Coronavirus - la poesia in emergenza

Emergenza Poesia, la Primavera arriva in solitudine

Spunti poetici ai tempi del Coronavirus: Antonio Machado. La Primavera arriva in solitudine ma la sua “veste bianca fluttua nell’aria” a testimoniare la vita. La rubrica di Alessandra Prospero

Emergenza Poesia, la Primavera arriva in solitudine

Alla deserta piazza
conduce un labirinto di stradine.
Da un lato, la vecchia scura muraglia
di una chiesa in rovina;
da un altro, il bianchiccio muro di cinta
di un giardino di palme e cipressi;
di fronte a me la casa,
ed in essa la grata
davanti al vetro dove lieve sfuma
la sua figura dolce e sorridente.
Me ne andrò via. Non voglio
chiamarti alla finestra… Primavera
viene – la veste bianca
fluttua nell’aria della piazza morta -;
ecco, accende le rose
dei tuoi roseti… Desidero vederla…

Antonio Machado
Frammento tratto dalla raccolta “Soledades”, contenuto nella sezione dedicata alle “Rive del Duero”

Nell’articolo precedente abbiamo incontrato la mancanza e il bisogno dell’Altro, nell’istinto imprescindibile dell’incontro sotto forma di abbraccio. Con i versi del poeta Antonio Machado scopriamo ora la mancanza e il bisogno dell’Altro, laddove l’Altro è la terra, l’ambiente che ci circonda e in cui siamo liberi di esistere.
Per il poeta spagnolo la terra a cui fanno riferimento questi versi è quella andalusa e castigliana della raccolta “Soledades” (Solitudini): nella prima edizione, pubblicata nel 1902, troviamo il fervore lirico del giovane Machado.
Per noi aquilani la “piazza morta” a cui si accede tramite “un labirinto di stradine” ha un significato vivido e recente purtroppo, che si riaccende in questa nuova fase di stallo sociale. Come nella poesia di Machado, la nostra Primavera arriva in solitudine, ma la sua “veste bianca fluttua nell’aria” a testimoniare la vita.

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