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La didattica a distanza vista dai piccoli studenti aquilani

Didattica a distanza, parlano i piccoli studenti aquilani: "A questo punto io spero che tutto questo finisca e che troveranno una cura, perché 'fa' un altro anno così io non ce la posso fare".

“Dalla didattica a distanza ho imparato qualcosa di nuovo, l’impegno, e so che ce la faremo”.

Le parole sono di Francesco, un piccolo studente aquilano che frequenta la quinta elementare con la formula della didattica a distanza a causa dell’emergenza Coronavirus.

Francesco è nato nel 2009, conosce bene la parola emergenza, ce l’ha nel DNA. Come tanti suoi coetanei aquilani è un “figlio del sisma” e delle difficoltà: delle tendopoli, dei Map e del Progetto C.a.s.e.

Per Francesco la scuola è un Musp, dove spesso fa freddo in inverno oppure è troppo caldo: insomma Francesco ha saputo trovare il buono anche dalla didattica a distanza, con una capacità di adattamento che solo gli aquilani conoscono.

Francesco frequenta la primaria a Paganica, nella scuola “F. Rossi”, plesso del circolo didattico Galileo Galilei. Una scuola che da settembre verrà accorpata alla scuola secondaria di primo grado con il nuovo dimensionamento scolastico.

Dopo 3 anni in un Musp, questi ragazzi finalmente sono entrati in una scuola in muratura, dove hanno frequentato la quarta e uno scampolo di quinta prima dell’emergenza.

A causa del Covid 19 non vede le sue insegnanti e gli amici da 3 mesi. Probabilmente non le incontrerà più, dal momento che a settembre andrà alle medie.

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Le sue maestre hanno voluto salutare tutta la classe cercando di tirare fuori i pensieri più intimi di questi ragazzini che si sono confrontati con una didattica a distanza che ha, almeno in parte, “spersonalizzato” la scuola della sua parte più bella, quella della socialità, dell’incontro, dello stare insieme.

Pensieri che sono stati raccolti grazie alla classe virtuale e che la scuola ha voluto condividere con il Capoluogo, dando la parola a loro, “Piccoli soldati di un immenso esercito”, come dicevalo scrittore Edmondo De Amicis che ha raccontato nel suo “Cuore”, il mondo della scuola che fu.

Per Marina, ad esempio, “In questo periodo, è stato necessario applicare un nuovo metodo di fare scuola: la didattica a distanza, la DaD. È stato necessario perché c’è il coronavirus, un virus mortale” .

Cezar ha capito perfettamente lo spirito con cui è stata attivata la dad: “Noi alunni non potevamo essere lasciati senza compiti e contatti con gli insegnanti fino a settembre prossimo, perché non avremmo imparato più nulla”.

“La DaD ha due significati: da un lato mantiene viva la comunità di classe, di scuola, combattendo il rischio di demotivazione. Dall’altro è importante non interrompere il percorso di apprendimento iniziato a scuola”, dice Asia.

“Si è applicata la didattica a distanza, cioè ‘a distanza’ studenti e insegnanti possono continuare le lezioni. Le insegnanti hanno dovuto per forza continuare le lezioni per il bene di noi studenti, per mantenerci in allenamento nello studio ed imparare cose nuove”, ribatte Martina.

“La didattica a distanza è quella cosa che ci aiuta a farci sentire vicini anche se non lo siamo e anche per farci continuare ad imparare sempre cose nuove, come se fossimo in classe”. (Mirko)

“La scuola è fatta soprattutto, di amicizie, relazioni, sguardi e collaborazione”. (Cezar)

“Per alcuni argomenti le maestre ci mandano la spiegazione con un tutorial, ma per altri ci danno i compiti da fare senza nessuna spiegazione. Io a volte mi arrabbio perché non capisco alcune cose e devo chiedere aiuto a mamma, che deve anche lavorare e fare molte cose. Però, in questo momento è indispensabile che ci sia la scuola in questo modo, perché, in caso contrario, avremmo perso tre mesi senza imparare niente”. (Nicolò)

Poi c’è chi come Denise pensa anche ai compagni meno fortunati, quelli che non hanno la possibilità di collegarsi per i più disparati motivi: “Io sono una bambina fortunata, perché ho dei genitori che mi seguono e tutto l’occorrente per collegarmi. Penso a quei bambini che non hanno tutto questo e non possono essere seguiti come a scuola”.

A Martina invece mancano le sue insegnanti: “Prima, quando andavamo a scuola potevamo chiedere alla maestra un consiglio, invece ora è un po’difficile chiederlo, perché se chiediamo ad un genitore o ad un parente è difficile che lo sappiano spiegare o che se lo ricordino”.

E pur vero che, “Oltre agli argomenti didattici ci sta insegnando che anche quando siamo in tentazione di uscire a giocare senza aver prima fatto i compiti, non dobbiamo mollare e dobbiamo fare prima il dovere e poi il piacere”. Stella ha ragione: come darle torto?

Stefano ormai è entrato nel mood: “Secondo me la didattica a distanza ci sta insegnando ad autogestirci e a stare insieme alla famiglia”.

E gli fa eco Nicolò, a cui la situazione in parte sta piacendo, anche perchè se la didattica ha dei difetti, dall’altra ha insegnato a digitalizzare questi “figli del sisma”, nati non solo a cavallo del terremoto ma in pieno boom tecnologico: “Possiamo dire che non è un totale fallimento, sto imparando ad utilizzare il PC, navigare sul Web”.

Però Nicolò fa presente anche una cosa: “con la didattica a distanza mi sembra di non imparare tanti nuovi argomenti”. 

Pessimista anche Bejaimin, “a casa succede un ‘casino’. La scuola è fatta meglio, perché ci sono gli amici o le maestre che ti possono aiutare. La didattica a distanza è un totale fallimento”.

E poi “la piattaforma non sempre funziona”, dice Elmehdi.

Franco reclama invece l’ora della merenda, “Questa scuola a distanza ci sta insegnando qualcosa, però non è la stessa cosa, perché quando eravamo con gli amici durante la ricreazione riuscivamo a parlare e giocare e queste piccole cose mi mancano tantissimo”.

“All’inizio sembrava tutto bello, tutti in vacanza, ma con il passare dei giorni tutto è diventato noioso”, povero Franco… Come ti capiamo!!!

Mirko sente la nostalgia anche delle attività extra curriculari della scuola: “E’ un po’noioso perché non siamo vicini, perché essere vicini ci rende sempre più forti. In questi giorni penso sempre a quando giocavamo e ridevamo e insieme a noi ridevano le maestre. Ripenso a tutti i giochi che facevamo, oppure a quando venivano Giuseppe e Luca per il teatro…quante risate!!!”.

“Quando studiavamo a scuola, eravamo tutti nella stessa classe, a contatto con gli insegnanti ed i compagni, mentre, adesso, quando studiamo online siamo da soli, senza amici e senza insegnanti. La scuola è il luogo dove si incontrano gli amici, si fanno nuove conoscenze, si litiga per poi fare pace”, è il pensiero della diplomatica Stella.

Vittoria sente la mancanza delle insegnanti (in tempi di pre covid chi avrebbe mai potuto immaginarlo?): “Ma secondo voi è stato necessario inventare questo nuovo modo di fare scuola? Secondo la mia opinione sia sì che no. Ma questo nuovo modo di comunicare vi piace? A me no! Perché i miei amici non li posso vedere, le mie insegnanti nemmeno! E ad essere sinceri mi mancano molto tutti quanti”.

Asia è lapidaria: “I vantaggi possono essere la comodità di poter gestire autonomamente lo studio, il fatto di rimanere a casa senza spostarsi e la possibilità di dormire un po’ di più al mattino, ma mancano i compagni, gli insegnanti, il non poter interagire con loro, confrontarsi, discutere. Nella Dad mancano elementi importanti come la gestualità, l’espressione, la concentrazione, il rispetto dei tempi”.

“Della scuola a me mancano soprattutto i miei compagni e le mie maestre, ma non solo, mi mancano le lezioni, le ricreazioni, giocare con i miei amici prima che suonasse la campanella, cantare tutti insieme, compresi i collaboratori, mi manca sentirmi chiamare ‘buongustaio’ dalla maestra Sara”. (Nicolò)

“La scuola è dove si fanno nuove amicizie, che spesso ti porti per tutta la vita”.  (Asia)

La didattica a distanza crea anche sconforto, come alla piccola Rachelle: “Mi manca tutto e tutti, se ci penso mi viene da piangere”.

Sara a settembre vuole tornare in classe: “Io spero che l’anno prossimo si torni a fare la didattica sui nostri banchi”.

E non è sola, le fanno eco i suoi compagni: c’è Asia, “Io spero, dopo questa esperienza, di rincominciare il prossimo anno con serenità e tornare a sedere tra i banchi di scuola, tra compagni ed insegnanti e non stare seduti a casa davanti ad un computer”.

Anche Franco, “Io spero di tornare a scuola il più presto possibile, con guanti e mascherina, così posso rivedere tutti, i miei amici e le mie maestre, perché la scuola mi manca ogni giorno di più”.

“Spero che la scuola torni come prima e con qualche tecnologia in più, ma la scuola non può essere sostituita dalla scuola tecnologica” (Denise).

“A questo punto io spero che tutto questo finisca e che troveranno una cura, perché ‘fa’ un altro anno così io non ce la posso fare”. (Mirko)

Leggendo tutti questi pensieri, il ricordo va ad altri bambini, oggi uomini, scolari “difficili” in un contesto difficile: quello dell’hinterland napoletano degli anni’90.

I ragazzini del maestro Marcello D’Orta, che raccolse i pensieri dei suoi alunni nel libro “Io speriamo che me la cavo”. L’opera, anomala nel suo genere, ha venduto due milioni di copie, diventando un bestseller. Non esisteva la didattica a distanza, ma c’erano ragazzini di quinta elementare che non avevano i soldi per i quaderni, che la sera andavano a lavorare con i genitori, a fare i cartoni o ad intrecciare le corone di aglio da vendere al mercato e dormivano in un letto di fortuna, in 5, in 7, tutti stipati in un basso umido.

Un magistrale Paolo Villaggio, portò questi ragazzi al cinema nella trasposizione omonima del 1992. I problemi erano altri allora e dopo tanti anni, in molti ricorderanno Raffaele, studente non proprio modello che consegnando il tema al maestro Sperelli aveva scritto: “Perchè la scuola fa schifo signor maestro, ma vuje no!”.

Speriamo che se la cavino anche gli studenti di oggi e che presto la didattica a distanza possa essere solo un ricordo.

Un abbraccio ai ragazzi della Classe V A di Paganica, alla dirigente scolastica Giovanna Caratozzolo, alle insegnanti: Sara Di Girolamo Sara, Anna Ludovici, Paola Masci e soprattuto agli alunni: Sima CezarBahammou Elmehdi, Bizimana Rachelle, Camedda Martina, Carrozzi Asia, De Deo Stella, Di Berardo Nicolò, Fiordigigli Francesco, Fulgenzi Stefano, Iovenitti Mirko, Lentini Vittoria, Musli Bejamin, Pannunzio Marina, Pasqua Sara, Puopolo Denise, Silva Franco, Zaplan Maria.

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