La riflessione

Dpcm Coronavirus, il Governo rincorre e non previene

I Dpcm e i provvedimenti presi finora dal Governo sembrano rincorrere le situazioni, invece di cercare di prevenirle. Dalla scuola alle attività sportive, la riflessione di una professionista e madre aquilana

I provvedimenti presi finora dal Governo sembrano rincorrere le situazioni, invece di cercare di prevenirle.

Dalla scuola alle attività sportive, la riflessione di una professionista e madre aquilana di fronte alle decisioni prese nell’ultimo Dpcm per arginare i contagi da Coronavirus.

“Cosciente della imprevedibilità dell’andamento di una pandemia, mi permetto di osservare che i provvedimenti (DPCM e decisioni ministeriali) mi sembrano rincorrere le situazioni invece di cercare di prevenirle.
Per quanto riguarda la scuola: che senso ha avuto ordinare migliaia di banchi con le rotelle (tra l’altro non consegnati in tempo) ?
Le rotelle prevengono forse le infezioni virali?
Era prevista una didattica peripatetica?
Non sarebbe stato meglio strutturare una didattica a distanza, fornendo le scuole con adeguati strumenti digitali? Magari realizzare corsi di formazione ai docenti per ottimizzare l’utilizzo delle piattaforme e, magari, destinare qualche aiuto in connessioni e/o supporti digitali agli studenti che ne necessitavano?
I nostri ragazzi sono costretti a frequenze in presenza a scuola, quindi trasporti pubblici, per avere poi mezzo corpo docente in quarantena e assenza di supplenti per carenza di personale e fondi!

Per quanto riguarda i trasporti: aumentare le corse e ridurre la capienza, rendendo però gli orari dei lavoratori flessibili per diminuire l’affluenza nelle ore di punta (per esempio figli da portare a scuola, esigenze di lavoro). La gente comune non ha auto blu o tate a disposizione.

Per quanto riguarda le attività sportive: non risulta evidente che lo sport risulta necessario per uno stile di vita salutare? Rafforza corpo e mente!
Ricordo male o già si diceva mens sana in corpore sano? È scienza che il benessere fisico rafforza il sistema immunitario. Si vuole un popolo a rischio depressione?

Piuttosto regole certe, numero limitato in funzione della capacità di areazione e illuminazione dei locali, prenotazioni, orari più ampi, numeri certi non lasciati al buon senso( che abbiamo visto assente) o alla cabala.

Per quanto concerne la ristorazione: assolutamente d’accordo nel non dispensare alcolici in eccesso (problema mai affrontato ma molto diffuso negli abituali apericena) ma il buon senso non dovrebbe vietare la somministrazione corretta di cibi e bevande, bensì controllare e vincolare gli esercenti non tanto negli orari quanto nelle distanze poco rispettate. Cosa cambia in un aperitivo alle 18 o alle 20? Piuttosto tavoli distanziati , posti alternati.
Limitare gli orari non credo sia una soluzione sufficiente. Servono regole certe di distanziamento e, anzi, per uffici e negozi ampliamento degli orari con turnazione di personale: ne deriverebbero meno affluenza contemporanea e meno code.

Arte e spettacolo: perchè non immaginare concerti, spettacoli teatrali, cinema in grandi tensostrutture, con l’utilizzo degli spazi esistenti con adeguato distanziamento?
L’arte eleva lo spirito ed è stato detto: la bellezza salverà il mondo.

Purtroppo chi sa quanto durerà questa pandemia? Probabilmente continuerà ad avere un andamento altalenante.
Alla luce di questo, è inimmaginabile, intollerabile per gli equilibri economici e sociali rincorrere le situazioni.
Si ha bisogno di regole certe preventive che permettano una convivenza a lungo termine con la pandemia.

Parlo da professionista in ambito sanitario che ha ben chiara la priorità della salute di tutti ma che, altrettanto, ha la consapevolezza che le regole preventive possono essere attuabili con gli sforzi di tutti e meno sacrificio di alcune categorie.
Aggiungo che mi indispone e ferisce che un Presidente del Consiglio si preoccupi di menzionare, in un momento così drammatico, nei suoi comunicati televisivi, le sale bingo e i tabacchi, non certo servizi per la tutela della salute del popolo italiano.
Il popolo italiano ha bisogno non che si navighi a vista ma della capacità di adattare le vele al mutare del vento. Regole certe per mantenere una rotta.

Francesca Russo

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