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Gran sasso, ancora un rinvio per l’apertura impianti: è la mazzata finale

L'Abruzzo passa in zona arancione: ennesimo rinvio per l'apertura degli impianti sciistici. Il colpo di grazia per il comparto turistico. Campo Imperatore è in ginocchio: perdite fino a 600 mila euro.

La montagna sta attraversando le questa volta le temperature non c’entrano. La mazzata finale su quella che è una vera e propria industria turistica, il passaggio dell’Abruzzo a zona arancione e l’ennesimo rinvio per l’apertura degli impianti sciistici.

Siamo a febbraio inoltrato, l’apertura, inizialmente prevista per il 18 gennaio e poi rinviata al 15 febbraio avrebbe potuto portare quantomeno una boccata di ossigeno a un comparto gravato da mesi di spese senza incasso alcuno.

Adesso, il passaggio alla zona arancione, per 15 giorni, mette quasi una pietra tombale su una stagione finita ancor prima di partire.

Amareggiato, Luigi Faccia, direttore della scuola di sci Assergi-Gran sasso.

“La situazione – spiega Faccia al Capoluogo – sta assumendo i contorni di una tragedia comunque annunciata perchè, anche se avessimo riaperto, non avremmo mai potuto coprire in pochi mesi le perdite di quasi un anno”.

Il comparto turistico legato alla montagna, al turismo invernale nello specifico, è fermo praticamente dall’8 marzo scorso, dal primo lockdown.

Per Campo Imperatore nello specifico è una tragedia che si rinnova, una ferita che mai suturata del tutto che si riapre, dopo anni difficili caratterizzati da mancanza di neve e problematiche legate ai servizi.

Una storia nota ai tanti amanti e appassionati delle montagne che abbracciano il capoluogo di regione, aggravata adesso dalla crisi conseguente alla pandemia.

“La montagna è un servizio assolutamente essenziale, una vera e propria macchina economica. Adesso, il primo passo da fare è quello di sostenere tutto il settore, il governo non può essere sordo. I ristori che sono arrivati sono stati poca cosa, meglio di niente ovviamente, ma insufficienti a tamponare la mole di spese sostenute tra canoni, utenze e attrezzature”.

Un’eventuale apertura dal 15 febbraio, in ogni caso, e limitata dal lunedì al venerdì, per Faccia avrebbe significato, “Annullare il 90% degli incassi del comparto, ovviamente concentrati proprio nei giorni del fine settimana. Inoltre, c’è da considerare che a Campo Imperatore abbiamo ingressi contingentati anche per la funivia“.

Campo imperatore: la stagione è praticamente finita

“Nel caso specifico di Campo Imperatore le perdite ormai sono incalcolabili. Tolto Natale con cui solitamente si faceva il 50 per cento del fatturato e il Carnevale, resta marzo, se sarà possibile aprire. Quest’anno Pasqua cade il 4 aprile ed è impensabile poter immaginare anche solo di recuperare quasi un anno intero”.

Proprio in questi giorni, su a Campo Imperatore sono arrivati tutti i dispositivi e il materiale che avrebbero riconsentito l’agognata apertura del 15 febbraio.

“Dovevamo essere pronti all’eventuale riapertura del 15: abbiamo dovuto acquistare le attrezzature e le strumentazioni per le norme anti Covid, fatto il nuovo piano di sicurezza e il documento per la valutazione dei rischi. Sono costi che chissà quando riusciremo ad assorbire. Tireremo a campare, ma di certo non ci sarà la possibilità di recuperare a breve. Servono aiuti certi e servono subito: finora ci sono state solo chiacchiere”.

Gli impianti non riaprono, Dino Pignatelli: “600 mila euro i mancati incassi di questa stagione”

“Il dato di fatto è che siamo davanti a una stagione che fondamentalmente non si è mai ripresa dall’8 marzo scorso e una montagna che soffre di una crisi mai vista in passato. Questa è la realtà, difficile e amara da digerire”.

Il Capoluogo ha sentito anche Dino Pignatelli, presidente del Centro turistico Gran Sasso.

“Come in tutti anche gli altri settori, essendo la montagna un’industria a pieno titolo e regime, abbiamo anche noi diverse problematiche. Dai dipendenti in cassa integrazione, agli stagionali che sono a casa da mesi e noi che continuiamo a rincorrere la possibilità di aprire”.

“Anche se siamo chiusi le spese ci sono e sono fisse, giornaliere, mensili. Gli impianti sono aperti 4 giorni a settimana per gli allenamenti degli atleti FISI, la funivia funziona tutti i giorni ad orari regolari essendo un Tpl e inoltre c’è da fare una manutenzione essenziale e fondamentale che si spalma 12 mesi l’anno. Ci sono i dipendenti che lavorano sopra la funivia e dobbiamo garantire riscaldamenti e servizi essenziali costanti”.

“Davanti a noi c’è la prospettiva di poter lavorare un mese, forse due, a seconda delle temperature, la stima delle perdite si aggira a oggi intorno ai 600 mila euro. Senza contare che bisognerà ovviamente riconvertire anche le tessere di questa stagione per la prossima”.

“Questa estate abbiamo cercato di dare il massimo, toccando picchi anche di 10 mila turisti al giorno., nonostante le poche risorse. Questa situazione ci piega le gambe, ma troveremo insieme la formula e la chiave per ripartire. Non possiamo mollare, è la montagna che ce lo chiede”.

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