Roio e la sua Madonna, un storia di devozione e riconoscenza

2 luglio, Roio ricorda la sua Madonna. Il contributo di Fulgenzio Ciccozzi.
Tutti i dipinti, tranne l’effigie della Madonna posta sul muro di un edificio a L’Aquila, sono del mio amico Teofilo Masulli. Qualche decennio fa, il cardinale Carlo Confalonieri (senza ombra di dubbio una delle alte cariche ecclesiastiche che prestò più attenzione alla devozione della Madonna di Roio) e poi monsignor Virgilio Pastorelli si prodigarono affinché la via Mariana rimanesse pedonale. La volontà dei due porporati era proiettata a preservare le caratteristiche ascetiche, ambientali e storiche dell’antico percorso mariano. Proprio da quella stradina ciottolosa, il Santo simulacro della Vergine con il bambino giungeva sul dorso di un mulo accompagnato da alcuni pastori lucolani che tornavano anticipatamente dalla Puglia. La sacra effigie fu posta, sul finire del Cinquecento, nella piccola cappella di San Leonardo che più tardi assunse proprio il titolo della S.S. Maria della Croce, in virtù della Madre del Cristo che ospitava e del simbolo di fede posto nelle sue adiacenze.

La storia del Poggio va di pari passo con quella della Madonna della “transumanza” la quale ha dispensato ricchezza spirituale ed economica alla comunità roiana, preservandola dalle ristrettezze imposte dalla vita grama dei secoli passati attraverso il lavoro elargito alle maestranze locali impiegate nell’attività svolta dalla Masseria che da Lei prendeva il nome. Ancora oggi, i registri contabili dell’azienda, sistemati nei faldoni dell’archivio di Stato, sono conservati alla memoria di tutti noi quali custodi di un’epoca che ha senz’altro caratterizzato lo sviluppo del nostro altopiano. I libri mastri, in cui emergono sovente le elargizioni caritatevoli dispensate ai più bisognosi, sono compilati con una scrittura visibilmente chiara, con caratteri ben definiti, in un italiano comprensibile, che denota trasparenza e buona erudizione dei procuratori addetti alla loro redazione. La riconoscenza che i roiani tributarono alla loro Madonna si evince anche dalla croce, interposta tra i due monti, scolpita, a volte semplicemente scalfita, sopra i sei-settecenteschi portali di pietra che abbellivano l’antico borgo.
Adesso queste piccole opere d’arte forgiate dall’abile mano degli scalpellini dell’epoca sono ammassate all’interno dei perimetri murari che costituivano le antiche abitazioni. Tali sagome di pietra sono distese come corpi inermi in attesa di essere collocate altrove, o diversamente ricollocate in loco, in un contesto che comunque non sarà mai più il medesimo e che contribuirà ad allentare, ma non a recidere, i legami con il passato. Nella statua della Vergine sono evidenti una serie di lesioni verticali e orizzontali mediocremente risistemate. Sul dito medio della mano mancina della Madonna è stato reinserito un pezzettino di legno dalla forma tonda per ripristinare una mancanza di materiale ligneo dovuta probabilmente a una scalfitura.
Correva l’anno 1980 quando il piazzale attiguo alla chiesa, nei pressi dell’ex orfanotrofio, ebbe modo di ospitare il Santo Padre Giovanni Paolo il quale fu accolto da un’immensa folla di giovani abruzzesi e molisani che con entusiasmo vennero ad ascoltare le parole di speranza in un futuro che per i giovani di oggi sembra essere sempre più indefinito. È opportuno rammentare lo stretto rapporto che lega il Santuario al capoluogo abruzzese con il quale le comunità locali hanno condiviso gioie e dolori attraverso vicende umane e spirituali che hanno fatto la storia di questi luoghi. Il due luglio, giorno della Visitazione, tanto caro alla Vergine, le morbide e rassicuranti fisionomie che caratterizzano il monumento mariano, sono sempre pronte ad accogliere i suoi fedeli.
Fulgenzio Ciccozzi