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Covid 19, l’urlo degli aquilani: “Chiudete le scuole”

Covid 19, il grido degli aquilani: "Chiudete le scuole prima che sia troppo tardi".

L’Aquila è fiaccata da questa seconda, tremenda ed inaspettata ondata del Covid 19.

Nessuno si aspettava che i numeri dei contagi portassero L’Aquila ed Avezzano alla stregua (per rapporto) dei numeri dei contagi di Bergamo dello scorso marzo. La seconda ondata ha trovato le due città impreparate e, dunque, indifese. Si sono persi i mesi estivi e non si sono studiate strategie ed interventi per affrontare le emergenze.

La redazione del Capoluogo in questi giorni di emergenza stringente, di confusione sanitaria e di paura è stata invasa da tanti messaggi preoccupati.

Il grido comune invoca la chiusura delle scuole, come extrema ratio per cercare di arginare questa pandemia. Le nuove regole di tracciamento, unite ai ritardi dei tamponi Asl, stanno creando dei danni irreparabili che sono sotto gli occhi di tutti.

Chi può tenga i bambini a casa.

“Chiudete tutte le scuole. L’istruzione e la socialità sono importanti, ma in questo momento la salute viene prima di ogni cosa”, è il grido disperato inviato al Capoluogo da uomini e donne che stanno combattendo il contagio in prima linea, al lavoro o al fianco di persone a rischio.

La scuola, in particolare quella dell’infanzia, sembra non essere il posto sicuro, che si vuole far passare. I bambini piccoli trascorrono le giornate a scuola senza mascherina e con le manine in bocca. Inutili le raccomandazioni delle insegnanti, inutile sanificare con alcool puro ogni centimetro della classe.

Sono tante le misure messe in atto per cercare di limitare il passaggio di germi e virus: classi bolla, sedie personali, scambi di materiale vietato, materiale usa e getta, ma i bambini piccoli vivono di contatto fisico interpersonale, di fisicità e di mani in bocca e nel nasino.

E poi in molte scuole i bambini di classi diverse salgono sullo stesso scuolabus senza mascherine. In altre scuole si riuniscono per il pre scuola ed il doposcuola nella stessa classe.

Sono tanti i casi registrati nelle scuole, non da ultimo una sorta di focolaio all’interno della scuola dell’infanzia e primaria del Torrione dove sono stati diversi i positivi registrati solo negli ultimi giorni.

Alla scuola primaria del Torrione, adesso chiusa, fino a 2 giorni fa, come anticipato dal Capoluogo, erano 5 su 8 le classi in quarantena, cioè circa 100 bambini con rispettive famiglie ed altrettanti fratelli. Per non parlare di insegnanti e personale ATA.

Covid19, diversi positivi alla scuola primaria del Torrione: genitori chiedono chiarezza

In una delle classi, a quarantena finita, si è presentato solo un alunno, gli altri sono rimasti a casa perché i genitori avevano troppa paura per mandarli a scuola.

Con la maggiorparte della città in smart working, con tanti negozi e attività chiuse a seguito del passaggio dell’Abruzzo da zona arancione a rossa, la scuola resta l’unico posto dove si continuano a condividere luoghi comuni e, quindi, possibile cluster dove contrarre e diffondere il Covid 19.

Covid 19, Tracciamento saltato

C’è poi il tracciamento saltato e la Asl in affanno, che giocano il ruolo fondamentale in questo perverso diffondersi a macchia d’olio.

Una storia ad esempio su tutte: una famiglia come tante, padre, madre e 3 bambini: il più grande frequenta la prima media, il mezzano l’elementare, il più piccolo la materna. Tutti in presenza!

La mamma non si sente bene: spossatezza, qualche linea di febbre. La mamma fa il tampone giovedì, non tutta la famiglia si sottopone al tampone, solo la mamma, e manda a scuola i bimbi fino al venerdì, pensando di avere l’influenza. Non crede di potersi essere infettata, non ha avuto contatti diretti con positivi.

Domenica sera il risultato: è positiva al Covid 19.

Nel frattempo i figli hanno continuato ad andare a scuola, a giocare con i compagni, a mettersi le mani in bocca e a mangiare in classe con gli altri, fin quando non è arrivato l’esito del tampone.

I bambini sono stati chiamati dalla Asl per fare il tampone 10 giorni dopo quello della madre. Se e qualora il bambino più piccolo dovesse risultare positivo, il tracciamento non sarebbe tempestivo e non fermerebbe i 15 bambini della classe dell’infanzia.

Così i possibili contagiati dal bambino continuerebbero ad andare in giro ignari di tutto, attivando il giro perverso di contagi. Come delle piccole api impollinatrici. L’aggravante è che un bambino di 3/5 anni spesso non ha la capacità di riferire tempestivamente i sintomi: perdita di olfatto o gusto, senso di stanchezza…

Nel caso di questa famiglia i 3 bambini, in 3 classi diverse e in 3 scuole di ordine e grado diverse (materna, elementare e prima media), sparse in punti distanziati della città, diventano vere e proprie ‘mine vaganti’, dove questi bambini possono aver involontariamente, semplicemente scambiando una merendina, contaminato una persona per classe.

Siamo sicuri delle scuole? Quando sono troppo piccoli è davvero possibile contenere il contagio? La pandemia ci chiede di fare un passo indietro e maggiori cautele.

Forse, è arrivato davvero il momento di chiudere tutte le scuole.

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