Trasporti abruzzo

Trasporti Tua, l’odissea dei pendolari: posti in piedi in autostrada

Pendolari Tua, viaggio in piedi in autostrada sulla tratta L'Aquila-Teramo.

Viaggi della speranza per i pendolari abruzzesi che ogni giorno si spostano di provincia in provincia utilizzando i bus della societàTua.

Dopo il blocco (parziale) durante il lockdown, le corse Tua sono riprese ma diversi sono i pendolari costretti a viaggiare in piedi per mancanza di posti. Una vera e propria odissea in chiave moderna che affligge pendolari e studenti ogni giorno.

Un problema che affonda le radici da ben prima della diffusione del Covid 19 e del quale ci si accorge solo oggi in conseguenza delle misure di contenimento del contagio ed in maniera tardiva, probabilmente anche alla luce del fatto che il settore trasporti non sembra essere pronto a gestire la convivenza con il virus senza un’opportuna politica di sistema di ristrutturazione e ammodernamento.

L’ultima segnalazione a riguardo, in ordine di tempo, arriva dalla tratta L’Aquila-Teramo. Il sismologo e docente Christian Del Pinto utilizza i bus Tua per percorrere la tratta da L’Aquila a Teramo e sul suo profilo Facebook ha denunciato una situazione dai contorni davvero anomali con gente lasciata in piedi in autostrada.

“Sulle porte del mezzo urbano con cui ormai quotidianamente veniamo trasportati tra l’Aquila a Teramo è comparso un cartello: posti disponibili per emergenza covid 60“, scrive il professore Del Pinto sul suo profilo Facebook.

Ma com’è possibile una cosa del genere se l’attuale normativa – già ampiamente discutibile – prevede l’occupazione di solo l’80% dei posti e di sedili all’interno ce sono solo 53? Tra l’altro, con i 4 posti inaccessibili alle spalle dell’autista si scenderebbe a 49, per cui l’80% sarebbe 39. La matematica non è un’opinione. O almeno non dovrebbe esserlo.

“La soluzione del mistero è presto svelata: questo tipo di autobus, adibito per il trasporto URBANO, prevede anche POSTI IN PIEDI. Quindi, secondo chi gestisce questa tratta, noi potremmo dover viaggiare non solo in un mezzo in cui TUTTI i posti a sedere sono occupati (alla faccia del distanziamento che facciamo di tutto per garantire in ogni momento della nostra vita, perfino in famiglia), ma anche con 11 persone – magari abbonati – IN PIEDI. Dall”Aquila a Teramo. Sull’autostrada dove il viaggio in piedi è VIETATO da più di una norma per motivi che capirebbe anche un bambino di 6 anni.

“L’azienda però con questa scappatoia si tutela e risponde agli articoli sui giornali dicendo che la legge è rispettata. Tra danno e beffa non so se sia più grande il primo o la seconda. Di sicuro il disgusto li supera entrambi”.

Il problema non è solo la mancanza di posti ma anche l’obbligo della prenotazione che impedisce a chi magari deve fermarsi di più sul posto di lavoro di poter prendere agevolmente la corsa successiva.

Pendolari Tua, l’odissea e lo scaricabarile per la prenotazione delle corse

La società Tua Spa, secondo quanto appurato dalla redazione, ha già fatto sapere che non c’è la possibilità di avete nuovi mezzi perchè il mercato è saturo e che la soluzione sarebbe solo passare alla dad per gli studenti e allo smart working per i lavoratori pendolari.

Tanti sono i pendolari esasperati dalla situazione che hanno deciso di spostarsi in macchina con un dispendio di energie e denaro non indifferente, nonostante gli abbonamenti già pagati.

In tanti sostengono che la soluzione ci sarebbe anche perchè non si tratta di un problema solo “aquilano” ma che investe tutta la rete dei trasporti pubblici da Nord a Sud del Paese. Si è parlato, per ovviare al problema, di una diversa modulazione degli orari delle città, una gestione governata dello smart working, un potenziamento delle corse utilizzando i mezzi del noleggio Ncc ed un investimento tecnologico.

Sulla questione dei trasporti pubblici è intervenuto anche il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio; dopo una delle ultime riunioni dell’unità di crisi, aveva fatto presente che per quanto riguarda il problema dei trasporti abruzzesi, alla base c’era “una mancanza di mezzi sufficiente per coprire le ore di punta”.

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