Attualita'

Migranti, attenzioni e disattenzione della UE

Questione migranti e Unione Europea, attenzioni e disattenzioni.

Questione migranti e Unione Europea, attenzioni e disattenzioni.

Questa mattina, di buon ora, ho avuto il piacere di ascoltare dalla viva voce dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che la Commissione si appresta a sottoporre all’attenzione del Consiglio UE una proposta per l’accoglienza e la collocazione dei migranti che approdano sulle coste dei Paesi Europei. Non solo. Ha affermato, anche, che non è giusto e corretto lasciare tutto il carico della gestione ai paesi interessati e, in particolar modo, all’Italia. Bene, questa notizia non è soltanto importante dal punto di vista politico per il nostro Paese, ma risulta oltremodo gratificante per la nostra testata che, in materia di regolamenti che la UE avrebbe dovuto darsi da tempo, è in anticipo di almeno due anni, se non tre. A tal proposito ritengo giusto e opportuno provvedere alla pubblicazione integrale di quell’articolo, del 16 giugno 2018, perché in esso sono contenute le proposte programmatiche che la Signora Ursula von der Leyen ha fatto proprie. Eccolo qua.

«Migranti – Offese gratuite e apprezzamenti indecorosi –

Non avremmo voluto raccogliere le provocazioni scaturite dalla mancata accoglienza della nave carica di migranti da parte di Malta e dell’Italia. La polemica, però, ha raggiunto i limiti della umana comprensione e sopportabilità, soprattutto per certi apprezzamenti che nessuno di noi dovrebbe pronunciare nei confronti dei propri simili. Le dimensioni della intollerabilità di talune affermazioni, “vomitevoli”, andrebbero decisamente respinte al mittente, perché pronunciate da un Capo di Stato che, per dovere, dovrebbe sempre misurare attentamente l’uso di terminologie del genere, proprio perché i comportamenti assunti dal predetto per l’accoglimento dei migranti sono stati di una gravità indicibile.

Non vogliamo fregiarci della qualifica di profeti o di veggenti per il fatto che in tempi non sospetti, da queste colonne, abbiamo trattato ampiamente questo ed altri argomenti di assoluta attualità. Infatti, il 17 luglio 2017, abbiamo scritto testualmente: “Il problema dei migranti porta gli italiani al limite della sopportazione, soprattutto per l’ambigua politica dell’Europa e dei Paesi che la compongono”. Abbiamo anche scritto che il Presidente Juncker ringraziò pubblicamente l’Italia per le operazioni svolte in ordine all’accoglienza dei migranti. Sulla stessa linea si collocarono Re Guglielmo Alessandro di Olanda, il nuovo Presidente francese Macron ed Angela Merckel. Tali dichiarazioni, però, restarono soltanto parole. Infatti, nel giro di pochissimi giorni, guarda caso, proprio la Spagna, la Francia e l’Austria chiusero militarmente le rispettive frontiere. Nel prendere atto degli sforzi di accoglienza effettuati principalmente dall’Italia e dalla Grecia, abbiamo proposto una nostra tesi, volta a sollecitare la UE affinché provvedesse a dotarsi di una legge unica di base per la definizione inequivocabile di un disciplinare comunitario. Soprattutto per definire con certezza i nuovi confini comunitari, in maniera da organizzare razionalmente ogni forma di intervento per la tutela e la difesa del territorio europeo, senza lasciare soli e in balia degli eventi i Paesi frontalieri dell’area mediterranea. Appare quanto mai impensabile che, dopo aver accontentato le richieste turche, l’Italia non venga lasciata completamente sola. Elogiata sotto il profilo umano e sociale. Completamente ignorata per le problematiche connesse all’accoglienza e alla ridistribuzione degli immigrati. Questi, infatti, non fuggono per venire in Italia, ma per approdare nel primo Paese europeo, per poi dirigersi verso altre Nazioni che, puntualmente, li respingono. Proprio per questa specifica caratteristica sono stati definiti “migranti”, altrimenti sarebbe stata attribuita loro la diversa qualifica di “emigranti”.

Siamo tornati sull’argomento, tracciando uno spaccato  dell’Europa, partendo dalle origini, dalla CECA alla virtuale costituzione dell’Unione Europea. Virtuale perché? Perché, pur avendo fatto alcuni progressi distribuiti nel tempo, non ha ancora provveduto ad entrare nell’ordine di idee di una nuova realtà politico amministrativa di maggiori dimensioni. È una entità ancora troppo labile, con molti lati deboli, esposta alle intollerabili imposizioni del Nuovo Continente e alle possibili fagocitazioni dei Paesi dell’est, che ne stanno destabilizzando il già precario equilibrio attraverso evidenti invasioni commerciali, industriali e finanziarie. In pratica, si stanno impossessando delle nostre intelligenze, delle nostre capacità produttive industriali, artigianali e commerciali, attraverso l’acquisizione del patrimonio industriale e commerciale dei Paesi europei. Queste situazioni, oltre alle mire di alcune Nazioni comunitarie, dall’economia abbastanza forte, costituiscono un serio ostacolo alla creazione di una UE forte, compatta, razionale, dotata di una struttura politica unica, di una sola legislazione, di confini politici e geografici certi e inconfutabili, entro i quali possono e devono essere difesi e resi inattaccabili i diritti e i doveri degli europei. Soltanto in presenza di queste strutture politiche e amministrative la UE sarà in grado di stabilire come e dove svolgere il ruolo per la corretta distribuzione dei “Migranti” sul proprio territorio. Solo in presenza della certezza di una legislazione europea si potranno assumere atteggiamenti e pronunciare appropriati provvedimenti, con voce unica della UE, senza consentire a taluni Paesi di ergersi a depositari della verità e del potere per esprimere riprovevoli giudizi che, senza ombra di dubbio, gli altri Paesi dovrebbero esprimere sui propri comportamenti. Se la UE avesse potuto disporre degli appropriati poteri parlamentari, siamo certi che francesi e spagnoli non sarebbero stati autorizzati ad esprimere gli apprezzamenti pronunciati con estrema disinvoltura. Sarebbero stati sottoposti, con ogni probabilità, a provvedimenti di pesanti censure. Stante la situazione attuale, resta sempre più urgente il concetto che la UE deve ancora camminare e lavorare sodo per giungere a darsi la strutturazione di Comunità razionale, efficiente, efficace e in grado di camminare con le proprie gambe.»

Non ho potuto fare a meno di rilevare una importante sfasatura annunciata, in chiusura dell’intervento, dalla Presidente della Commissione UE. Ha iniziato il discorso con fermezza, asserendo che la ridistribuzione dei migranti sarebbe stata obbligatoria. Ma, poi, ha soggiunto che alcuni Paesi sono contrari. Perciò si renderà necessario che questi provvedano a versare una quota finanziaria, che sarà girata  ai Paesi che ospiteranno i migranti. Ancora una volta le cose non andranno bene. L’accoglienza dovrà essere, più che imposta, condivisa da tutti i Paesi della UE, altrimenti non ci sarà equità di trattamento e, in definitiva, non sarà ancora matura l’Unione Europea per la gestione totale, politica, economica e razionale del Continente.

Per chiudere, lasciatemi fare una sola considerazione. Il nostro giornale è stato, è e sarà sempre sulla notizia, precorrendo anche soluzioni di temi, programmi e ordinamenti con qualche anno di anticipo.

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