Emergenza sanita'

L’Aquila, l’odissea di una 69enne: “Ricoverata per blocco renale, dopo 20 giorni positiva al Covid”

L'Aquila, prima l'impresa per l'arrivo di un'ambulanza, poi il ricovero per blocco renale acuto. Dopo 20 giorni dal ricovero il contagio da Covid 19.

Nel pieno dell’emergenza Covid, piovono testimonianze di imprese anche solo per avere un’ambulanza. Succede a L’Aquila, dove una 69enne è stata ricoverata, dopo varie peripezie, per blocco renale. A 20 giorni dal ricovero, poi, è risultata positiva al Covid 19. La vicenda.

leggi anche
san salvatore ospedale
Aggiornamenti covid19
Covid 19, ancora personale sanitario positivo al San Salvatore

Comincia tutto un mese fa, come racconta una familiare al Capoluogo. La signora, 69enne, inizia ad accusare sintomi legati a una gastroenterite acuta. “Viene contattato il medico di famiglia: la signora non mangiava, non beveva né urinava da tre giorni. Il dottore prescrive telefonicamente una cura, raccomandandosi di far reidratare la paziente”.

Covid 19, sanità in emergenza: “Non prendetevela con i medici di famiglia”

“Nel weekend – spiega ancora la familiare della signora – passiamo tre giorni a contattare il medico di famiglia e la guardia medica. Nessuno può visitarla, ma veniamo rassicurati: ‘manderemo l’Usca precauzionalmente per fare un tampone alla signora’. Inutile controbattere e spiegare che probabilmente il problema non è il Covid, ma il fatto che la donna non riuscisse a urinare da giorni e che, ormai, non riuscisse più neanche ad alzarsi in piedi. Non siamo medici, per questo non possiamo lanciarci in diagnosi personali”.

Quindi l’ultima spiaggia. Provare a richiedere l’intervento del 118. “Il personale sanitario, però, rifiuta di venire a prendere la signora. ‘Si tratta di gastroenterite, reidratatela’. Abbiamo provato a spiegare che ormai la donna si fosse completamente dissociata dalla realtà e che non riuscisse a bere nemmeno con una cannuccia, a loro volta ci hanno messo di fronte alla realtà ‘Potremmo anche venire a prenderla, ma dovremmo lasciarla in ambulanza‘”.

leggi anche
tensostruttura
L'emergenza
Covid 19, Ospedale di Avezzano: montata la tensostruttura

La signora vive in un’abitazione al terzo piano, “portarla in macchina si è rivelato impossibile. Non rispondeva più a nessuno comando e non riusciva a reggersi in piedi. Una mattina, allora, abbiamo minacciato di chiamare il 113: così è arrivato il 118 e ha caricato la donna, per trasportarla in ospedale. Al San Salvatore le viene diagnosticato un blocco renale acuto. Fortunatamente, però, bastano 4 dialisi e il blocco viene superato. Iniziamo a pensare che l’odissea sia finita qui, ma ci sbagliamo“.

Proprio quando si è passati alla fase degli accertamenti, per tentare di capire quale fosse stata la causa del blocco renale, una compagna di stanza della signora ha contratto il Covid 19. La signora era ricoverata in Reparto (Medicina Interna) precedentemente all’arrivo della 69enne.

Covid 19, Cialente: “L’Aquila come Milano, una guerra che si poteva evitare”

In quella stanza 4 pazienti sono state contagiate. Perché? Dopo 20 giorni di ricovero la nostra familiare è risultata positiva. È possibile che, nel 2020, si arrivi in ospedale con un problema e se ne esca con un altro? Non si è stati capaci di far funzionare nulla in questa emergenza. Dove sono le tanto annunciate distinzioni tra zone Covid e non Covid? Siamo arrabbiati, rammaricati e soprattutto impotenti. È inaccettabile che si gestisca in questo modo un’emergenza, perché poi siamo tutti noi a pagare, sulla nostra pelle, le conseguenze di questa cattiva organizzazione. Ecco a cosa portano i ritardi nei tamponi; ecco cosa comporta mandare al lavoro gente con febbre e sintomi”.

leggi anche
tamponi covid
Sanita' in emergenza, la testimonianza
L’Aquila, famiglia ostaggio del Covid 19: “tamponi persi e Asl fantasma”