlo Scoscina che li ha scoperti esaminando i suoi itinerari di corsa.

roio archeologia

Le cinte murarie sono disposte a distanze regolari l’una dall’altra e separate da una leggera depressione del terreno che potrebbe far pensare all’impianto di alberi che un ex operatore della forestale, al quale mi sono rivolto, ha escluso poiché trattasi di un metodo insolito di piantumazione.

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Trattasi di antico luogo sacro?  Questa ipotesi non è da escludere poiché si pone in un luogo che, secondo lo studioso Adriano La Regina, si configurava come zona di confine tra i sabini e i vestini i quali, nell’ipotetica linea di separazione dei propri territori, usavano erigere santuari di confine. I muri, scomposti dal trascorrere del tempo, non sono di origine geologica e sono posti più o meno in piano il che fa escludere a ipotesi di terrazzamento.

Cercando di non “volare troppo in alto”, restiamo sempre sul colle prospiciente a Monteluco, all’interno del sito in cui sorgeva il monastero benedettino di San Lorenzo.  Fabio Fatigati mi fa notare delle pietre disposte in maniera regolare, lineare, dalla superficie piatta e levigata. Il tratto del pietrame emerso è coperto dagli aghi di pino del sottobosco.

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Dalla forma e dalla mancanza di profondità potrebbe verosimilmente trattarsi di un residuo di pavimentazione o di un incamminamento che collegava i diversi reparti del monastero o di successivi rimaneggiamenti edili dovuti al diverso uso che venne fatto della struttura conventuale. Ulteriori e auspicabili scavi darebbero una datazione e una lettura più approfondita dei corpi lapidei emersi.

Proseguendo verso il basso si giunge nel vicino paese del Poggio. Percorrendo via Spetino (nella parte sottostante della stessa è possibile notare grotte con evidenti segni di muri di separazione interni), nella zona di n’Fatiatu, incastonato nel muro di un vecchio fabbricato, c’è un reperto lapideo raffigurante un elmo romano, di epoca augustea, con un’aquila soprastante e un segno dorico laterale, molto simile a quello posto nella chiesa dell’Annunziata a Colle di Roio.

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Non si è certi, ma è molto probabile che sia stato rinvenuto nella zona amiternina della vallata dove è stato trovato altro materiale di risulta dello stesso periodo storico. Ma le sorprese non finiscono qui! Scendendo giù a valle, proprio nel cuore della piana, in un luogo adiacente al punto in cui più di un secolo fa furono trovate tombe risalenti all’età del ferro, emerge una chiazza di ciuffi d’erba, a forma di cerchio, che la nudità del terreno, reso spoglio dall’inverno, rende ben distinguibile. La macchia fa presupporre alla presenza ipogea di corpi estranei al materiale che costituisce il terreno circostante. Eventuali studi e ricerche su questi luoghi potrebbero regalarci inaspettate sorprese e aiutarci a conoscere una terra che unisce epoche remote al presente ma che a oggi non ha suscitato abbastanza interesse e curiosità degli studiosi.