Emergenza coronavirus

Didattica a distanza in Abruzzo, il day after

ABRUZZO - Didattica a distanza dalla scuola primaria alle superiori. Marsilio: "Decisione dolorosa", ma i genitori insorgono.

ABRUZZO – Didattica a distanza dalla scuola primaria alle superiori. Marsilio: “Decisione dolorosa”, ma i genitori insorgono.

“È stata una decisione difficilissima e dolorosa“. Così il presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, a commento dell’ordinanza che dispone la Didattica a distanza per tutte le scuole, dalla primaria alle superiori, lasciando in presenza solo nidi e scuole d’infanzia. “Parlo a voi, ragazzi più piccoli, della scuola primaria e secondaria di primo grado – scrive Marsilio – vi siete comportati in maniera eccellente. Rispettosi delle regole, con le vostre coloratissime mascherine indossate ore e ore, in aula, avete dimostrato di essere coraggiosi, maturi, dando a noi adulti la certezza che costruirete un futuro certamente migliore di quello lasciato da noi. Quindi voglio ringraziarvi, dal profondo del mio cuore: bravi, ragazzi! Vi prometto che questa chiusura è solo una breve parentesi che si apre per cercare di arginare i contagi e la diffusione delle varianti, che ci preoccupa molto. Un altro sacrificio che si chiede a voi e ai vostri genitori, per tornare alla serenità che tutti desideriamo. Siamo al lavoro per aiutare le vostre famiglie, che in questo momento devono fare i conti con il disagio e le difficoltà legate alla chiusura delle scuole. Non vi lasciamo soli”.

Didattica a distanza in Abruzzo, le reazioni.

Naturamente non sono mancate le reazioni all’ordinanza emessa; già da ieri, infatti, genitori e associazioni protestano per le difficoltà a cui molti andranno incontro, soprattutto nelle famiglie in cui lavorano entrambi i genitori. Senza contare che la DAD per alunni così piccoli presenta evidenti criticità. La richiesta principale, comunque, è quella relativa ai ristori.

Ma i dubbi non arrivano solo dai genitori degli alunni di primarie e medie, soprattutto per quanto riguarda la scelta generalizzata per tutta la regione: “Dalla metà di ottobre, parlo come pediatra, – scrive infatti la consigliera comunale del Passo Possibile, Emanuela Iorio – mi ero resa conto con i miei colleghi che stavamo entrando qui in città nel periodo che poi abbiamo vissuto. E non era una sensazione. Vedevamo quotidianamente ciò che stava accadendo nelle famiglie dei nostri assistiti e lanciavamo la richiesta di chiudere le scuole. Partendo dal presupposto che le scuole se necessario vanno chiuse, la notizia di oggi mi lascia alquanto perplessa. Gradirei sinceramente una maggiore trasparenza sui dati. Se dobbiamo chiudere tenendo conto della incidenza, chiedo pubblicamente quanti contagiati abbiamo nelle scuole aquilane? Di quali scuole si parla? A novembre alcune scuole anche qui in città rimasero chiuse per circa due settimane, ma registravamo numeri importanti di contagio sia tra gli alunni che i docenti. E ora? Di che numeri parliamo?”.

“La Regione – prosegue la consigliera – per fare delle scelte si avvale del supporto del Comitato Tecnico Scientifico, Comitato che tiene conto della incidenza dei contagi e sicuramente anche della presenza della variante inglese del Coronavirus. Di nuovo chiedo, delle due l’una. Si è sbagliato ad ottobre a tenerle aperte oppure ora a chiuderle con numeri nel comune aquilano che rasentano al momento la possibilità di essere in zona gialla? Perché non vengono disaggregati i dati nelle varie province? Perché ora i bimbi della mia città devono pagare lo scotto della DAD?”

“Esorto la politica cittadina, in prima persona il Sindaco, a dare delle risposte in nome della trasparenza che noi tutti desideriamo. E lo chiede una persona che ad ottobre quasi quotidianamente lo esortava telefonicamente di prendere provvedimenti. Capire è importante, in particolar modo quando le decisioni hanno risvolti importanti sulla vita dei più piccoli, quelli che nemmeno possono sperare di allentare l’impatto delle restrizioni facendo due passi in centro con gli amici di pomeriggio”.

Perplessità anche dai sindacati: “Se il problema delle scuole sono i contagi,  risulta davvero inspiegabile mantenere aperte le  scuole dell’Infanzia, dove, lo ricordiamo, il rischio è addirittura più alto, considerato che per i bambini non è previsto l’obbligo di mascherina e le insegnanti non sono dotate di dispositivi  FFP2″.

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