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Coronavirus, storie di emozioni e amicizia da Nord a Sud dell’Italia

Coronavirus: l'Italia che si unisce da Nord a Sud attraverso la storia di 8 ragazze, le loro difficoltà in un momento tanto difficile, comunque unite da una grande amicizia che in tempo di pandemia diventa virtuale.

Il Coronavirus ha unito simbolicamente nella tragedia il Nord e il Sud del Paese. Palermo, L’Aquila, Bergamo, Benevento, Varese, Prato, Bologna e Genova.

Sono tutte ragazze, amiche da sempre, che si ritrovano da anni ogni giorno su Whatsapp o in video chiamata. Il Coronavirus le ha rese ancora più vicine, per raccontarsi, per sapere come va, per sentirsi “più amiche”, in un momento in cui i contatti fisici sono banditi per evitare il contagio.

Il Capoluogo ha raccolto le loro emozioni al tempo della pandemia, dell’isolamento causato del Coronavirus, delle difficoltà dello stare chiuse in casa con il pensiero rivolto al fidanzato lontano, ai genitori, agli amici e ai parenti come nel caso della ragazza di Bergamo che in questi giorni lottano per la sopravvivenza, intubati in ospedale.

Si sono conosciute tanti anni fa, su un forum di Moda, uno dei primi sul portale Alfemminile, negli anni si sono incontrate, sono state una a casa dell’altra, vicine nei momenti importanti della vita: nascite, lauree, compleanni…

Adesso il Coronavirus le ha unite ancora una volta; perchè la tragedia seppur con echi diverse le ha fatte sentire, se possibile, ancora più amiche.

C’è Laura, a casa con i suoi bambini e senza lavoro in questo periodo di isolamento, Elisabetta, Angela, Mara, Elena, Francesca e Alessandra; ogni storia ha un suo carico di dolore ed emozione.

Elisabetta Visintin vive a Busto Arsizio, vicino Varese, altra zona rossa del Coronavirus. Nella sua azienda non era ami stato preso in considerazione l smart working. le difficoltà ci sono, ma si è adeguata e lavora da una settimana da casa.

“Per quanto riguarda il lavoro, all’inizio è mancato quel senso di comunità lavorativa. L’azienda per cui opero si rapporta in un contesto internazionale e all’inizio non avevamo gli strumenti necessari, ma è stato fondamentale chiudersi tutti in casa. Qui da noi sono morti alcuni medici, eroi in trincea per combattere questa emergenza, come il dottor Stella, presidente dell’Ordine della provincia di Varese.

Busto è la città della provincia con il più alto numero di contagiati da Coronavirus.

“Troppi ancora gli irresponsabili che girano per strada per fare sport o passeggiare. Ho una mamma da preservare e una nonna molto anziana, per cui ho preso la quarantena molto sul serio. Non usciamo nemmeno per fare la spesa, gestiamo tutto online. La sensazione che sento è di inadeguatezza. Davanti alla psicosi e al menefreghismo è difficile mantenere la capacità di giudizio necessaria, fare le scelte giuste e gestire al meglio le difficoltà. Per chi come me vive solo è anche una sfida personale con se stessi, cerco di vedere questo autoisolamento in un senso positivo: per preservare noi stessi e un aiuto concreto per arginare la malattia. Abbiamo la tecnologia, quindi siamo isolati ma non siamo mai soli!“.

Anche per Alessandra Petrilli, commercialista di Benevento che si occupa di finanza agevolata è un momento molto difficile. Lei vive in casa con i genitori anziani ed è molto preoccupata per loro.

“Siamo tutti molto spaventati dalle notizie che si susseguono e dal pericolo tangibile che il focolaio del Coronavirus possa spostarsi al Sud. Ariano Irpino è stata isolata e i bollettini medici non sono rassicuranti”, racconta al microfono del Capoluogo.

“Sono le 11 di una mattinata che sembra come le altre e che profuma di primavera, cielo terso, ma c’è un silenzio surreale che fa capire che qualcosa non va”.

Alessandra abita vicino all’università e di fronte all’ospedale San Pio di Benevento; una zona centrale e sempre molto frequentata. Oggi però non gira nessuno.

“Accendo il pc, si lavora comunque, per quel che si può, anche se il mondo è paralizzato. Sono ancora solo 7 casi accertati qui, ancora tranquillo, dicono. Sarà , ma il nostro ospedale ha solo 5 posti in terapia intensiva da dedicare a eventuali pazienti positivi al Coronavirus, uno fino a ieri era occupato, da oggi non più. Il primo morto in provincia di Benevento, un operatore del 118, oggi l’annuncio. Ed è solo l’inizio. Nulla sarà più come prima”.

Alessandra prova a lavorare, in sottofondo la voce del sindaco che con un megafono intima di restare a casa.

“Non esco da settimane, la spesa la ordino on-line e non metto in moto la mia auto da più di 10 giorni. Dicono che siamo una provincia ‘fortunata’ finora (dicono)… Come se fosse possibile paragonare questa situazione alla fortuna. Intanto le nostre vite, le menti, sono stravolte. Mentre il silenzio regna”.

Angela Guerriero insegna matematica e scienze in una scuola media in Toscana, lei vive a Vaiano, vicino Prato, con i genitori. Il Coronavirus l’ha allontanata fisicamente dal fidanzato, inglese, che vive a Firenze dove fa il creativo per una griffe di moda.

“Mi sento fortunata, perchè abito in una casa con un giardino e ho una piccola valvola di sfogo. Non esco per niente, anche perchè sto lavorando tantissimo. La didattica a distanza ci impegna molte ore al giorno. Tanta solidarietà a tutti i colleghi, stiamo imparando a lavorare in questo modo nuovo. Siamo a disposizione dei nostri studenti che ci scrivono in continuazione. Fermarci adesso, soprattutto per loro, sarebbe terribile. Sento un forte senso di responsabilità nei loro confronti, lo stimolo che andare avanti in una situazione di così grande difficoltà. Il Coronavirus se vogliamo, ha reso molto più prezioso anche il concetto di tempo!”.

Elena Legramanti vive a Bergamo, città che si trova nel pieno dell’emergenza e che ogni giorno fa la conta dei morti per il Coronavirus.

Elena sta continuando a lavorare, la sua azienda di trasporti che lavora per gli aeroporti è aperta. In ufficio si alternano perché non è stato previsto smart working.

“Sono sola in ufficio entro con i guanti e disinfetto ogni giorno con l’alcool, mi chiudo dentro in modo da evitare ogni contatto. Abbiamo delle mascherine, ma sono poche e non sono quelle con il filtro. Quando torno a casa, lascio le scarpe all’ingresso, disinfetto anche la spesa e mi lavo le mani. Abbiamo tantissima paura! Il Coronavirus dalle mie parti ha creato e sta creando una lunga scia di morte!”.

Tutta Italia visto le immagini di Bergamo,  dei mezzi dell’esercito che portavano i cadaveri fuori provincia per la cremazione, perchè anche nei piccoli cimiteri non c’è più posto.

“Io sono arrabbiata – dice Elena – c’è ancora troppa gente in giro, anche qui da noi, dove il numero dei morti cresce di giorno in giorno. Non vedo il mio fidanzato da settimane, sono sola, ma mi attengo alle disposizioni e esco SOLO per andare a lavorare. Ce l’ho anche con lo Stato che secondo me ha preso sottogamba la questione, chiudendo tutto quando ormai il Coronavirus era diffuso ovunque”.

Proprio in questi giorni una brutta notizia per Elena, sua zia già ricoverata in ospedale per un’altra patologia è risultata positiva al Coronavirus, anche i genitori di sua cognata sono ricoverati, in due città diverse perchè a Bergamo non c’è più spazio.

Francesca Guidi è ingegnere, vive a Bologna, è sola in casa e si è organizzata in smart working per evitare anche di andare in ufficio. Francesca è alla sua seconda quarantena.

“Bologna, marzo 2020. La mia prima quarantena inizia il 2 marzo, quando scopro che un tizio è stato a ballare nello stesso locale dove ero stata qualche giorno prima, nonostante avesse sintomi assimilabili al Coronavirus. Era stato nel Lodigiano e poi rientrato a Bologna. Io ho avuto tosse, raffreddore e qualche linea di febbre, ho chiamato il numero della Regione e mi è stato detto che nel caso in cui i sintomi fossero passati in un paio di giorni avrei potuto riprendere a fare una vita normale.. Nel dubbio, dal 22, di giorni ne faccio passare 15. Ritorno ad una vita seminormale, senza uscire, facendo solo la spesa e vivendo in una città deserta.. La sera quando esco dall’ufficio mi sembra di riconoscere la città che vivo alle 4 del mattino, quando dopo esser stata a ballare torno a casa.. C’è però più tristezza nell’aria, meno calma. Non è il silenzio della notte, è il silenzio della paura quelli che si sente. Poi emerge che un collega che ho visto in cantiere qualche giorno prima è risultato positivo, ora è ricoverato al Bellaria, per cui comincia la seconda quarantena.. Oggi sono al settimo giorno da quell’incontro, la città è sempre più deserta e più silenziosa.. Ed io ho solo un po’ di paura in più, tanta tristezza aggiuntiva e troppa incertezza per il futuro. Il mio collega? Non lo so”.

Mara Faetti vive a Genova, è una donna vulcanica che non si piega, infatti lei sta continuando ad andare a lavoro, cercando di mantenere una certa “normalità” anche in tempo di Coronavirus.

“Sono una commerciale, una di quelle che parla e scrive tutto il giorno, con l’agenda piena (fortunatamente) e il telefono che a metà giornata implora di essere messo in carica Sono anche un po’ fatalista, e non nego che non mi sono resa conto della situazione finché una mattina sono arrivata in ufficio e la mia capa mi ha detto che io e l’altro collega del commerciale avremmo potuto lavorare da casa… Prendo pc e tutto l’occorrente e me ne torno dal mio cane, unico felice di questi giorni simbiotici.

Ma lavorare come? Cosa faccio 8-10 ore senza poter chiamare i clienti? 2 giorni di panico e poi… Corsi su corsi, aggiornamenti, mailing list già create per il dopo, dirette FB con esperti in marketing e tecniche di vendita… uscite ridotte al minimo indispensabile per ‘pisciare il cane’, ho persino preso il ferro da stiro in mano dopo anni, lavato i vetri, fatto tutte quelle cose che di solito delego ad altri per mancanza di tempo… e che non vedo l’ora di delegare nuovamente”.

Dalla penisola questa scia di amicizia arriva fino in Sicilia, dove c’è Laura Galioto che vive a Palermo e ha due bambini piccoli e come a tutti ha paura, non solo per il Coronavirus, ma anche per i risvolti sociali “pericolosi” conseguenti in una città difficile come la sua.

Nel giro di pochi giorni a Palermo sono aumentati i furti, anche all’interno del Policlinico dove sono stati sottratti computer e altro materiale.

“All’inizio qua in Sicilia pensavamo che fosse un problema che non ci avrebbe toccati direttamente. In realtà in pochissimi giorni i primi contagi (per fortuna fino ad oggi non paragonabili alla quantità della Lombardia)hanno dato spazio alla paura. Io ho una mia azienda che si occupa di deumidificazione, la sede legale è a Palermo ma la sede produttiva a Monza e Brianza, lavorando su tutto il territorio italiano in pochissimo tempo si è bloccato tutto. Praticamente non si lavora piu, mio marito è personal trainer in palestra e anche lui non lavora, l’asilo è chiuso e siamo barricati in casa da 10 giorni.

Purtroppo c’è ancora tanta gente in giro, l’ondata di esodo dal nord ci dice che sono tornate in Sicilia circa 25.000 persone, quindi qui il picco si attende per i prossimo giorni. Abbiamo paura per i nostri genitori anziani che non vediamo, spesa online per il resto tutti a casa. Mi preoccupa tantissimo la crisi economica che si sta creando. C’è molta gente che vive del guadagno alla giornata, sono terrorizzata da quel che potrà succedere. Sperimo che tutto finisca il prima possibile è un incubo”.

Infine ci sono io, dall’Aquila. Lavoro in smart working da settimane con il tempo scandito dal gruppo Whatsapp con i colleghi, dalle mansioni che arrivano la mattina. Il nostro lavoro cerchiamo di farlo al meglio e con i mezzi che abbiamo. Il pensiero va alle mie amiche lontane, a mia sorella che sta a Milano, a mio cognato, a tutte le persone che in questo momento sono in difficoltà o soffrono, perchè non hanno notizie di parenti e amici ricoverati. #iorestoacasa, il più possibile!

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