L'aquila

Burofollia Coronavirus, immobili vuoti e due persone in quarantena in tenda

La burocrazia al tempo del Coronavirus: non si trova niente di meglio di una tenda per due persone costrette alla quarantena.

La storia dei due senzatetto ospitati in una tenda senza acqua corrente rileva l’assurda burocrazia che non risparmia gli enti nemmeno in emergenza Coronavirus.

Sono alloggiati in un tenda dotata di generatore, ma senza acqua corrente, i due senzatetto – un belga e un gambiano – che sono dovuti rimanenere in quarantena in quanto arrivati dal nord Italia, secondo le disposizioni per arginare il contagio da Coronavirus.

Eppure non si può certo dire che a L’Aquila manchino gli immobili disponibili. Disponibili, ma evidentemente non per due persone senza fissa dimora. Non essendo “residenti” o domiciliati a L’Aquila, di loro si occupa la Protezione civile regionale, per quanto riguarda il luogo di quarantena, mentre le associazioni di volontariato come Fraterna Tau e 180amici Onlus pensano ai generi di prima necessità.

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Il problema nasce proprio sul reperimento di un “luogo” dove poter ospitare le due persone, in periodo di quarantena. La Protezione civile regionale aveva chiesto l’utilizzo dell’infrastruttura sportiva di Centi Colella con una nota del 1 aprile, alla quale però dal Comune hanno risposto: “In riferimento alla VS richiesta […] è stata inoltrata al CUS, gestore dell’area di che trattasi, chiedendo la possibilità di utilizzo dell’infrastruttura sportiva nonché dei suoi servizi igienici. Il CUS in data odierna (2 aprile, ndr) pur comprendendo la situazione contingente ha comunicato che ‘il Complesso sportivo è chiuso per DPCM oramai da diverse settimane, che all’interno delle dedicate strutture vi sono dati sensibili e deposito armi secondo le norme di legge, è che pertanto non è disponibile‘”.

Con un Dpcm che obbliga alla chiusura i centri sportivi, infatti, chi solleva il gestore da responsabilità derivanti dalla riapertura del centro? In realtà non sarebbe una riapertura di un centro sportivo, ma semplicemente l’utilizzo della struttura per servizio di accoglienza per queste due persone. In ogni caso è evidente che, senza una precisazione sulle responsabilità legali dell’operazione, dal CUS hanno risposto “picche”.

D’altra parte, non ci sono strutture più idonee di quelle sportive? In una città con immobili comunali vuoti, Progetti CASE sfitti, hotel senza prenotazioni da mesi, è possibile che nel 2020 due persone debbano passare la quarantena in una tenda senza acqua corrente? Il fatto che siano “senza fissa dimora” autorizza gli enti locali a disinteressarsene?

D’altra parte i due “cittadini del mondo” probabilmente sono abituati a molto peggio di una tenda di Protezione civile dotata di generatore di corrente. Il “danno maggiore” lo si fa a L’Aquila e al suo cuore grande che però tra comune, regione, associazioni e quant’altro evidentemente non riesce a trovare un tetto dignitoso a due persone in quarantena obbligata.

(Foto di repertorio paolotescione.altervista.org)
g8

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