L'aquila

Premio Borsellino, a L’Aquila incontri sulla libertà di stampa

Premio Paolo Borsellino, a L'Aquila un incontro sulla libertà di stampa "sotto assedio". Prevista la partecipazione di giornalisti italiani sotto scorta.

Il Premio Borsellino torna a L’Aquila con gli incontri sul tema: “Libertà di stampa sotto assedio”

Nel corso dell’incontro di apertura a L’Aquila saranno consegnati i Premi a Stefano Pallotta Presidente dell’Ordine dei giornalisti abruzzesi e Christophe Deloire direttore di Reporters Sans Frontières.

La Libertà di Stampa in Italia è sotto attacco, sono infatti quasi 4.000 i giornalisti minacciati in varia forma in Italia dal 2019, secondo i dati di Ossigeno per l’informazione, mentre la sezione “Giornalisti Minacciati” del sito di FNSI viene costantemente aggiornata con nuovi episodi: l’attacco alla libertà di stampa e ai suoi rappresentanti è un fenomeno che negli ultimi anni è cresciuto notevolmente.

E’ sempre più a rischio il principio fondamentale del diritto di essere informati e della libertà d’informazione Per questo il Premio Nazionale Paolo Borsellino, giunto alla sua 25ª edizione, torna a L’Aquila con una intera giornata dedicata al delicato tema della “Libertà di stampa sotto assedio”.

Per lanciare la proposta di una modifica alla legislazione per inasprire le pene per chiunque si renda responsabile di minacce, querele temerarie, violenze o di qualsiasi forma di condizionamento dell’attività del giornalista.

Alla giornata che si svolgerà il prossimo 23 ottobre sono stati invitati tutti i 14 giornalisti italiani sotto scorta, i più famosi come Saviano, Ruotolo, Abbate, Angeli, Borrometi, Giletti e quelli meno famosi ma ugualmente in pericolo per le inchieste che portano avanti con coraggio. Nel corso dell’incontro di apertura che si svolgerà a L’Aquila con il patrocinio dell’Ordine nazionale e dell’associazione nazionale dei giornalisti “Articolo 21”, saranno consegnati i Premi a Stefano Pallotta Presidente dell’Ordine dei giornalisti abruzzesi e Christophe Deloire direttore di Reporters Sans Frontières, entrambi in prima file nella quotidiana battaglia per la libertà di stampa, un diritto che ogni Stato di diritto, assieme agli organi d’informazione dovrebbe garantire ai cittadini per assicurare l’esistenza della libertà di parola con una serie di diritti estesi principalmente. Denunce temerarie e citazioni utilizzate a scopo intimidatorio, querele, segreto professionale disconosciuto dai magistrati, editori che non offrono più la manleva e l’assistenza legale.

La possibilità di fornire un’informazione libera, corretta, scevra da condizionamenti è sempre più compromessa. Ordine dei giornalisti troppo timidi e spesso paurosi, fanno sempre più passi indietro davanti al sacrosanto diritto di denuncia, e non difendono gli iscritti che sempre più spesso vengono lasciati soli. Le garanzie sancite dall’articolo 21 della Costituzione sono di fatto pregiudicate.

Le minacce in varie forme tormentano i giornalisti. Eppure le regole in questo campo sono molto chiare, e il rispetto dei dettami professionali, del codice penale e delle varie carte deontologiche dovrebbero essere sufficienti ad evitare noie al cronista. Eppure le minacce di ritorsioni stanno diventando la più sottile e pesante delle intimidazioni nei confronti della libertà di stampa. Come difendersi? Puntare sull’approvazione di una nuova legge, inserire nel contratto di lavoro giornalistico il diritto alla tutela del cronista.

O diventerà un must anche per l’operatore dell’informazione sottoscrivere una polizza assicurativa? Ciò che conta per il giornalista è la piena autonomia, la tranquillità con cui svolge il proprio lavoro, il pieno sostegno dell’Ordine. Quando parliamo di condizionamenti ci riferiamo a condizionamenti di qualunque tipo, che possono maturare nell’ambito lavorativo o al di fuori. Oggi parliamo soprattutto dei casi più gravi, di minacce che vengono spesso da ambienti criminali verso i giornalisti. Ma non ci sono solo queste.

Dobbiamo fare le dovute differenze tra fatti più gravi e meno gravi, sapendo che in ogni caso il principio da tutelare è l’autonomia e la libertà del giornalista. Bisogna alzare il livello dell’opinione pubblica in difesa della categoria. Non lasciare soli i cronisti del tempo.

Non ci dobbiamo limitare a contrastare quelli che sono gli episodi di violenza fisica: ci deve essere un atteggiamento dell’opinione pubblica molto più protettivo nei confronti di chi è un elemento portante del nostro sistema della democrazia. Il controllo della stampa sulle attività della politica, dell’imprenditoria, ma vorrei dire anche della magistratura è fondamentale.

Credo sia importante sottolineare il fatto che i giornalisti vanno tutelati anche da quelle che sono le difese dalle liti temerarie che spesso vengono poste in essere contro i giornalisti anche senza ragioni valide, solo come strumento di minaccia.

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