La vicenda

Parco Sirente Velino, ultima chiamata: la riperimetrazione “salva territorio”

Parco Sirente Velino, la riperimetrazione come ultima chiamata per il territorio. Confagricoltura: "La vecchia politica è fallita, bisogna agire. Altrimenti lasciamo campo libero allo spopolamento"

Parco Sirente Velino, la riperimetrazione continua a far discutere. Questione di sopravvivenza di un territorio alla sua natura ‘vincolata’, racchiusa dentro limiti che, con il tempo, sono sembrati sempre più stretti. La posizione di Confagricoltura.

Parco Sirente Velino e territorio: spopolamento, danni all’agricoltura, lavori di ricostruzione al rallentatore. La lista delle recriminazioni da parte del fronte dei Comuni, in particolare di quelli delle aree Subequana e dell’Aterno, è lunga e di lunga data. Criticità legate a quei vincoli considerati inattuali, rispetto alle odierne esigenze.

Da un lato, allora, ci sono i Comuni che hanno deliberato per una revisione del perimetro del parco che comporti l’uscita di propri territori da quei confini; dall’altro le associazioni ambientaliste (WWF al primo posto) che considerano non risolutiva la riperimetrazione del Parco Sirente Velino. Nel mezzo la Regione che – come ha spiegato il vice presidente della Giunta, Emanuele Imprudente ai microfoni del Capoluogo – raccogliendo le istanze degli enti comunali, ha proposto una legge che include, tra i suoi punti, anche la riperimetrazione.

E Confagricoltura? Abbiamo ascoltato il presidente Fabrizio Lobene, per capire la posizione dell’associazione di categoria in merito.

“Partiamo dall’inizio, noi abbiamo la massima fiducia nei confronti del Commissario e, ormai, sono molti anni che il Parco Sirente Velino è commissariato, dato purtroppo non positivo se pensiamo alla funzionalità del Parco che abbiamo oggi. Fatta questa premessa, non siamo né a favore né contro la nuova perimetrazione: ci limitiamo a guardare i fatti. Il Parco e questo tipo di perimetrazione erano stati organizzati anche per frenare il degrado economico e sociale della Valle Subequana. Fermo restando che, per le aree interessate come da programma, quest’operazione era un atto dovuto: si tratta, infatti, di zone particolari e con specifiche esigenze, quindi era normale prevedere una revisione del loro perimetro, in base alle odierne necessità”.

Parco Sirente Velino, un esodo cronico

L’area Subequana, in particolare, è ricovero della maggior parte degli animali selvatici, per motivi orografici, dovuti alla conformazione del terreno e a numerosi altri fattori. “In quell’area, negli ultimi 10 anni, si sono persi almeno 500 abitanti: se consideriamo che ci sono 6 Comuni che non superano i 500 abitanti, praticamente possiamo dire che si tratta di un territorio in cui si sono perse le tracce delle persone e si evidenziano sempre più quelle degli animali. Ci sono poche attività commerciali e anche poche imprese agricole e la Regione negli anni precedenti non ha fatto molto per risolvere la situazione”.

Questa l’analisi del presidente Fabrizio Lobene, che ritrae un quadro di difficoltà pesanti per un territorio che vede nella riperimetrazione un’ultima chiamata per un futuro possibile.

La prevista riperimetrazione può essere allora una soluzione ai problemi annosi di questi territori?

“Per uscire da una situazione ormai cronica – in particolare per quei Comuni maggiormente in difficoltà – sarebbe forse stato più opportuno accorpare il Parco al Parco del Gran Sasso, o trasformarlo in un Parco Nazionale. Questa seconda opzione, tuttavia, credo sarebbe stata particolarmente difficile da realizzare. Con un accorpamento, ad esempio, si sarebbe potuto contare su maggiori risorse economiche”.

Certo è che si sente, da ogni parte, il bisogno di un cambiamento, come sottolinea in conclusione il presidente Confagricoltura Fabrizio Lobene. “Il tipo di politica portato avanti finora è ormai fallito. Adesso è il tempo di agire, in maniera drastica e scientifica: se vogliamo lasciare campo libero allo spopolamento continuiamo con queste scelte scellerate, se invece vogliamo fare una politica di ‘inclusione’ cominciamo a mettere sul tavolo risorse e probabilmente raggiungeremo gli effetti sperati”.

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