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La Valle D’Aosta sogna la normalità: ipotesi zona bianca

Numeri da "zona bianca" in Valle d'Aosta: sarebbe la prima in Italia.

La Valle d’Aosta ha i numeri teorici (contagi, pressione sanitaria, terapie intensive) per passare in zona bianca, la prima in Italia.

La decisione definitiva – che tiene conto anche di altri parametri – sarà presa dal ministro della Salute, Roberto Speranza.

La piccola regione alpina per la terza settimana consecutiva ha meno di 50 nuovi contagi ogni 100 mila abitanti. I ricoverati in ospedale sono 8, di cui solo 2 in terapia intensiva.

Le cifre che inducono all’ottimismo

Le cifre dicono appunto che per la terza settimana consecutiva l’incidenza dei contagi ad Aosta e dintorni rimane sotto i 50 casi ogni 100.000 abitanti: è una quota che consente di tenere tracciabile la diffusione del virus e che toglie pressione al sistema sanitario.

Negli ospedali della Valle, a conferma della situazione di cauto ottimismo, i ricoverati con una diagnosi di covid 19 sono appena 8, 2 dei quali in terapia intensiva.

Ulteriore fattore di sicurezza: nella regione, secondo i dati della Fondazione Gimbe la campagna di vaccinazioni prosegue spedita; il 3,13% degli abitanti è già protetto dal contagio, una percentuale seconda in Italia solo alla provincia autonoma di Bolzano.

Infine l’indice Rt, quello che ha un grande peso nella determinazione del “colore” era una settimana fa a 0,77, anche in questo caso tra i più bassi d’Italia.

Valle D’Aosta zona bianca: cosa cambierebbe

Intanto però, la Vallée sogna la normalità. Niente più coprifuoco dalle 22 alle 5, niente più chiusura obbligata dei locali alle 18, niente più didattica a distanza al 50 per cento, possibilità di aprire cinema e piscine e musei anche nel fine settimana.

Le palestre funzionano già, come riporta il quotidiano Repubblica, ma solo per lezioni individuali. Resterebbero l’obbligo di mascherina all’aperto e al chiuso e i protocolli di sicurezza per locali e mezzi pubblici. Questo sulla carta, perché mentre ancora aspetta la conferma ufficiale della promozione, il presidente Erik Lavevaz è già al lavoro per capire cosa sia utile aprire, e cosa invece è meglio tenere chiuso.

Sulla scuola ad esempio, è molto cauto: “valuteremo se ha senso tornare in classe tutti, con il rischio di dover riorganizzare la didattica a distanza tra pochi giorni”, dice. In teoria potrebbe ripartire anche lo sci da discesa, ma solo per i valligiani, finché durerà il divieto di spostamento tra le regioni. Ieri il mondo della montagna è sceso in piazza ad Aosta pere chiedere ” ristori e non speranza”, giocando sul nome del ministro della salute, accusato di aver stoppato la ripartenza dello sci, a 24 ore dalla prevista apertura degli impianti. “Anche per questo si dovrà fare una valutazione – chiarisce – un conto era avere la prospettiva di lavorare dal 15 febbraio, un altro è far ripartire tutta la macchina, magari per pochi giorni e senza clienti da fuori “ .

Insomma, se bianco sarà, sarà probabilmente un bianco “sporco”. “Potrebbe essere una boccata d’ossigeno “ dice Lavevaz.

“La nostra legge è stata impugnata dal governo, ma i numeri di oggi sono la prova che, nonostante, alcune nostre ordinanze, abbiamo agito con serietà per tutelare la salute pubblica”.

Tuttavia, avverte Lavevaz, “dobbiamo essere tutti consapevoli che la zona bianca non sarebbe un traguardo stabile: la discesa dei contagi si è già arrestata, e dobbiamo sapere che la zona bianca potrebbe durare anche solo una o due settimane ” avverte. “La situazione è fragilissima – dice – servirà quindi un’attenzione fortissima al rispetto dei protocolli e alla responsabilità individuale di ogni cittadino, per non vanificare i sacrifici fatti finora “ .

Oggi è convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza per organizzare i controlli delle forze dell’ordine, a preoccupare, soprattutto, i bar all’ora dell’aperitivo.

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