L'indagine

Abruzzo arancione, pesa il calo dei tamponi processati a Natale

Perché l'Abruzzo è tornato arancione? Abbiamo analizzato, con l'esperto Riccardo Persio, gli indicatori presi in considerazione per la classificazione delle regioni. Pesa il calo dei tamponi processati nella settimana di Natale

Il 10 gennaio l’Abruzzo ripartiva dal giallo, per poi tornare arancione solo una settimana dopo. Con due indicatori su tre che facevano registrare un buon valore, il giallo sembrava possibile. Ma l’incremento dell’indice Rt è stato determinante: ha influito anche il calo dei tamponi processati durante le festività natalizie.

Abruzzo arancione. Pesano, soprattutto, i pochi tamponi analizzati nella settimana che va dal 23 al 30 dicembre 2020, sull’incremento dell’indice Rt, che ha portato l’Abruzzo in zona arancione insieme alla maggior parte delle altre regioni italiane.

Perché siamo tornati arancioni? Nonostante dati Covid alla mano, in molti ancora non sanno rispondere. Abbiamo provato a interpretare i numeri e l’analisi degli indicatori intervistando l’esperto Riccardo Persio, dottorando all’Università Kore di Enna.

Abruzzo arancione, i tre indici presi in considerazione per stabilire le fasce

Come ha stabilito il nuovo Dpcm, sono tre i parametri presi in considerazione per classificare le regioni nelle fasce a colori. Si tratta di:

1-incidenza settimanale del virus, cioè il numero dei casi per ogni 100mila abitanti registrati nell’area considerata;

2-indice Rt, vale a dire la probabilità che un positivo possa contagiare più o meno di un altro individuo;

3-indice di rischio, che si compone di probabilità di contagio e analisi d’impatto del virus.

Con Riccardo Persio abbiamo provato a leggere i dati che hanno riportato l’Abruzzo in zona arancione, dopo una sola settimana di allentamenti delle restrizioni in vigore.

“Partiamo dal primo indicatore, cioè l’incidenza settimanale. Per ragioni di lavorazione dei dati, l’Istituto Superiore di Sanità non considera i tre indicatori relativi a uno stesso periodo, bensì tiene in considerazione i dati disponibili più recenti possibili. In questo caso i dati sono relativi alla settimana che va dal 5 al 12 gennaio, tranne per l’Rt, calcolato su dati precedenti alla settimana citata. In questi giorni (5-12 gennaio) l’incidenza del virus in Abruzzo era nettamente al di sotto della media nazionale dei casi. Media nazionale che, nella settimana presa ad esame, era di circa 190 casi ogni 100mila abitanti. L’Abruzzo contava, invece, circa 130 casi ogni 100mila abitanti. Una delle incidenze più basse in Italia, più bassa anche di alcune delle regioni rimaste gialle”.

Passiamo all’indicatore sul rischio. “Anche in questo caso – spiega Riccardo Persio – l’Abruzzo presentava un indice di rischio moderato, con dati al di sotto della media nazionale”.

Con numeri che rendevano non così distante, addirittura, la zona bianca (che richiede un’incidenza non superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti), l’Abruzzo si è ritrovato invece nuovamente arancione. Decisivo è stato l’incremento dell’Rt, “passato dall’0,9 di valore medio della settimana che va dal 15 al 22 dicembre, all’1,18 della settimana successiva (dal 23 al 30 dicembre 2020 ndr).

Ma perché l’Rt è stato considerato in un arco temporale di molto precedente alla settimana presa in considerazione per gli altri due indicatori?

“Perché le schede paziente necessarie al calcolo del valore Rt richiedono più tempo di elaborazione. Quindi c’è il lavoro della Asl, una fase di controllo e poi la trasmissione dei dati definitivi all’ISS. In pratica, il dato dell’Rt che si considera è sempre relativo a settimane precedenti alle valutazioni che lo prendono in esame“.

Per comprendere quest’ultimo punto è necessario capire come viene calcolato l’Rt nelle elaborazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.

Abruzzo arancione, Rt e tamponi a Natale: cos’è successo

Il calcolo dell’indice Rt si basa su alcuni fattori importanti, “uno in particolare – continua il dottorando Riccardo Persio – ha inchiodato l’Abruzzo. Cioè il fattore che va a vedere la probabilità che una persona positiva sintomatica possa averne contagiato altre, prima che venisse posta in isolamento dall’Azienda Sanitaria“.

L’Rt, infatti, è un dato che viene calcolato considerando solo i casi Covid sintomatici, non quelli asintomatici.

Ai sintomatici viene chiesto il primo giorno in cui sono stati avvertiti i sintomi Covid. Poi, si tiene in considerazione il giorno in cui viene certificato il contagio, quindi l’effettiva positività del tampone. “I giorni che intercorrono tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi del tampone positivo creano un gap temporale, che è alla base dell’indice Rt“.

“L’ISS, infatti, suppone che una persona sintomatica – che abbia avuto un gap temporale più ampio – abbia di conseguenza maggiori probabilità di contagiare altre persone, rispetto a chi viene subito posto in isolamento. Quindi, maggiore è questo gap temporale e maggiore sarà l’Rt di una regione e viceversa“.

Qui subentra il ‘fattore Natale’.

Nella settimana precedente al 23 dicembre, l’Abruzzo ha fatto registrare 4mila tamponi al giorno, con picchi di 5mila. Nella settimana che va, invece, dal 23 al 30 dicembre, la media di tamponi analizzati è di 600 al giorno. “Andando a diagnosticare più tardi il Covid – nonostante probabilmente le persone in attesa fossero state già poste in isolamento – si va involontariamente e strumentalmente ad ampliare il gap temporale che fa incrementare l’Rt. Se, ad esempio, una persona ha avuto i primi sintomi il 20 dicembre, è stata sottoposta a tampone il 23, ma poi quel tampone è stato processato il 30, ovvio che il gap temporale sia rilevante”.

Nell’analisi sull’Abruzzo fornita da Riccardo Persio, può aiutarci a capire la situazione un grafico elaborato dallo stesso esperto.

grafico riccardo persio

“Nel grafico in foto, sull’asse verticale c’è la variazione percentuale dei tamponi processati, calcolata tra la settimana che va dal 15 al 22 dicembre e la settimana che comprende le festività natalizie, cioè 23-30 dicembre. Sull’asse orizzontale, invece, viene riportata la variazione assoluta dell’indice Rt medio del 22 e quello del 30 dicembre. Cosa possiamo notare? Una correlazione negativa quasi perfetta”.

Cosa vuol dire?

“Significa che le regioni che hanno ridotto maggiormente il numero dei tamponi processati hanno avuto l’incremento maggiore dell’Rt. L’Abruzzo è tra queste. Nel grafico basta vedere le regioni che si posizionano in basso a destra. Il puntino relativo all’Abruzzo corrisponde a due coordinate, appunto, la variazione del numero dei tamponi processati – per l’Abruzzo -35% – con un incremento dell’Rt tra lo 0,25 e lo 0,30. Un incremento maggiore dell’indice Rt si è avuto solo in Basilicata, dove, non a caso, è stato ancora maggiore il calo dei tamponi processati (-40%). In questo grafico, come si può vedere, il Veneto è un caso esemplare: non ha avuto una variazione significativa dell’indice Rt, essendo la regione più vicina allo 0 come variazione dell’indice, né ha diminuito di molto i tamponi analizzati. Si ritrova ad essere in fascia arancione, comunque, per altri numeri di rischio”.

Cosa si prefigura, adesso, per l’Abruzzo?

Penso che l’Rt possa scendere già dalla prossima settimana, permettendoci di uscire dalla zona arancione a fine gennaio. Ma se l’Rt è influenzato da questo gap temporale, emerge quanto sia necessaria la tempestività. È fondamentale tamponare il prima possibile le persone che manifestano sintomi, altrimenti si va ad incidere negativamente sull’Rt. Inoltre – specifica Persio – c’è in ballo anche lo stesso comportamento dei cittadini. Se una persona manifesta anche solo un sintomo deve avvertire subito la Asl: ciò serve sia a tutelare il suo stato di salute, sia a incidere positivamente sul valore Rt della regione”.

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La diminuzione del numero dei tamponi processati, tuttavia, è dipesa – nel caso della Asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila – da un’effettiva diminuzione di richiesta tamponi e dalla generale inflessione che sta avendo l’epidemia nell’aquilano. Altro discorso, invece, riguarda la provincia di Pescara o quella di Chieti. Lì, nelle settimane prese ad esame, si registrava un aumento del numero dei casi, che continua ancora in questi giorni: quindi sembra quantomeno singolare che siano stati processati così pochi tamponi“.

 

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