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Wild Wild West, la mostra fotografica di Giulia Pignataro che racconta l’America

Wild Wild West, le foto di Giulia Pignataro in mostra all'Aquila per raccontare e descrivere i colori saturi, le suggestioni e le emozioni del suo sogno americano messo in stand by dall'emergenza Covid.

Wild Wild West è la mostra fotografrica della veterinaria aquilana Giulia Pignataro, che verrà inaugurata martedì 25 agosto alle ore 18:30 nell’ambito dell’evento “Aperitivo in Musica” a Porta Branconia, Viale Duca degli Abruzzi.

Wild Wild Est è la seconda esposizione che vede protagonisti gli scatti di Giulia Pignataro che raccontano il viaggio on the road di 6000 km in solitaria nelle terre del selvaggio West americano, protagonista di tante pellicole cinematografiche.

La mostra è visitabile dal 25 al 30 agosto nel pieno rispetto delle norma anti Covid.

mostra wild Wild West Giulia Pignataro

Giulia Pignataro si trovava proprio in America quando è scoppiata la pandemia. Era a College Station per concludere il suo dottorato di ricerca. Il Capoluogo ha raccontato di questa sua esperienza a stelle e strisce:

La storia di Giulia: un’aquilana in Texas per realizzare i suoi sogni

È riuscita a rientrare in Italia a marzo con molte difficoltà. Il viaggio, che viene raccontato dalle fotografie in esposizione  per Wild Wild West è stato proprio l’ultimo prima delle chiusure conseguenti all’emergenza Covid.

Coronavirus, veterinaria aquilana fugge dall’America

“Dopo il successo di pubblico e di critica della mostra Iceland dello scorso anno, Giulia Pignataro continua la sua ricerca sul paesaggio nella nuova esibizione dal titolo evocativo ed ironico Wild wild west, dal nome della celebre serie televisiva degli anni ’60 e del più recente blockbuster campione d’incassi”, scrive di lei l’artista aquilano Daniele Breccia.

Questa volta le dodici foto in mostra sono l’epilogo di un viaggio in solitaria di dieci giorni tra Nevada, Arizona, Utah e California: il sogno americano, gli orizzonti curvi senza fine, i colori saturi, la letteratura d’oltreoceano e tutto l’armamentario di suggestioni positive con cui ogni occidentale che si rispetti è nato.

mostra Giulia pignataro

“L’uomo, questo sognatore definitivo (Breton) è capace realmente di emozionarsi davanti a delle immagini che, come dicono gli artisti, semplicemente funzionano: queste in mostra ne sono la prova. Giochi di ombre e luci, l’intera campionatura dei blu, delle terre, un ocra da schiena di Caravaggio; colori spezzati, fusi, ritmo, pause e composizione: la maestria non ostentata fa scivolare una dopo l’altra quelle che sembrano diapositive retroilluminate.

E’ possibile distinguere tra otto foto di stampo più propriamente paesaggistico e quattro dall’aspetto marcatamente pittorico in linea col pensiero di Bonami che spiega come al giorno d’oggi le buone foto arrivino a sembrare dipinti e viceversa. Col primo gruppo entriamo direttamente negli scenari senza tempo della Monument Valley, del Grand Canyon e della Death Valley: land art allo stato puro senza intervento dell’uomo.

Ci ritroviamo nella scena iniziale di Paris, Texas di Wim Wenders con la musica di Ry Cooder: il paesaggio desertico è quello, i colori quasi innaturali a far da sfondo alla storia sono quelli. Ogni foto di Giulia Pignataro è una storia. Una storia che forse già conosciamo: non ci siamo mai stati in quei luoghi ma in un certo senso sono luoghi che abbiamo visto.

Walter Benjamin nel celebre saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”si domandava se attraverso la scoperta della fotografia non si fosse modificato il carattere complessivo dell’opera d’arte; partendo da qui, moltissimi artisti, da Sherrie Levine a Richard Prince, hanno iniziato a lavorare sul concetto di paternità dell’immagine e originalità assoluta dell’opera. Nella mostra ci troviamo davanti a immagini che abbiamo imparato a conoscere in un film o che abbiamo immaginato nei libri di Kerouac e proprio per questo sono evocative di memorie e sensazioni: il fine ultimo dell’arte è creare emozioni. Conoscere, ricordare e disimparare.

Nella seconda serie di foto non prevale tanto l’intento documentaristico che viene, ahinoi, spesso realizzato con stile distaccato, quanto piuttosto la capacità della fotografa di evocare l’aspetto mistico del posto, evidenziato dalla fissità quasi scultorea delle rocce e dagli sprazzi di luce e soprattutto di colore tipici della tradizione pittorica informale. Veli dalle tonalità del rosso e dell’arancio che volteggiano sagomati con pazienza e con svariato tempo a disposizione da una mano apparentemente immateriale.

L’uomo è assente ma francamente non se ne sente la mancanza. Dobbiamo ringraziare Giulia Pignataro per averci permesso di fare un viaggio nelle sconfinate riserve americane e soprattutto nei ricordi”.

mostra wild Wild West Giulia Pignataro