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Piazza Duomo, il cuore dell’Aquila

L'AQUILA - Piazza Duomo, il cuore della città tra due chiese e lo storico mercato.

L’AQUILA – Piazza Duomo, il cuore della città tra due chiese e lo storico mercato.

Piazza Duomo si apre al centro della città, scandito da linee perpendicolari che compongono i cardi e i decumani. Di impianto rettangolare con i suoi 140 metri di lunghezza per 70 di larghezza è una delle piazze urbane più ampie d’Italia. Sulla piazza affacciano numerosi edifici storici ma nessun palazzo nobiliare proprio perché da sempre era considerata uno spazio pubblico cittadino, appartenente agli aquilani. La tradizione vuole che nel medioevo vi fosse l’olmo della giustizia dove si svolgevano le esecuzioni capitali. La piazza è anche detta del mercato, poiché dal Quattrocento vi si svolgeva il mercato cittadino: sul lato meridionale erano presenti le botteghe artigiane, tra cui quella delle Cancelle, con i caratteristici portali a doppia apertura, una ad arco e rialzata sul piano stradale per la vendita e una di fianco più stretta e alta con vano a tutto sesto, chiamata Porta del Morto, che vennero smontate e ricostruite pietra su pietra per far posto al Palazzo delle Poste costruito nel 1922 .

Piazza Duomo e le sue fontane.

Ai due capi opposti della piazza, piè di piazza appunto e capo piazza, sono le due fontane che compongono il gruppo di “Fontana Vecchia”. Già presenti agli inizi del ‘300, allorché venne istituito sul sito il mercato, furono modificate nel corso dei secoli anche a seguito degli eventi sismici che sconvolsero periodicamente la città, finché nel 1927 le due vasche furono ampliate con l’apertura del nuovo acquedotto e dotate nel 1932 di due statue gemelle, opera dello scultore Nicola D’Antino. La piazza è caratterizzata da un notevole dislivello che termina con la Cattedrale dei Santi Giorgio e Massimo.

san massimo l'aquila

Piazza Duomo e San Massimo.

Il Duomo nasce con la fondazione della città dell’Aquila, allorquando il 20 febbraio 1257 Papa Alessandro IV vi traferì definitivamente la diocesi dalla precedente sede di Forcona; in realtà, forse sorta su una preesistente chiesa di San Giorgio, dopo la distruzione ad opera di Manfredi nel 1259, l’edificio intitolato a San Massimo di Aveia, le cui spoglie vi vennero trasferite nel 1414, venne ricostruita nella piazza dove si trova tuttora. Nonostante i periodici terremoti che hanno da sempre interessato la città e le varie ricostruzioni, il primitivo impianto a tre navate terminante con abside e transetto restò immutato sino al crollo del 1703: dopo questa data della costruzione originaria rimase solo il fianco settentrionale e alcune decorazioni interne. La ricostruzione settecentesca si prolungò per circa settant’anni, anche a causa di controversie legate alla costruzione della attigua chiesa delle Anime Sante. I lavori interessarono l’interno dell’edificio, decorati in stile barocco, mentre la facciata rimase a lungo incompiuta e la grande cupola, prevista dall’architetto, Sebastiano Cipriani, non fu mai realizzata. Fu solo a metà del XIX secolo che si decise di mettere mano al prospetto principale, adeguandolo allo stile neoclassico; tuttavia, sospesi i lavori nel 1860 per i moti risorgimentali, la facciata fu terminata solo nel 1928, come si legge dall’iscrizione in numeri romani sulla balaustra del coronamento, unitamente alle due torri campanarie. A seguito del terremoto del 2009, il Duomo ha subito gravissimi danni, con lesioni e crolli importanti nell’area del transetto. Nonostante siano ormai trascorsi 11 anni dall’ultimo sisma, la città è ancora in attesa dell’inizio dei lavori di restauro, il cui progetto verrà terminato auspicabilmente nel 2021.

anime sante

Piazza Duomo e Santa Maria del Suffragio.

Ortogonale rispetto al Duomo è l’altro edificio religioso caratterizzante la piazza, la chiesa di Santa Maria del Suffragio, al volgo le Anime Sante. Il tondo ad alto rilievo posto sopra il finestrone della facciata spiega l’intitolazione dell’edificio religioso: la Vergine Maria indica al Figlio le anime dei defunti, posti tra le fiamme del Purgatorio, per le quali funge da ristoro e intercessione. Una primitiva sede della Confraternita che si occupava del culto delle anime dei defunti era stata la chiesa di Santa Maria di Roio; in seguito, si era trasferita nei locali oggi occupati dall’oratorio di San Giuseppe dei Minimi. Poco si sa di questa precedente costruzione su cui si abbatté, devastandola, il terremoto del 1703; restano due altari reimpiegati nelle testate del transetto dell’attuale chiesa. A seguito del sisma, in un sito prospiciente la piazza, si edificò un oratorio temporaneo, una delle circa novanta baracche in legno che andarono a configurare quello spazio come area di accoglienza ante litteram. Nel 1708, la confraternita vide incrementate le proprie possibilità economiche, soprattutto grazie al sentimento di pietà popolare per le 2.500 vittime causate dal terremoto, cosa che consentì di edificare sul luogo dell’oratorio provvisorio una chiesa vera e propria. Abbiamo visto poc’anzi come il Capitolo della cattedrale di San Massimo tentasse di opporsi alla costruzione della nuova chiesa: in stato ancora di rudere, il Duomo avrebbe perso la preminenza sulla piazza, cosa che di fatto avvenne e che ancora oggi si ripete con la mancata ricostruzione dal sisma del 2009. La progettazione fu affidata a Carlo Buratti, architetto romano, che adottò una pianta tipicamente gesuitica: un’aula unica voltata in cui si aprono cappelline laterali in alternanza con diaframmi chiusi, e transetto non sporgente, sormontato da una cupola. La parte che tuttavia caratterizza la Chiesa del Suffragio e la piazza antistante è l’imponente facciata, realizzata solo nell’ultimo quarto del XVIII secolo, su progetto dell’architetto Giovan Francesco Leomporri. Si tratta dell’unico esempio in città di facciata barocca, esemplata sul gioco delle linee curve spezzate e dell’alternanza concavo-convesso di sapore borrominiano. Oltre al bassorilievo della Vergine del Suffragio, sono presenti, nella calotta terminale un fine cassettonato in stucco, quattro statue in nicchia (San Sisto e San Gregorio nell’ordine superiore; Sant’Antonio da Padova e San Nicola da Tolentino in quello inferiore). A seguito del terremoto del 2009, l’edificio ha riportato consistenti danni concentrati soprattutto nella zona del transetto; in particolare, in diretta televisiva nazionale, si assisté il 7 aprile al crollo di una cospicua porzione della cupola, tradizionalmente attribuita all’architetto Giuseppe Valadier. Grazie alla partnership del Governo italiano e di quello Francese, che ha contribuito economicamente al restauro, è stato possibile ricostruire la parte di calotta perduta e i preziosi decori del tamburo e della cupola. La chiesa delle Anime Sante è stata riconsegnata alla città nel dicembre del 2018. Oggi resta visibile un leggero dislivello tra la superstite porzione originale della cupola e quella ricostruita, come una sorta di cicatrice a testimoniare il tragico evento.