Emergenza coronavirus

Coronavirus, Guido Bertolaso, l’uomo dell’emergenza

Guido Bertolaso, un uomo, un medico, un decisionista. In campo contro Ebola, Colera e Sars. L’uomo dell’emergenza per combattere il Coronavirus.

Guido Bertolaso in campo contro Ebola, Colera e Sars. Un uomo, un medico, un decisionista. L’uomo che ha coordinato l’emergenza post sisma a L’Aquila nel 2009.

Prima di iniziare a disquisire sul come e perché si sia deciso di chiamare Guido Bertolaso a guidare il fronte emergenziale in Lombardia, occorre fare una breve introduzione riguardo: Emergenza, Previsione e Prevenzione. Tre parole chiave che impongono serie riflessioni.

Coronavirus, che cos’è un’emergenza

Esistono molteplici casi per cui viene decretata un’emergenza, per esempio il crollo di un ponte, un incendio, una crisi internazionale, un terremoto, una pandemia ecc..
Un’emergenza nasce, quando è stato sottovalutato un imminente pericolo e non si è messo in atto un adeguato metodo di prevenzione.

Coronavirus, cos’è la prevenzione

Prevenzione, ad esempio, è la costruzione di edifici secondo criteri antisismici, nel caso dei terremoti; prevenzione è mantenere e conservare le strutture preesistenti in maniera tale che non possano crollare, nel caso dei ponti autostradali; prevenzione è agire politicamente e coralmente per scongiurare una crisi internazionale, prima che nasca un conflitto; prevenzione è proteggere il proprio territorio da possibili epidemie o bloccare la diffusione di un agente patogeno, entro limiti accettabili, usando tutti i mezzi necessari.

In questi giorni si è lungamente discusso sull’incertezza avuta dal governo nell’adottare misure importanti prima e subito dopo l’inizio della diffusione del virus.

Tutta un’altra cosa rispetto al prevedere è il prevenire: il prevenire è doveroso, il prevenire è giusto è, addirittura imperativo, ma nessuno, prima della grande catastrofe che stiamo vivendo, ne ha mai parlato molto o comunque solo marginalmente al termine di quegli angosciosi e filosofici dibattiti sulla effettiva pericolosità o meno del Covid 19.

“Strategie di prevenzione più efficaci farebbero non solo risparmiare decine di miliardi di dollari, ma salverebbero decine di migliaia di vite” (Kofi Annan, 2002)

Coronavirus, finalmente Guido Bertolaso

È a questo punto che entrano in gioco gli uomini, è a questo punto che, vista la mancata attuazione delle dovute strategie di previsione e prevenzione, si deve far ricorso a persone che siano in grado di poter risolvere, e nel più breve tempo possibile, i disastri provocati da una situazione divenuta “emergenziale”.

Il nome di Guido Bertolaso fa molto parlare e molto discutere i numerosi sostenitori e detrattori, in un continuo scontro di vedute e punti di vista, ma un fatto resta: Guido Bertolaso è l’uomo delle emergenze.

Coronavirus, Guido Bertolaso l’uomo

Guido Bertolaso nasce a Roma nel 1950.
Si laurea con lode in medicina e chirurgia presso l’università La Sapienza di Roma e successivamente consegue un master in malattie tropicali, presso la prestigiosa università inglese: Liverpool school of Tropical Medicine.
È con grande umanità e passione che dedica la sua prima parte di carriera alle missioni umanitarie.

Coronavirus, Guido Bertolaso in campo contro le epidemie

A soli trent’anni, tira su in meno di una settimana un ospedale da campo nella pericolosa e intricata giungla cambogiana, con i khmer rossi che facevano strage di uomini, donne e bambini.

Poi parte per l’Africa nera per combattere le epidemie di colera che dilagano in Mali, Senegal, Nigeria, Burkina Faso e Somalia.

Quindi una lunga parentesi italiana: dal 2001 al 2010 è capo della protezione civile e commissario straordinario per l’emergenza terremoto a L’Aquila e la crisi dei rifiuti in Campania, gestisce la prevenzione per i rischi SARS e la bonifica del relitto Haven, a rischio di contaminazione bio-nucleare.

Accusato e diffamato da parti politiche avverse al suo ruolo strategico; deluso da situazioni, incomprensioni e continue calunnie cui solo i tribunali hanno dato ragione; nel 2012, torna in Africa prima per combattere nel Sudan la “malaria cerebrale” e poi in Sierra Leone per fronteggiare il mostro del nostro secolo” l’Ebola.

Guido Bertolaso in campo contro Ebola

«Quando ho deciso di accettare la richiesta di Don Dante, direttore del Cuamm, di partire subito per la Sierra Leone – spiega Bertolaso – a dare una mano ai medici che lavorano nell’ospedale di Pujehun, sapevo che avrei dovuto superare la feroce e più che comprensibile obiezione di tutti, famiglia, parenti, amici vari e cari.

Tuttavia ci sono (almeno) due buone ragioni per essere qui, in Sierra Leone – aveva dichiarato Guido Bertolaso -. La prima riguarda un impegno che i medici si assumono quando prendono la laurea, si chiama giuramento di Ippocrate. Anche se non sono certo che tutti i colleghi lo conoscano e lo rispettino! Si tratta di un contratto che si stipula a vita, niente a che vedere con sindacati o ministeri. Riguarda la coscienza di ognuno e la volontà o capacità di sentirsi al servizio del prossimo, senza distinguo, senza comodi alibi».

Coronavirus come Ebola

E don Dante Carraro, in questo suo breve passo, ci fa capire meglio l’Ebola, di quanto sia subdolo e temibile questo virus e quanto la sua capacità di propagazione sia simile a quella del Coronavirus, anche se con superiore virulenza:
«Ebola è un’emergenza anche e soprattutto sociale, sociale perché per bloccare il contagio occorre individuare e isolare (a casa, non nei lazzaretti) i sospetti, le persone che possono aver avuto contatti con malati”.

L’esperienza con l’Ebola ha insegnato molto a Bertolaso, anche l’importanza dei “tracer” ovvero tracciatori, che in Africa sono deputati ad indagare e risalite a tutti i contatti avuti da ogni singolo contagiato.
Dice ancora Carraro: “Basta un caso sospetto non identificato, sfuggito e ti ritrovi il virus in casa senza saperlo e come un terrorista, ti uccide!”

Guido Bertolaso in campo contro il Coronavirus

Ora, finalmente, Guido Bertolaso è stato chiamato a dirigere in Lombardia l’emergenza ospedaliera e non solo, contro il Coronavirus.
Ora finalmente è stato chiamato un uomo abituato a lottare sul terreno contro certi mostri invisibili, un uomo d’esperienza, un uomo al di fuori da ogni ruolo politico, un uomo svincolato dalle mere logiche del consenso, un uomo capace di prendere decisioni al di là dell’opinione politica o popolare, un uomo insomma!

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