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Primo maggio ai tempi del Coronavirus, tra rassegnazione e speranza

La festa del primo maggio, senza le tradizionali manifestazioni di piazza, tra rassegnazione e speranza. Il contributo di Nando Giammarini

La festa del primo maggio, senza le tradizionali manifestazioni di piazza, tra rassegnazione e speranza

Tutto diventa più difficile in questi tristi giorni di coronavirus con un futuro incerto per tanti lavoratori che non sanno se riusciranno a riprendere il lavoro o se li aspetta il dramma della disoccupazione con tutte le conseguenze- sul piano familiare, sociale, personale – che ne derivano.

Improvvisamente sono scese le tenebre – ed addensandosi sulle nostre strade, piazze e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante – che hanno paralizzato ogni cosa. Una sensazione strana – per molti versi assurda e distruttiva – si respira nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono
gli sguardi vuoti da cui non traspare la limpidezza della serenità. In altre parole siamo stati investiti da una tempesta sanitaria: inaspettata e furiosa.

Ma si va, dobbiamo andare, avanti anche senza la festa del primo maggio. Senza dimenticare l’importante significato originario che riveste. Parliamo di una una ricorrenza che si celebra in molti paesi del mondo per ricordare le lotte di chi ci ha preceduto, dare dignità e diritti ai lavoratori e ricordare che senza lavoro non c’è futuro né progresso. Esso è democrazia e Libertà. Quindi una ricorrenza senza ombra di dubbio speciale.

La nostra Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza lo riconosce a proprio fondamento, ma anche la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è un diritto riconosciuto sia a livello nazionale, che internazionale. Festeggiare il lavoro non è dunque solo una forma arcaica di “eroizzazione” del lavoratore, ma rinnovare di volta in volta la nostra adesione alla democrazia sempre e comunque. A coloro, e sono davvero molti, che sostengono
non abbia senso la Festa del Lavoro in un tempo in cui molti sono senza, mi permetto di ricordare che proprio oggi è più necessario dei tempi passati quando tutto sembrava volgere al meglio.

E’ fondamentale interrogarsi oggi su cosa sia il lavoro.

La prima risposta che mi viene in mente è che lavoro significhi soprattutto democrazia e libertà. Un binomio inscindibile, una profonda valenza di promozione della persona nella società. Pochi sanno che il Primo Maggio fu
abolito dal regime fascista che lo sostituì con un’improbabile “Festa del lavoro italiano” il 21 aprile (Natale di Roma), cancellando così anni di lotte e di sangue che avevano portato a quella data di respiro internazionale. Il lavoro nobilita e fa crescere le donne e gli uomini, dà loro dignità, indipendenza, capacità di scelta, opportunità di socialità.

La crisi che ha assalito la nostra economia, in questi tempi bui di Covid-19 seguita dal Lockdown -non per scelta ma per costrizione, in quanto mezzo indispensabile ad evitare il contagio quindi a salvare vite umane – mette a dura prova anche le Istituzioni democratiche, ma deve essere vissuta e compresa anche come stimolo a cercare la definizione futura di lavoro. L’attuale modello sta subendo grandi trasformazioni, ma non va buttato via il bambino
assieme all’acqua sporca.

I decenni del dopoguerra sono stati importanti per conquistare uno ad uno diritti fondamentali per il lavoratore e soprattutto l’idea che il datore di lavoro non sia il suo proprietario, ma parte di una relazione contrattuale duale, che riservi agli uni e agli altri diritti e doveri . Con il lockdown ancora non terminato, si possono già misurare i numeri del disastro ad oggi e quelli in previsione futura. Le prime stime ufficiali riportano dati macroeconomici del Paese
in grave peggioramento, con interi settori a rischio di fallimenti a catena. Ebbene in codesta situazione difficoltosa non possiamo cedere al freddo pessimismo, alla rassegnazione ma dobbiamo trovare motivi di fiducia e di speranza in un domani migliore .

In questo contesto possiamo inserire il concertone per il primo maggio promosso, come sempre da CGIL CISL e UIL giunto alla sua trentesima edizione. Lo stesso ,trasmesso da Rai3, si è sempre tenuto nella storica piazza S. Giovanni a Roma tanto cara al movimento sindacale. La canora manifestazione dal sottotitolo “Il lavoro in sicurezza: per costruire il futuro” si sposta al chiuso, diviso tra l’Auditorium della Musica e il Teatro delle Vittorie a Roma. Si parla anche di una location all’aperto, al momento ancora sconosciuta, nella Capitale. Altre manifestazione in cui i cantanti si esibiranno con le band saranno a: Firenze, alla Terrazza Martini, al Fabrique e al Museo del 900 a Milano, una località in provincia del Veneto (Bassano del Grappa), un’altra location sarà Piazza Maggiore a Bologna e infine Napoli.

Un buon Primo Maggio a loro, così come a tutti i lavoratori. In primis quelli che vivono situazioni difficili dal futuro incerto; ai giovani che stanno cercando la propria strada, ai disoccupati e ai cassaintegrati A tutti loro va il mio pensiero in questo giorno, perché non smettano mai di credere; il nostro è un paese che sta faticosamente ripartendo
anche grazie alla loro operosità intelligenza, fantasia, forza e capacità di non arrendersi mai.

Che il 1° maggio 2020 sia una data che dobbiamo pensare possa rappresentare un nuovo inizio per ciascuno di noi e l’auspicio di poter ricominciare, più e meglio di prima.