Arte e storia

La Visitazione, dalla Chiesa di San Silvestro al Prado: storia di un’amicizia tra Raffaello e Giovan Battista Branconio

L'Aquila-Madrid, Raffaello e Giovan Battista Branconio. Arte, storia e rapporti di amicizia si intrecciano, nascosti tra i colori de "La Visitazione" nella cappella della Chiesa di San Silvestro, copia dell'opera originale di Raffaello esposta al Museo del Prado.

L’Aquila – Madrid, Raffaello e Giovan Battista Branconio. Arte, storia e rapporti di amicizia si intrecciano, nascosti tra i colori de “La Visitazione” nella cappella della Chiesa di San Silvestro, copia dell’opera originale di Raffaello, esposta al Prado. Ma pochi ne conoscono tutta la storia.

Raffaello e Giovan Battista Branconio. Molti Aquilani sicuramente hanno visitato la chiesa di San Silvestro e ammirato la cappella della “Visitazione”, copia dell’opera di Raffaello, oggi custodita al Museo del Prado.

La curiosità nei confronti della presenza del pittore urbinate a L’Aquila si spiega con la storia di un’amicizia tra Raffaello e Giovan Battista Branconio, personaggio aquilano giunto a Roma alla fine del ‘400 e divenuto personaggio di spicco nella corte papale, prima sotto Giulio II della Rovere e poi sotto Leone X dei Medici.

A Roma erano anche vicini di casa: Raffaello progettò, in via Borgo Novo, un palazzo per il Branconio (poi distrutto per realizzare il colonnato di piazza San Pietro) e comperò il vicino palazzo Caprini come sua abitazione romana. L’amicizia tra i due è sancita dalla realizzazione di un’opera da parte di Raffaello nella cappella della famiglia Branconio, nella chiesa di San Silvestro a L’Aquila.

L’opera è la “Visitazione”, ossia la visita della Vergine a Santa Elisabetta ed è firmata in basso a sinistra “Raphael Urbinas”, eseguita tra il 1518 e il 1520, per la modica spesa di 300 scudi. L’opera è rimasta a L’Aquila fino al 1655 ma gli Spagnoli, che a quell’epoca dominavano il territorio, con trattative iniziate fin dal 1643, richiesero il dipinto in cambio di denari e di una copia da lasciare nella cappella Branconio. Dopo lunghe trattative il papa Alessandro VII autorizzò la donazione a Sua Maestà il re di Spagna, nonostante le rimostranze della popolazione aquilana e del capitolo di San Silvestro.
Così la “Visitazione” lasciò L’Aquila e prima fu esposta all’Escorial, poi sotto i Bonaparte portata a Parigi e infine ha trovato la sua collocazione al Prado.

Per capire il rapporto d’amicizia tra Raffaello e il Branconio, come testimonia lo storico Mario Chini, si ricorda uno scherzo realizzato dai due per il Papa Leone X. Il re del Portogallo nel 1514 aveva mandato al papà un elefante bianco di nome Annone, insieme ad altre bestie, per avere il suo appoggio contro gli infedeli. L’elefante, giunto davanti al Papa, si inginocchiò e versò “trombe di acqua odorosa” su tutti, conquistandosi le grazie del pontefice. Giovan Battista Branconio fu nominato custode dell’animale ma, forse per lo stress della vita di corte, il povero Annone morì.

elefante annone

Volendo fare uno scherzo al Papa, Raffaello, su suggerimento del Branconio, dipinse l’immagine dell’elegante sulla base di una torre, accanto alla residenza papale, con questa scritta: Voi, o numi, la vita che dovuta alla nostra natura di elefante, ci fu rapita dalla sorte, aggiungete a quella del grande Leone. Giovan Battista Branconio Aquilano, cameriere pontificio è preposto alla custodia dell’elefante, pose l’8 giugno 1516.

Quel che natura ci tolse Raffaello con l’arte ci restituì.

Presso la chiesa di San Silvestro a L’Aquila, nel ciclo degli affreschi della cappella Branconio, è presente l’aneddoto dell’elefante Annone, citato da Mario Chini.

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