L'analisi

L’Aquila, un modello di città post Covid: cogliere le opportunità dall’emergenza

"Dopo ogni periodo di crisi, i popoli sono capaci di risorgere. L'Aquila, dopo il sisma del 2009 e l'emergenza Covid, sta lavorando per non farsi sorprendere". L'intervento del sindaco Biondi

La città che si rialza e si rimette in marcia. L’Aquila e la sua gente, esempio di resilienza. Dalle polveri alla rinascita, nel segno di un nuovo sviluppo, come fulcro di un intro territorio chiamato al rilancio post Covid. L’intervento del sindaco Pierluigi Biondi.

L’analisi del primo cittadino sul percorso compiuto da L’Aquila in questi anni. L’approfondimento riportato dal quotidiano Il Centro, ieri, domenica 14 febbraio. 

È un fatto umano, intimo e collettivo: dopo ogni periodo di crisi, decadenza o frattura, i popoli sono capaci di risorgere alimentando nuovi processi creativi, industriali ed economici. Si pensi al Rinascimento, al boom economico post bellico: epoche diametralmente differenti ma che rappresentano esempi di un Paese che “ce l’ha fatta” a superare le criticità con cui le generazioni passate sono state costrette a confrontarsi.

L’Aquila e il suo territorio, nel giro di pochi anni, hanno affrontato due profondi momenti di cesura: il terremoto del 2009 prima e l’improvvisa diffusione di una pandemia di portata mondiale. Di fronte alle ferite, ai lutti e alle lacerazioni questa terra ha mostrato, e lo fa quotidianamente, come sia possibile trarre un’opportunità anche da un’emergenza.

Non un semplice slogan, una dichiarazione fine a se stessa, ma un obiettivo da cogliere attraverso visione strategica e politica del futuro, una ridefinizione delle specificità, delle infrastrutture materiali e immateriali per luoghi interessati da un profondo processo di rigenerazione urbana. Il modello città post Covid – arriverà, stiamone certi – non sarà più quello delle megalopoli. Assisteremo progressivamente, invece, a uno spostamento del baricentro del sistema: dal saturo al rado, dal centro alla periferia. Già oggi progettiamo il momento della pandemia terminata e ci interroghiamo su come ripensare gli spazi fisici ma anche, se non soprattutto, le piattaforme produttive, le reti, i trasporti e i servizi essenziali.

Superato un fisiologico periodo di transizione, occorrerà essere pronti ad affrontare e a vincere le sfide che si proporranno all’attenzione non solo delle istituzioni pubbliche e degli amministratori, ma delle comunità stesse.

L’Aquila sta lavorando per non farsi sorprendere.

Il suo essere centrale rispetto alle aree interne abruzzesi e appenniniche, le competenze acquisite nel post sisma, la sua capacità di raccogliere in pochi chilometri quadrati importanti istituti, enti e aziende impegnate nel campo della ricerca e della formazione, la sua radicata tradizione culturale ne fanno un modello, replicabile e declinabile, per il sistema Paese. È nell’Aquila, e nel suo territorio, il paradigma per la gestione delle emergenze, che vede nell’istituzione della prima Scuola nazionale di formazione dei Vigili del fuoco, della Centrale emergenze del 118, nel potenziamento dell’aeroporto di Preturo, tre cardini fondamentali che integrano il progetto di valorizzazione e ridefinizione degli alloggi del progetto Case, costruiti per dare un tetto agli sfollati e che in futuro ospiteranno i futuri allievi. Una sorta di quadratura del cerchio, che solo lungimiranza, sguardo lungo e visione rendono possibile.

Qui sorgerà la Casa delle tecnologie emergenti – saranno solo sei in tutta Italia -, grazie al partenariato attivato dal Comune con i due atenei aquilani e altri prestigiosi enti di ricerca italiani e internazionali, che garantirà il trasferimento tecnologico alle imprese così da consentirne maggiore competitività e potere attrattivo. Peraltro rafforzato da un tessuto già maturo nei campi dell’aerospace o del chimico-farmaceutico. La rivoluzione green della mobilità sostenibile è già in atto, con bus elettrici, incentivi all’acquisto di bici a pedalata assistita, ormai di uso comune, così come, finalmente dopo troppi anni, si è tornati a investire nella sanità pubblica (solo a titolo di esempio, L’Aquila sarà presto dotata di un macchinario per la Pet fissa presso il suo ospedale).

Nel corso di questi anni, il capoluogo d’Abruzzo sta riscoprendo e riassaporando una vivacità artistica e intellettuale grazie alla capacità – nonostante le limitazioni legate al coronavirus – delle sue istituzioni ed enti teatrali, musicali e culturali, in cui si innesta l’attività della sede aquilana del MAXXI, ormai prossimo all’apertura, che ha mostrato di essere perfettamente integrato con la nostra fertilità. La bellezza, la vivibilità e la qualità della vita, confermata da rilevazioni scientifiche pubblicate recentissimamente, hanno contribuito alla riconoscibilità dei nostri luoghi non più solo mete di visitatori frettolosi o distratti, ma di viaggiatori consapevoli, alla ricerca di un’esperienza ancor prima che di una semplice escursione. Turismo, innovazione, formazione e cultura: le linee di sviluppo contenute nella Carta dell’Aquila, il manifesto delle città medie della aree interne sottoscritto a novembre 2019, sono chiari tracciati del processo attualmente in corso, in cui all’idea di smart city si sta sostituendo quella di smart land, per un nuovo umanesimo digitale, in cui al centro dell’attenzione vi sarà il ‘pieno’ metropolitano ma anche il ‘vuoto’ del territorio circostante, come sostenuto dal sociologo Aldo Bonomi.

Questo l’intervento del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, riportato sul quotidiano Il Centro.