Coronavirus, tutti pazzi per il plexiglass

Coronavirus e fase 2: è caccia alle barriere parafiato in tutte le attività a contatto con il pubblico. Il plexiglass sold out fino a giugno.
È caccia al plexiglass in questo ultimo periodo di quarantena per realizzare pannelli e separatori che consentano alle poche attività autorizzate di lavorare in sicurezza, assicurando le distanze sociali imposte dalla pandemia Covid 19.
In queste settimane di emergenza Coronavirus sono state tantissime le richieste di plexiglass e, se da una parte alcune aziende hanno dovuto adeguare la loro attività proprio alla richiesta di queste protezioni, dall’altra comincia a scarseggiare proprio la materia prima.
Tra le aziende all’Aquila che hanno riconvertito la loro attività alla situazione ed alla realizzazione di protezioni in plexiglass e cartonati porta igineizzanti, c’è la Jolly Graph di Marco Tiberio e Manuel Massari.

“Il plexiglass scarseggia – ha spiegato Marco Tiberio al Capoluogo – perchè sia gli uffici aperti al pubblico (come le Poste, ndr) che le attività commerciali attive durante la quarantena del Coronavirus hanno richiesto all’improvviso grandi quantità di protezioni in plexiglass, facendo schizzare la produzione”.
La psicosi ha coinvolto anche le attività chiuse in attesa della ripartenza, come parrucchieri ed estetisti, che, scalpitando per ripartire dopo l’emergenza Coronavirus, cercano soluzioni per anticipare i tempi e farsi trovare pronti alla riapertura.
Un altro problema adesso è che il plexiglass comincia a scarseggiare almeno in Italia e per almeno un altro mese ritarderanno anche le consegne della materia prima che viene prodotta principalmente in Nord Europa, soprattutto in Germania.
“Molte attività commerciali chiuse in questo momento per la quarantena stanno valutando soluzioni per farsi trovare pronte al momento della riapertura – ha spiegato Marco Tiberio – . Non ci sono ancora indicazioni ufficiali su quali potranno essere le soluzioni previste per poter riaprire le attività al pubblico. Si rischia di mettere in campo interventi che potrebbero risultare inutili”.
In attesa delle nuove disposizioni di legge, il fermento degli imprenditori costretti all’inattività è la prova della voglia di tornare a lavorare e a produrre di un tessuto professionale in fermento.