I dati

Coronavirus nel mondo, l’Italia non è più maglia nera

Coronavirus in Italia e nel mondo, il rapporto di Riccardo Persio e l'analisi dei dati.

Il rapporto sull’emergenza Coronavirus di Riccardo Persio. Com’è cambiato il contagio in Italia e nel mondo.

L’impennata di contagi delle settimane precedenti aveva portato l’Italia ad essere isolata dal resto del mondo: turisti sgraditi, porti chiusi, l’Italia era considerata come “untore” di Coronavirus e i suoi abitanti “isolati”. Ma come è cambiata la diffusione del Coronavirus in Italia e nel mondo? Lo scopriamo con il rapporto settimanale di Riccardo Persio, borsista di ricerca in ambito ecoomico presso l’Univaq con un progetto denominato “Territori Aperti: l’economia delle aree colpite da calamità naturali: analisi di dati territoriali”. Il suo studio sull’ultimo rapporto dell’andamento del Coronavirus dà alcune chiavi di lettura per tentare di comprendere elementi significativi, dal tasso di positività a quello di letalità, questa volta non solo per quanto riguarda l’Italia, ma anche in rapporto al resto del mondo.

Coronavirus nel mondo.

“La tabella di seguito riportata – scrive Persio nel suo rapporto – ci racconta l’evoluzione settimanale dell’andamento dell’epidemia nel mondo. La scelta dei 12 Paesi è stata effettuata il 12 aprile, basandosi sui primi 12 paesi per numero di contagi e verrà modificata con cadenza bisettimanale; è stata, inoltre, inserita una voce residuale contente il resto del Mondo. Le quote indicate in tabella si riferiscono al numero di casi riferiti ad ogni singolo Paese ogni 100 casi accertati nel mondo. Questa settimana l’orizzonte dell’analisi è di 22 giorni. L’evoluzione della tabella mostra come il peso relativo sul Mondo dei contagiati di ogni singolo Paese in esame stia progressivamente diminuendo. Infatti – a parte gli Stati Uniti e il Regno Unito, ovvero i Paesi dove è stato tardivamente imposto il lockdown – la maggior parte dei Paesi con il numero più alto di contagiati sta progressivamente perdendo il suo peso relativo sul resto del Mondo. L’indicazione derivante da questi dati è piuttosto chiara: con il passare dei giorni la pandemia sta effettivamente “globalizzando” la provenienza geografica dei contagiati”.

coronavirus persio tabelle

Per quanto riguarda l’Italia, si può notare come, da un impatto sul contagio mondiale del 18,3 del 22 marzo, si è andati gradualmente a decrescere, fino al 7,5 del 19 aprile. Da 5,2 a 31,6 invece gli Stati Uniti, che stanno facendo i conti con una curva decisamente preoccupante. Cresce, anche se in maniera meno preoccupante, anche la curva dei contagi in Inghilterra, mentre in Spagna resta sostanzialmente stabile. Insomma, per quanto riguarda il “contributo” alla risoluzione della crisi, l’Italia sta facendo la sua parte con successo.

coronavirus persio tabelle

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Coronavirus, bene in Italia ma c’è preoccupazione per il Piemonte.

“Seguendo lo stesso principio è stata costruita la seconda tabella, che si riferisce all’Italia e alle sue regioni. L’orizzonte temporale qui cambia ed è di 36 giorni. Questa tabella riassuntiva ci mostra come, a parità di misure restrittive, la redistribuzione su base nazionale dei contagiati in Italia si sia evoluta diversamente tra le regioni in queste ultime cinque settimane. Mentre la Lombardia diminuisce e tutte le regioni sembrano ormai essersi stabilizzate su una precisa quota di riferimento, il Piemonte continua ad effettuare una crescita di un certo peso. Quest’ultima risulta infatti essere la situazione che merita più attenzione da parte delle autorità sanitarie. I prossimi due grafici (figura 1 e 2) cercheranno di rispondere alla seguente domanda: qual è l’attuale tasso di gravità dell’epidemia? La figura 1 – che esprime il numero di persone in terapia intensiva ogni 100 attualmente contagiate – ci mostra effettivamente come l’incidenza dei casi gravi di Covid-19 stia progressivamente diminuendo”.

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“Per quanto riguarda l’Abruzzo (10,3 decessi ogni 100 persone contagiate), invece, si può notare come sia l’unica regione del Sud Italia ad avere una letalità media superiore a quella del Mezzogiorno, tutte le altre regioni dell’area risultano infatti essere sotto il valor medio di 8,17 decessi ogni 100 persone contagiate. Nelle scorse settimane avevamo provato a spiegare gli elevati tassi di letalità con l’ausilio di alcune correlazioni. A tal fine avevamo proposto infatti la correlazione tra letalità e tasso di ospedalizzazione e quella tra letalità e tasso di positività. Questa settimana viene esposto solamente l’aggiornamento dell’analisi relativa al tasso di positività”.

Coronavirus, il tasso di letalità.

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“Una piccola premessa metodologica: l’indice di correlazione, che va da un minimo di -1 (negativamente correlato) ad un massimo di +1 (positivamente correlato), ci aiuta a comprendere la relazione tra il tasso di letalità e il tasso di positività. La figura 3 evidenzia come questa settimana risulta nuovamente molto forte la correlazione tra il tasso di positività (asse orizzontale) e il tasso di letalità (asse verticale). Nelle regioni con un maggiore tasso di positività dei tamponi processati si registrano anche i più elevati tassi di letalità. Il grado di correlazione risulta essere di +0,88, valore molto alto e decisamente più significativo del precedente. Di particolare rilevanza risulta essere la posizione delle regioni evidenziate in rosso, le quali evidenziano come al crescere della positività (numero di persone contagiate ogni 100 tamponi processati) aumenti anche la letalità. L’andamento di queste settimane ci può portare a concludere oggi, che una delle principali cause dell’elevato tasso di letalità in alcune regioni sia dovuto principalmente al gran numero latente di casi pauco-sintomatici e/o asintomatici che non essendo stati conteggiati nel numero di persone malate, facciano lievitare il rapporto del tasso di letalità, diminuendone il denominatore. Ci si aspetta, infatti, con l’aumentare del numero di tamponi effettuati una progressiva diminuzione del tasso di letalità”.

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