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Elezioni USA, con Joe Biden l’America volta pagina

Dopo il conteggio di oltre 144 milioni di voti, l'America consegna il suo verdetto. Joe Biden, 78 anni tra qualche giorno, è il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America.

L’America di Biden volta pagina.

L’approfondimento di Riccardo Calvisi sulle elezioni presidenziali in America, con la vittoria di Joe Biden sull’ormai ex presidente Donald Trump.

Dopo il conteggio di oltre 144 milioni di voti, 5 giorni di scrutinio e vittorie sul filo del rasoio in una manciata di Stati chiave, l’America consegna finalmente il suo verdetto. Joe Biden, 78 anni tra qualche giorno, è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Donald Trump, il tycoon che solo quattro anni fa sbaragliò ogni pronostico, divenendo il 45° presidente degli Stati Uniti a seguito della vittoria ottenuta a scapito di Hillary Clinton, viene stavolta sconfitto a sua volta dal candidato democratico Joe Biden, personalità politica di lungo corso che vanta, quale incarico più prestigioso ricoperto sino a ieri, un doppio mandato da vicepresidente del Paese americano durante l’era targata Barack Obama (2009-2017).

L’America a Joe Biden: ora si cambia

In una terra che, tra gli altri, ha visto protagonisti tantissimi emigrati abruzzesi, arrivati sull’altra sponda dell’Atlantico in misura massiccia specie dopo la seconda guerra mondiale, la storia lascia il segno ancora una volta. Fuori dal Chase Center di Wilmington, nello Stato del Delaware, espressioni di giubilo e continui ed assordanti colpi di clacson fanno da sfondo ai discorsi celebrativi del neo-presidente Joe Biden, imperniato soprattutto sui temi di “guarigione” e di “unità”, e della senatrice californiana Kamala Harris, prima donna ad essere stata eletta vicepresidente, che ha definito gli Stati Uniti “un Paese di opportunità”.

“L’America è stata sempre caratterizzata da punti di svolta, da momenti in cui abbiamo dovuto prendere decisioni difficili riguardo chi siamo e chi vogliamo diventare” afferma Biden. “Siamo adesso ad un punto di svolta. La gente di questa Nazione si è espressa. E lo ha fatto assegnando una chiara vittoria, una vittoria convincente, una vittoria per noi, il popolo americano”.

L’ex vice di Obama ha parlato espressamente di un “tempo per guarire”, promuovendo tra l’altro uno “spirito di civiltà, moralità e conciliazione all’interno della Casa Bianca”. Non manca un riferimento ai sostenitori di Trump, alcuni dei quali hanno contestato la vittoria di Biden con manifestazioni in tutto il Paese: “Per tutti voi che avete votato per il presidente Trump, capisco la delusione. Anch’io ho perso un paio di volte in passato. Ma adesso è giunto il tempo di darci una possibilità. È tempo di mettere da parte l’aspra retorica, abbassare la temperatura, guardarci ancora, ascoltarci ancora”.

Fedele ai temi che hanno caratterizzato la sua campagna elettorale fino alla fine, ha aggiunto che cercherà di “recuperare l’anima di questa Nazione”. Ha assicurato che sarà un presidente che “cercherà di non dividere ma di unire, che non farà alcuna distinzione tra Stati repubblicani e Stati democratici, ma che guarderà quindi al solo interesse degli Stati Uniti d’America”.

“Lasciamo che questa cupa era di demonizzazione in America veda l’inizio della sua fine – qui ed ora. Il rifiuto dei democratici e dei repubblicani di collaborare non è dovuto a qualche misteriosa forza al di là del nostro controllo. È una decisione. È una scelta che facciamo. E se possiamo decidere di non collaborare, allora possiamo decidere anche di collaborare”.

Biden, che diventerà il secondo presidente cattolico degli Stati Uniti dopo John F. Kennedy, ha concluso il suo discorso richiamando l’inno cattolico On Eagle’s Wings, “Su Ali d’Aquila”, un testo che ha affermato essere molto importante per la sua famiglia. “E adesso, tutti insieme, su Ali d’Aquila, intraprendiamo quel compito che Dio e la storia ci hanno chiamato ad eseguire”.

Elezioni presidenziali America, la denuncia di Trump

Mentre Biden teneva il suo discorso, il presidente uscente Donald Trump ha continuato a contestare i risultati dell’elezione, additando, senza alcuna evidenza finora, presunti brogli elettorali, facendo riferimento in particolare al caso della Pennsylvania, che ha determinato per Biden il margine necessario a conseguire la vittoria. In conseguenza di ciò, lo staff della campagna presidenziale repubblicana ha lanciato azioni legali per contestare il processo di conteggio dei voti in diversi Stati, anche se non è ancora ben chiaro se, anche in virtù di un eventuale esito favorevole, possa esserci qualche possibilità di sovvertire il risultato finale.

In attesa dunque del riconoscimento della sconfitta da parte di Trump, il neo-presidente Biden ha affermato domenica di voler subito passare alla messa a punto della sua squadra di governo, affermando poi l’intenzione di concentrarsi, quale priorità della nuova amministrazione, sul contenimento della pandemia in corso, che dominerà con molta probabilità i primi giorni della nuova presidenza.

America e immigrazione

Sul fronte delle politiche migratorie, importanti cambiamenti si profilano all’orizzonte. Biden ha più volte sostenuto in campagna elettorale la volontà di fermare la costruzione del muro al confine con il Messico e di allentare le numerose restrizioni all’immigrazione imposte da Trump, con l’obiettivo dunque di favorire un’importante ripresa dei flussi regolari, la cui necessità è stata più volte riconosciuta in tempi recenti persino all’interno dell’amministrazione Trump.

Il capo di gabinetto della Casa Bianca, Mick Mulvaney, parlando a margine di un incontro privato nel febbraio del 2020, ammise infatti: “Siamo a corto di immigrati. Abbiamo bisogno di più immigrati per alimentare la crescita economica che abbiamo avuto nel nostro Paese negli ultimi quattro anni”.

Il fenomeno migratorio verso gli Stati Uniti, come noto, ha da sempre riguardato il popolo abruzzese da molto vicino. L’Abruzzo è infatti tra le prime regioni italiane, sia per numero di immagrati in proporzione alla popolazione che per i successi conseguiti dalla sua gente sul suolo americano, ad avere lasciato il segno oltreoceano. Basti pensare che circa l’80% dell’emigrazione abruzzese e molisana nel suo complesso dall’Unità d’Italia fino alla seconda guerra mondiale ha avuto come destinazione proprio gli Stati Uniti d’America. La comunità abruzzese nel Paese americano, riconoscibilissima per via delle tante eccellenze prodotte, soprattutto nel settore dell’artigianato e della manifattura, è insediata principalmente negli Stati della costa orientale. Non mancano però presenze consistenti di abruzzesi in Michigan, Ohio e Illinois, e persino nella lontana California.