La decisione

Il Coronavirus chiude le assemblee di condominio

Il Coronavirus mette i lucchetti alle assemblee di condominio, se non possono essere rispettate determinate distanze. I dettagli.

Il Coronavirus mette il lucchetto anche alle riunioni e alle assemblee di condominio anche in Abruzzo che sono sospese fino al 3 aprile prossimo.

Lo rende noto Mauro Basile, presidente regionale abruzzese dell’Anaci.

Le assemblee di condominio vengono sospese per il Coronavirus dal momento che, come indicato anche dal decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri, non è possibile osservare la distanza interpersonale di un metro durante gli incontri.

Una procedura cautelativa importante per evitare la diffusione e il contagio del Coronavirus ma che andrà a creare comunque uno stallo soprattutto in un contesto come quello aquilano in cui ci sono non solo le riunioni di condominio ordinarie ma anche quelle dei consorzi ancora interessati per la ricostruzione post-sisma.

Quindi, tranne rarissimi casi e sempre dietro responsabilità dell’amministratore, le assemblee di condominio sono bloccate su tutto il territorio italiano.

Il Dpcm firmato il 4 marzo dal presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro della Salute parla chiaro:  all’articolo 1, lettera b), “sono sospese le manifestazioni e gli eventi di qualsiasi natura, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all’allegato 1, lettera d  e mantenere in ogni contatto sociale una distanza interpersonale di almeno un metro”.

È evidente che un’assemblea di condominio rientra in quest’ambito e che è difficile assicurare le distanze necessarie.

Vuol dire che intorno a ogni sedia occorre una cintura sanitaria di almeno un metro, quindi uno spazio minimo di 1,5 metri quadrati per condomino (uno spazio di ½ metro quadrato per la sedia e intorno una distanza di 1 metro da ciascun lato).

Praticamente, in una delle sale normalmente usate per le assemblee molto grandi, di circa 100 mq, ci possono stare circa 30 persone, in una sala di 50 mq, meno della metà; a questo si aggiunge il fatto che è impensabile in un contesto come quello di una riunione di condominio limitare i contatti tra le persone presenti.

Per quanto riguarda le urgenze comunque si possono utilizzare nel frattempo gli strumenti giuridici ad hoc per agire; innanzitutto l’amministrazione ordinaria non necessita di assembleegli atti conservativi delle parti comuni dell’edificio devono essere compiuti senza necessità di assemblea (articolo 1130 n. 4 del Codice civile).

Quali sono i riflessi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sulle assemblee condominiali?

Su quelle che si terranno dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta ufficiale e fino al fino al 3 aprile 2020 (art. 4 d.p.c.m.) sarà fondamentale rispettare la distanza di sicurezza di un metro. Non si tratta di nullità o annullabilità della delibera, ma di salute pubblica. Se i luoghi di riunione non consentono il rispetto della norma, l’assemblea dev’essere rinviata. L’attività è sospesa.

Quali i riflessi del “dpcm Coronavirus” sulla presentazione del rendiconto condominiale?

Ad oggi e fintanto che la validità delle disposizioni citate non supererà il 3 aprile 2020, nessuna. L’amministratore deve presentare il rendiconto entro il 180esimo giorno dalla chiusura dell’esercizio. Quindi, ad oggi nessun intralcio, almeno in teoria.

Un mese in questo periodo, per gli studi che gestiscono molti condomini non è un periodo breve. Non poter convocare assemblee potrebbe voler dire non riuscire ad adempiere in tempo.

È stata chiesta quindi una proroga del termine di cui all’art. 1130 n. 10 c.c. (i 180 giorni).

Va ricordato comunque che la norma specifica che l’amministratore deve “convocare l’assemblea per la relativa approvazione entro centottanta giorni” e non che l’assemblea debba tenersi entro questo termine.

leggi anche
movida centro
Attualita'
Coronavirus, Burioni: “Bisogna restare a casa”