L'appello

Roio e il sogno degli impianti sportivi, che fine hanno fatto i progetti di sviluppo

Niente campo da rugby in località Le Fontane... e la riqualificazione della Pineta? Roio continua ad aspettare i suoi impianti sportivi. L'appello all'amministrazione comunali: "Nuovi progetti per nuova occupazione".

Roio, un appello al Comune: il sogno degli impianti sportivi, cosa prevede il futuro Piano Regolatore in merito?

Il contributo di Fulgenzio Ciccozzi

Cambiano le amministrazioni comunali, cambia il mondo ma non c’è nulla di nuovo sotto il cielo di Roio per quanto concerne la realizzazione di un vero e proprio impianto sportivo di cui si discute inutilmente ormai da decenni. Qualche anno fa, pare che quel sogno stesse per diventare realtà con la realizzazione di un campo da rugby in località le Fontane, un punto equidistante, con ampia possibilità di parcheggio e facilmente accessibile a tutti. A questo progetto avrebbero contribuito la provincia di Rovigo, lo stesso proprietario del terreno, la Old Rugby che per l’occasione organizzò una festa al parco del Castello, e la volontà di un pugno di persone. C’erano tutti i presupposti affinché fosse seminata una pianta che con il tempo avrebbe dato i suoi frutti.

Purtroppo questi non trovarono l’appoggio dagli stessi roiani e dagli enti pubblici che del caso avevano voce in capitolo. Niente da fare. Sembra che in questa vallata, vocata alla cultura, al turismo, allo sport e non certo all’industria, tutto sia precluso. Infatti, mi pare di capire che non rientra nemmeno nei progetti presentati dal comune di L’Aquila in virtù della legge regionale n. 41 del 2011 tra le cui finalità prevede la realizzazione di progetti e infrastrutture per la pratica di attività sportive, ludiche e di iniziative che facilitino l’aggregazione e la vita sociale. Probabilmente, la colpa è anche di noi roiani che non sappiamo farci rispettare e non crediamo fino in fondo alle potenzialità che offre il nostro territorio (potenzialità di cui trarrebbe beneficio anche L’Aquila) lasciandoci cullare dalla vicinanza della città nella quale è possibile praticare queste discipline sportive.

Ci è stato tolto il comune, poi la circoscrizione, a nostra difesa non restano che gli usi civici e i consigli territoriali di partecipazione, i quali – oltre ad avere solo facoltà consultive – con l’ultima amministrazione sono completamente scomparsi dalla scena amministrativa. Per quanto se ne dica, Roio è privo di rappresentanza e ognuno va per conto suo, il che di solito difficilmente coincide con l’interesse della comunità. E questo non è un bene.

Poi, mi chiedo, il Piano Regolatore di cui si parla da anni, prevede spazi adibiti alla realizzare impianti sportivi, ove possibile, in un punto baricentrico delle frazioni? Ne vogliamo parlare? A che punto è il progetto di riqualificazione della Pineta? È dovere dei nostri amministratori interessarsi di tutto il territorio comunale, senza marginalizzare alcune aree periferiche che necessitano di considerazione nonostante il disinteresse, non di tutti ovviamente, di buona parte della popolazione? Sono loro che mettendosi a disposizione volontariamente di “tutta” la comunità devono assumere il ruolo di pater familias della stessa e avere lungimiranza di realizzare ciò che è più congruo per il benessere dei cittadini e dei giovani soprattutto. Dunque, è all’amministrazione comunale che rivolgo un appello affinché la conca roiana, che nei progetti della “Grande Aquila” doveva essere il fiore all’occhiello della città, rientri tra i piani di uno sviluppo sostenibile che faccia dello sport, del turismo e della cultura il fulcro su cui fondare un futuro possibile, anche e soprattutto con la prospettiva di creare nuova occupazione.

Noi, roiani, invece, stiamo lasciando depredare, cementificare il nostro territorio senza battere ciglio e per giunta senza chiedere nulla o poco in cambio. L’anacronistico egoismo campanilistico di ogni frazione rema contro ed è forse uno, non il solo, dei pesi di cui dovremmo immediatamente liberarci se vogliamo che Roio possa risorgere. Non può dividersi ciò che la geografia, la storia e le tradizioni hanno voluto da secoli insieme. Mi dispiace dirlo ma questo piccolo paradiso a un passo da L’Aquila non lo meritiamo!

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