Cultura

Vaticano, tutti pazzi per il presepe di Castelli

Il presepe di Castelli esposto a San Pietro sommerso dalle critiche. "Ciò che è mancato a questa opera d'arte è stata la comunicazione": l'intervista alla dottoressa Lucia Arbace.

Il presepe monumentale di Castelli è arrivato a San Pietro: nemmeno il tempo di essere inaugurato che già sono “fioccate” le critiche.

Non si tratta di un presepe qualunque: quello di Castelli ha un’importanza storica e artistica notevole, una serie di pezzi costruiti dal 1965 in poi, con un ricco simbolismo.

Ma il presepe di Castelli, a pochissime ore dalla sua inaugurazione in Piazza San Pietro è diventato un vero e proprio caso internazionale, paragonato a quello di un paio di anni fa di “Spelacchio”, il povero albero di natale voluto da Virginia Raggi. 

presepe di Castelli

Critiche a pioggia dal popolo del web ma anche dalla stampa, che non è stata esente da feroci affermazioni. Sulla pagina Facebook di Vatican News i lettori si sono scatenati: “Un presepe osceno. Un’ offesa alla cristianità, un abominio”, “Il presepe Star Trek”, “Brutti i feticci-totem, inquietanti i personaggi presenti e distanziati”.

Questo il tenore di alcuni commenti presenti, in una vera e propria guerra 2.0 tra guelfi e ghibellini del web in cui i favorevoli e i contrari continuano a scagliarsi l’uno contro l’altro. Come se la pandemia non avesse insegnato nulla. 

Accade nel 2020, in un’epoca in cui tutti hanno accesso a tutto, dove nulla sfugge all’obiettivo, in un contesto dove anche un solo osservatore su un milione è in grado o si arroga il diritto di rivelare che “il re è nudo”o quanto meno pensa che sia così, sentondosi autorizzati a farlo sapere a tutti. 

È un presepe legato alla tradizione della natività di Gesù Cristo, ma affacciato alla società moderna con i personaggi che interrogano la storia, richiamando alla mente la conquista della luna, il Concilio Vaticano II e l’abolizione della pena di morte.

Occorre quindi fare un po’ di chiarezza; il Capoluogo ha allora sentito la dottoressa Lucia Arbace, ultima direttrice del Polo museale Munda, già Soprintendente per i Beni artistici e soprattutto studiosa dell’arte della ceramica in particolare modo di Castelli.

presepe di Castelli

Castelli, borgo del Teramano, è famoso in tutto il mondo per le sue preziose ceramiche, proprio lì sono state inventate le decorazioni per l’albero di Natale in ceramica.

Una tradizione che va avanti da generazioni, di famiglie, come quella del compianto Enzo De Rosa, che hanno portato le famose mattonelle in giro e nelle case e nei musei di tutto il mondo.

Il monumentale presepe di Castelli, già nel 1970 fu portato ai Mercati Traianei, nel ’75 a cavallo tra Natale e Capodanno fece un tour in Terra santa grazie ai francescani.

“Quelle prime apparizioni del prestigioso presepe, ebbero il plauso e il consenso da parte della critica. Oggi, prima dell’inaugurazione a Roma, avrebbe meritato una consacrazione di rito, una conferenza stampa almeno, che ne spiegasse al mondo le peculiarità in modo da non dover diventare oggetto di critiche sterili”, spiega al Capoluogo la dottoressa Arbace.

presepe di Castelli

Secondo la dottoressa Arbace quindi, “Sarebbe stato necessario ripresentarlo nella sua totalità e con un maggior approfondimento critico

. Poteva essere un’operazione importante che avrebbe dato a una pietra miliare della storia delle ceramiche di Castelli, il giusto tributo”.

Come ricordato dalla Arbace, il presepe ha visto la nascita nel lontano 1965.

“Si tratta di un pezzo unico. I 4 artefici sono stati Serafino Mattucci, artista straordinario e direttore dell’istituto d’arte “F.A. Grue” di Castelli, Potito Randi, patron della Spica,  2 docenti, Gianfranco Trucchia e Roberto Bentini che sono stati cooptati dallo stesso istituto di Castelli perchè ancor prima, negli anni della sua fondazione, l’istituto d’arte per rilanciare arte ceramica aveva chiamato a raccolta una serie di forze e personaggi di prestigio a livello nazionale. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che si tratta di un lavoro corale a cui hanno partecipato anche gli studenti dell’istituto”.

presepe di Castelli

“Le realizzazioni dei ragazzi e dei docenti dell’istituto d’arte negli anni sono state esposte alle Biennali e alle Triennali ricevendo anche premi e riconoscimenti. Il presepe nel tempo non è stato da meno, è stato acclamato dalla critica e riconosciuto nella sua interezza da personaggi come il compianto DaverioNon dobbiamo assolutamente sminuire la sua provenienza: Castelli è un vero e proprio scrigno per quanto riguarda l’arte antica e preziosa della ceramica. Un piccolo borgo che ha al suo interno una vera e propria oasi di creativit, con una intensa produzione di progetti assolutamente innovativi”.

“I pezzi del presepe sono stati concepiti secondo un progetto ben preciso, hanno al loro interno un legame stretto con i simboli della tecnologia e dell’Abruzzo. Sono stati cotti nei forni a tunnel, dei macchinari speciali per le temperature e per gli spazi. Nulla insomma è stato lasciato al caso”.

Ciò che è mancato e la pandemia non ha colpe, è stato il giusto spazio comunicativo. C’era bisogno di informare, affinché la popolazione capisse il prestigio di quest’opera. Il liceo artistico di Castelli aveva preparato una didattica del presepe ma è stato esposto alla fine senza alcuna esplicazione”.

“Un’offesa che oggi comporta un solo risultato: il presepe è in balìa della gente che lo guarderà commentando in base alla personale sensibilità senza capire la sua importanza artistica e storica”.

presepe di castelli
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