8 marzo

Francesca Chiodi, libertà e perline colorate

La donna che non voleva essere di nessuno. La storia della cantante aquilana Francesca Chiodi.

Libertà e perline colorate
ecco quello che io ti darò
e la sensualità delle vite disperate
ecco il dono che io ti farò
(P. Conte)

La storia di Francesca Chiodi, la donna che non voleva essere di nessuno.

Da che il mondo è mondo, pare che ogni donna debba essere di qualcuno: madre di, figlia di, moglie di. Francesca Chiodi apparteneva a Francesca Chiodi, al limite a Paolina Giorgi, il suo alter ego nei café-chantant. E naturalmente è morta ammazzata. A questo punto la domanda sorge spontanea: che ha fatto per farsi ammazzare? Certo, se ti stuprano ti chiedono come sei vestita, se ti ammazzano, quale errore hai commesso per farti ammazzare. Perché comunque, in qualche modo, te la sei cercata.

La morte di Francesca Chiodi, sepolta nel Cimitero Monumentale dell’Aquila, è simile a quella di tante altre donne. Solo nel 2019, in Italia 75 sono state le vittime. Si chiamavano Stefania, Palma, Marisa, Maria Sestina, Angela, Ghizlan, Neda, Claudia, Norina, Donatella, Alessandra Immacolata, Fortuna, Rosalia Daniela, Roberta, Nicoletta, Hong, Romina, Loredana, Blessing Benedicta, Romina, Elvira, Alice, Eika, Imen, Carmen, Damia, Anna, Mileidy Verdial, Marianna, Elisa, Maria, Anna Maria, Gloria, Jolanda, Michela, Susanna, Maria Antonia, Roberta, Deborah, Ginevra, Maria Simonetta, Hui, Maria, Cinzia, Maria Aparecida, Adriana, Marisa, Atika, Eleonora, Elisa, Charlotte, Fatima, Celestina, Nina, Zinaida, Mihaela, Teresa, Valentina, Miriana, Giulia, Aliona, Samira, Filomena, Luminita, Giuseppina, Rosalba, Cinzia, Chiara, Barbara, Maria Luisa, Ana Maria, Luisa, Mara, Rosa ed Elisa. Tutte ammazzate per lo più da persone che avevano dentro casa, mariti, fidanzati, uomini violenti.

Della morte di Francesca Chiodi sappiamo quello che scrissero le cronache del tempo. Erano le 3 del pomeriggio di venerdì 13 gennaio 1911. Il luogo: Albaro, Genova. Due giovani, un uomo e una donna, conversano sotto un’arcata che affaccia sul mare: “Ad un tratto, – scriveva Il Secolo XIX il giorno successivo – con rapidità fulminea, il giovane estraeva di tasca una rivoltella e ne esplodeva tre colpi contro la compagna. Súbito la disgraziata stramazzò al suolo supina. Il sangue le usciva a fiotti da due ferite al collo e andava a raggrumarsi in lago attorno al corpo. L’assassino, colla faccia stravolta dalla follia, le lanciava un ultimo sguardo poi si allontanava di qualche passo come inorridito e si esplodeva un colpo di rivoltella al torace sinistro stramazzando a terra a sua volta”. Lui era Fermin Carrera, studente di 26 anni, proveniente da Buenos Aires e follemente invaghito di Paolina, nata all’Aquila 28 anni prima, con il nome di Francesca Chiodi. Niente di diverso dalle cronache di oggi, insomma. Ma se le morti si somigliano tutte, sono le vite a splendere ancora, seppure interrotte.

cimitero monumentale

Francesca Chiodi, la vita.

Francesca Chiodi nacque a L’Aquila il 28 gennaio 1883 da una famiglia di umili origini. Come donna di servizio lavava e cantava. Stirava e cantava. Puliva e cantava. Finché, come nelle favole, arrivò un giovane benestante che la volle con sé e la portò a Roma. Ma questa non è una favola e il ricco la prese come amante. Da lui ebbe un figlio che morì subito. La vita “da amante”, però, non bastava a Francesca. “Quando volle tentare l’arte della canzone […] – scrisse Il Messaggero nei giorni seguenti la sua morte – i suoi adoratori divennero legione in ogni città. E la bella abruzzese godette tutto il dolce della vita galante, godette tutta la gioia di vittorie senza numero, tutta l’ebrezza di un singolare plebiscito di ammirazione, al quale non negò il suo voto il divo Gabriele [cioè, d’Annunzio]”. Una “dolce vita” che Francesca, ormai divenuta la “sciantosa” Paolina Giorgi, si era conquistata prima che lo studente argentino, respinto più volte, la uccise con tre colpi di rivoltella.

Leggendo della sua vita, in molti avranno pensato, oggi 8 marzo 2020: “Se avesse continuato a stirare camice non sarebbe morta così”. È per questo che a oltre 100 anni di distanza la sua storia serve ancora.

Francesca Chiodi nella letteratura.

Il primo a inserire la figura di Paolina Giorgi in un romanzo fu Silvio Spaventa in Tre uomini e una farfalla, nel 1921. Negli anni 80 la sua figura tornò in Quel treno da Vienna di Corrado Augias. Poi racconti, poesie, tutte opere ispirate alla bella Paolina, la sciantosa che ha fatto innamorare ricchi e poveri, studenti e impresari. “Troppo bella” per resisterle. Un cliché che naturalmente funziona in un romanzo.

Nella vita, invece, Francesca Chiodi, nota alle cronache mondane come Paolina Giorgi, era solo una donna che non voleva essere di nessuno. Una cosa che nel 2020, come era nel 1911, non è ancora comprensibile ai più.

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