Sanita' in emergenza, la testimonianza

L’Aquila, famiglia ostaggio del Covid 19: “tamponi persi e Asl fantasma”

Covid 19, la denuncia di un aquilano: "I pazienti positivi in isolamento domiciliare, se asintomatici, non esistono per l'Azienda Sanitaria. Quando potremo sapere se siamo guariti dal virus?"

Sanità in emergenza Covid 19, una famiglia si ritrova chiusa in casa da un mese. “I pazienti positivi in isolamento domiciliare, se asintomatici, non esistono per l’Azienda Sanitaria. Quando potremo sapere se siamo guariti dal virus?”.

Il calvario per la nostra famiglia è cominciato dai primi sintomi che ho manifestato. Tosse, febbre e dolori articolari… era più di un mese fa. Era una domenica e, non riuscendo a contattare né medico di base né quello di guardia, sono andato in pronto soccorso con mia moglie, poiché anche lei aveva una tosse fastidiosa”. Racconta un aquilano alla redazione del Capoluogo.

Al pre-triage vengono effettuati i tamponi su marito e moglie, che danno esito positivo. Da quel momento sono scattati i controlli sui contatti stretti: “tutti sono risultati positivi. Mio figlio, mio fratello e sua moglie, oltre ai miei due nipoti”.

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“Intanto io vengo ricoverato, avendo qualche problema di ossigenazione e vengo dimesso quattro giorni dopo, per proseguire la terapia in isolamento domiciliare” – continua il suo racconto il lettore.

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È passato un mese, da allora, un’intera famiglia, che condivide una stessa palazzina – “noi abitiamo al piano superiore, la famiglia di mio fratello in quello sottostante” – si ritrova divisa tra “pazienti ancora positivi, pazienti negativizzati e casi in dubbio, a causa di tamponi andati persi. Persone bloccate per giorni o settimane, forse inutilmente. Con tutte le difficoltà connesse a un isolamento comune”.

“Solo la scorsa settimana siamo stati richiamati per fare il tampone e verificare una possibile guarigione dal virus. Io sono risultato ancora positivo, mio fratello e i suoi figli si sono negativizzati, sono risultati, poi, negativi anche mia moglie e mio figlio. Mia cognata, invece, è ancora in dubbio. Il suo tampone è ‘andato perso’. Lei è segregata in casa da 28 giorni, senza avere mai manifestato sintomi. Il Contact Center Asl continua a ripetere: ‘Non perdere la priorità’, ma restare in attesa al telefono è inutile. Se non digiti 3, per segnalare eventuale presenza di sintomi, nessuno ti considera”, denuncia l’aquilano.

“Mi chiedo che senso ha avuto fare tanti drive-in e investire risorse in questo servizio, quando l’attività principale, quella che vede la Asl e il Servizio Sanitario regionale impegnati a processare tamponi, non riesce a stare dietro all’ondata di contagi che sta colpendo la nostra provincia. Non sarebbe stato meglio potenziare quantomeno il laboratorio dell’ospedale San Salvatore? Ormai ci sono troppi nuovi casi, che portano nel dimenticatoio tutti quelli ‘vecchi’, ancora in attesa di negativizzazione. Cosa dovrebbero fare queste persone, per sapere se sono guarite e per poter riacquistare il diritto e la libertà di tornare alla propria vita? Al proprio lavoro? E si badi bene, non voglio fare polemica sterile. Voglio denunciare quanto accaduto a noi e a molti, per far sì che cambino le cose. Perché tutto questo è inaccettabile”.

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